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Residuale | di Antonio Del Santo

DELEUZE, filosofo contemporaneo, morto suicida in Francia nel 1995, creò il concetto di “esausto” traendo spunto dai personaggi di opere di SAMUEL BECKETT: i dannati.

“L’esausto’’: si è stanchi di qualcosa, si è esausti di niente. 

Il senso esauriente-esaustivo-esaurito-sfinente-sfinito-estinto-dissipato-dissolto anche se non dissimile dall’esausto ha però un percorso diverso nella quotidianità.

L’esausto muore seduto, lo stanco sdraiato.                                                                                                                                      

Prendendo spunto da una notizia riportata dai mass media, si scopre che in termini statistici politico-socio economici, esistono 9 milioni e 800 mila personaggi, individui, esseri umani, tra esodati, termine coniato in Italia secondo una nuova legge sulle pensioni, cassintegrati, perdenti lavori secondo una nuova legge o progetto di lavoro. La cosa più preoccupante è che tra questi c’è un’alta percentuale di non richiedenti lavoro. Come definirli?  “X”, incognita, oppure concettualmente “RESIDUALE”.   Ci si chiede se la modernizzazione che pure sarà transitoria, non abbia arrecato più danni alla cultura che all’economia.                                                                                       

A nessuno sarà sfuggito che la pandemia “Covid 19” corra più della scienza. Qui vale la pena parlare di “Episteme” che etimologicamente significa discorso intorno alla teoria del conoscere. Tuttavia il significato dominante è quello di indagare intorno al linguaggio delle scienze positive: biologia, virologia e quant’altro per salvare una vita umana. Si tratta di un approfondimento della fondamentale conquista dell’Episteme Galileiana; della supremazia e autonomia delle scienze positive.   

Però dopo affermato ciò subentra il timore di una estraneità eccessiva tra scienza e filosofia, psichiatria eccetera, col rischio che la scienza si trovi smarrita non riuscendo ad affrontare adeguatamente l’intero ciclo della vita spirituale.

Il corsivo a pag 121 “VULNERABILI” di Paolo Crepet: cosa abbiamo imparato dal virus e quale futuro ci attende?

“E, negli ultimi decenni si era quasi convinto di essere riuscito, credendo che tutto fosse nelle sue possibilità, che tecnologia e scienza alleate avrebbero combattuto le malattie più gravi facendolo campare più di cent’anni, che la fame   avrebbe interessato una popolazione sempre più “RESIDUALE” del pianeta. Gradualmente, si era consolidata nell’uomo una idea illusoria e malsana: l’onnipotenza”.

Siamo tutti Italiani, siamo tutti Americani, siamo tutti Europei in caso di bisogno: calamità naturali, calamità economiche, calamità per malattie sembrerebbero non guaribili. Si può essere niente di tutto ciò, si può essere esausti e residuali.

Questi individui giocano con il possibile senza attuarlo, hanno troppo da fare con un possibile sempre più ristretto per preoccuparsi di quel che può accadere. Il senso della vita è commedia e tragedia, e oltrepassare questi confini significa donare leggerezza alla miseria, e la capacità di rendere il nulla allegro. Un essere che pensa crea, un essere che non pensa copia.

Si può essere spirito libero anche se poi per nascita si appartiene al proprio paese, alla propria comunità; comunque si può essere nomade nel mondo. Ci si può chiedere se un essere umano necessariamente debba essere un suicidato della società? Certo si può rendere il nulla qualcosa che è “L’allegria del non luogo dove tutte le figure interagiscono tra di loro armoniosamente”.

Tuttavia a coloro che hanno il compito di rendere l’umanità meno diseguale, meno povera e progettare un mondo non migliore di questo, ma diverso.

La smettano di blaterare e sventolare bandiere di una sicura salvezza.

Citazione di un cattivo maestro “Bisogna parlare solo quando non è lecito tacere e di cose superate, altrimenti tutto ciò che si dice è un inutile chiacchiericcio”.

Che fare?

Antonio Del Santo                                                                                                                                                

Per approfondimenti:
[1] Gilles Deleuze “L’esausto”
[2] Paolo Crepet “Vulnerabili”
[3] Emanuele Severino “Intorno al senso del nulla”

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