Si è conclusa nelle scorse settimane la mostra personale dell’artista marcianisano Carlo Valerio tenutasi presso le sale del prestigioso Museo Campano di Capua (Caserta). Carlo Valerio in arte CIVAL, è conosciuto ed apprezzato per la sua personalità poliedrica con elevate doti artistiche che ha perfezionato con lo studio e l’approfondimento costante, arricchite sempre dall’estro vero del creativo. Al Museo Campano ha esposto la sua ricca produzione artistica nel campo della scultura in legno. Per l’occasione è stato realizzato un bellissimo catalogo che raccoglie poesie e ritratti fotografici delle sue opere. Scrive Don Giuseppe Centore, Presidente Culturale del Museo Campano scrive: “Solevano dire gli antichi pensatori omne trinum perfectum e cioè il numero tre è indice di perfezione. Orbene alla luce di questo proverbiale motto possiamo affermare che un artista raggiunge la massima compiutezza e la più felice espressività del suo genio inventivo allorché mostra di possedere e disporre di tre doti: una naturale istintiva propensione ad assimilare quanto è contrassegnato dallo stigma della bellezza, quali che siano le diversificate forme artistiche che le danno visibile espressività: poesia, musica, arti plastiche, pittura, cinematografia. Una prensile capacità di appropriarsi di tutto quanto può aiutarlo ad attuare le sue potenzialità creatrici a dare corpo e vita ai fantasmi che agitano la sua immaginazione e quelle idee che affiorano alla sua mente, emozioni che fanno vibrare la sua sensibilità, infine una esercitata e progressivamente migliorata padronanza degli strumenti che impiega per dare forma alla materia che tratta. Orbene mi pare che a specchio di tali presupposti Carlo Valerio sia esempio luminoso e persuasivo di un artista che fin dagli esordi della sua carriera, prima in qualità di apprendista e poi di sperimentatore in proprio, attraverso lo studio dei capolavori della scultura e pittura di ogni tempo e luogo, stia mettendo a frutto i molteplici talenti di cui si è ritrovato provveduto, si può dire che abbia con le sue opere toccato un livello qualitativo di alto prestigio. Il bello è ciò che visto piace, per convincerci della verità di quanto asserisco, lasciamo che il nostro sguardo indugi carezzevole e ammirato su quante sculture questo catalogo include e propone. Espressioni non di bravura imitativa ma di originale estro ispirativo. E se resta valido l’aforisma aureo di Pitagora: “in ogni cosa il meglio è la misura” lequilibrio, la proporzione, l’armonia costituiscono il comune denominatore di questi manufatti che non ci si stanca di contemplare, giacché a rimirarli sono fonte di sempre nuovo godimento estetico ed emozionale”.
Carlo Valerio CIVAL. Nato, il 19 agosto 1939, da Giulio e Veneranda Fedele; lui sacrestano e ciabattino, lei tuttofare. Vive ed opera a Marcianise, in Via Monfalcone, 8. Autodidatta. Da 12 anni a 17 venne affidato alla Casa di Rieducazione per minorenni di Eboli dove ha frequentato, in 2, i quattro anni “accelerati” di Elementari e avviato al mestiere di fabbroferraio e all’arte del Canto e Recitazione. Con la Compagnia Interna ha partecipato al 2° “Festival dei Ragazzi” di Trieste, ottenendo il 1° Premio. Fu in quell’occasione che visitò il “Sacrario” di Redipuglia (GO). Trasferito a Volterra (PI), col diploma di 5a elementare ha terminato gli studi. Ma, con la presenza dell’alabastro in zona, ha avuto la possibilità di scoprire la passione per la scultura, essendoci nell’istituto, dei concorsi liberi (senza corso) dedicati alle Stagioni, dal Natale… al Presepio. Ha composto un alfabeto personale “antiplagio”, trasformato, poi, in 1.150 sillabe: “Sillabèto”. Trasferitosi, dopo un anno, a Napoli, passò, per ragioni di salute, dall’officina alla sartoria, scrive qualche poesia e scrive una canzone in vernacolo (testo e musica) dedicata a Nisida, l’isoletta che l’ha ospitato: «A ros”e Napule» (senza aver studiato musica). Nel ‘55, muore il padre all’età di 57 anni. Tornato a casa, nel ‘56, lo accetta un sarto che, nel vederlo scolpire, con la punta dell’ago, dei “cammei” su residui di gesso per stoffa, prega suo fratello, intagliatore in legno, di prenderlo in prova nella sua bottega; costui lo accetta osservando, però, la sua “anzianità”: 18 anni, troppi per iniziare. Ma dopo circa tre mesi svanirono i suoi dubbi. Purtroppo, dopo 2 anni, per scarsità di lavoro, gli consiglia di tentare a Napoli, dove, passando da una bottega all’altra, trova finalmente un intagliatore che ospitava un liutaio, sfollato per incendio; trovando lavoro come intagliatore e scolpiva volute sulle cordiere degli strumenti ad arco. […]. Nel’62, militare, recluta ad Albenga (SV) e radiofonista a Cervignano del Friuli (UD). Per pagarsi qualche film in città, decorava con china, scrivendo in carattere gotico, su pergamena-ricordo per i commilitoni. Nel ‘63 muore, all’età di 58 anni, la madre; dopo 2 mesi dello stesso anno, torna a casa da civile. Nel ’64 ha sposato una tessitrice. Nel ’67 ha provato ad aprire una bottega d’intaglio per mobili a Caserta e, capitato vicino ad una galleria d’esposizione, gli viene la voglia di fare una scultura “lontana dal classico”: “Il bacio della morte”; nasce così la “Scuola Valerio”, come un critico d’arte di Roma definirà in Campidoglio il “suo stile”. Nello stesso anno riceve il 2° premio al Concorso Provinciale Presepio di Caserta. A settembre dell’81 debutta con una “personale” a Marcianise. Aprile dell’82, 1° Premio di scultura a Napoli; a maggio dello stesso, “personale” nella Reggia di Caserta. Qualche anno dopo, “personale” nel Palazzo della Cultura di Marcianise per l’inaugurazione dello stesso. Nell’85 “personale” al “Circolo dei Forestieri” di Caserta Vecchia. Nel 1990 e ‘91, in Campidoglio per i premi “Gli allori del Palatino” e “Praeclarus”. Nel ‘91, a Marcianise, 1° Premio per la “fotografia” e premio Rassegna musicale ai “marcianisani illustri” Dal ‘93 “Accademico di merito” dell’Accademia Internazionale de’ «I Cinquecento»; stesso anno iscritto alla S.I.A.E. per la tutela di produzioni letterarie e musicali. 1994: la foto de’“La pietà dei balsami” nel catalogo de’ «i Cinquecento», donato dall’Accademia a Giovanni Paolo II. 1995, Premio con “Menzione di Merito” per la “Narrativa” a Pomigliano d’Arco. 1996: attestato di Benemerenza per la poesia a Napoli. 1997: la poesia “Redipuglia” premiata con “soggiorno in zona” e medaglia di Merito. A novembre del ’99, sulla Gazzetta di Caserta, l’annuncio dell’«Ave Maria del Giubileo», da lui musicata, con Approvazione Ecclesiastica (gennaio 2001). Ha composto musiche e parole per brani sacri, profani, popolari. Nel 2006, editato Il Dizionario Marcianisano «A Marcianise e p”o cuntuorno». 2021, 9 poesie nel libro di Rosario Vetrella «La poesia sospesa» e in un altro libro dello stesso autore, 3 saggi di 3 pagg. l’uno.