Per mio nonno, ma soprattutto per mio padre, esistevano solamente due categorie di uomini: i “faticatori” e gli “sfaticati”, ed in base a questa classificazione pesava la serietà delle persone. Alla prima categoria appartenevano quelli che si ammazzavano di fatica, quelli che dopo aver dedicato buona parte della giornata al lavoro ordinario, quello ufficiale, tornavano a casa e cominciavano da capo. La giornata finiva quando il giorno volgeva al tramonto, ed anche oltre, quando l’assenza della luce solare impediva loro di continuare a dedicarsi alle faccende domestiche. Si trattava di gente umile che dedicava l’intera propria esistenza a costruire un futuro solido per se stessi e garantire il benessere alla propria famiglia, a partire dai figli. Persone fin da piccole abituate a travagliare, ad imparare più di un mestiere in grado di dar loro una possibilità in più, qualora le vicende della vita ne avessero presentato la necessità. Va da sé che per miei avi i “faticatori” erano persone oneste ed abituate a lavorare anche più del dovuto pur di campare secondo le regole del vivere civile. Uomini e donne che godevano del rispetto della comunità, autorevoli, leali e al di sopra di ogni sospetto.
Alla categoria degli “sfaticati”, invece, appartenevano tutti coloro che amavano vivere alla giornata senza troppo preoccuparsi del proprio futuro, né di quello della loro eventuale famiglia. Persone che da ragazzi preferivano perder tempo fuori ai bar o come si diceva all’epoca ad “ammaccare le vasule”. Non avendo studiato né imparato alcun mestiere, si presentavano in tarda età al mercato del lavoro come semplici manovali senza né arte né parte oppure ad elemosinare uno stipendio al potente di turno. Questo modo irresponsabile di affrontare la vita si rifletteva poi anche sui figli che ereditavano la trasandatezza dei loro genitori aggravando ancor più la propria condizione esistenziale. E’ inutile dire che essere etichettato come uno “sfaticato” significava essere messo al bando della società perché considerato alla stregua di un delinquente. Anzi il confine era considerato così labile che sfaticato era usato come sinonimo addirittura di ladro.
Per mio nonno, e per la civiltà contadina in cui affondava la sua educazione, la disoccupazione non esisteva e qualora la fame diventava davvero nera, come accadde prima e dopo le due guerre mondiali, allora si riempiva la valigia di cartone con quattro panni e si partiva a cercar lavoro alla volta dell’America, dell’Australia, dell’Argentina, della Svizzera, della Germania, del Belgio o della Gran Bretagna. La dignità dell’uomo veniva per prima e gli anziani erano considerati dei saggi a cui è dovuto il massimo del rispetto. Se un bimbo o un ragazzo si comportava male, un adulto, anche se sconosciuto, si sentiva in dovere di redarguirlo ed il genitore eventualmente accondiscendeva e ne rafforzava l’ammonimento.
Oggi la scala di valori sociali si è perfettamente rovesciata. Quelli che erano definiti “faticatori” sono etichettati come “fessi” e gli “sfaticati” si chiamano “buoni”. Questi ultimi sono il modello a cui si propende sin dall’infanzia e a loro si insegna ad ottenere il massimo risultato facendo il minimo sforzo. Il successo a tutti i costi è visto come massima aspirazione ed il suo raggiungimento può passare anche a discapito del benessere degli altri. I “buoni” sono quelli che raggiungono fama e ricchezza anche se calpestano la dignità degli altri, i “fessi”. Inutile parlare degli anziani, considerati come degli interdetti o tuttalpiù delle inutilità sociali.
Rimpiangere un assetto sociale come quello del recente passato non significa affatto rifiutare il progresso. Una società che si evolve deve propendere verso il miglioramento generale dello status quo a partire dalla sua stessa organizzazione. Il progresso ed il conseguente benessere economico attuale non può giustificare lo scompaginamento del sistema di valori e la cancellazione di un equilibrio sociale che presentava elementi di evoluzione in molte parti assimilabili a diverse società emancipate del Nord Europa. Un sistema di controllo sociale e di rispetto dell’individuo che per affinarsi aveva dovuto fare i conti con secoli e secoli di perfezionamento e che la società moderna ha spazzato via drammaticamente.
Rimarrebbe confuso mio nonno se si trovasse a vivere nell’odierna realtà e confesso che anch’io mi sento spesso disorientato. Una volta sarei stato disposto a fare pazzie pur di difendere la mia idealità, oggi mi accontento di mantenere la barra dritta e navigare zigzagando nella quotidiana tempesta delle mediocrità. Quando fortunosamente ho il piacere di incontrare persone serie e leali mi ci attacco morbosamente cercando di conquistare e meritare la loro amicizia. Non sono rassegnato perché di indole sono ottimista e rifiuto il catastrofismo perché sono stato abituato sin da piccolo a lottare. Sono convinto che niente sia definitivo e ciò che oggi ci appare come una logica risolutiva ed inevitabile può essere improvvisamente e clamorosamente ribaltato. La disonestà, il pressapochismo, la mediocrità, la furbizia sono contagiosi al pari dell’onestà, la lealtà e la coscienziosità. Basta crederci e non arrendersi, mai.
Alessandro Tartaglione – http://www.facebook.com/a.tartaglione
Giusto. Non arrendersi mai. Tenere la barra. Tramandare il senso civico affidatoci dai nostri vecchi.
Ma ecco, all’improvviso (?), spuntano dappertutto (non solo a L’Aquila) squallide consorterie di furbetti.
Cosa potremo dire ai nostri figli quando ci chiederanno una bicicletta che forse non potremo comprare? O i soldi per fare l’esperienza del McDonalds?
Non arrendersi e tenere dritta la barra della civiltà e delle regole basilari della vita civile, e tramandare l’insegnamento. E’ vero.
Ma quanti anni di galera dovremmo sperare che diano a chi bara e scompagina le regole fondamentali di una società di persone?
Forse, almeno per una volta nella vita, il carcere dovrebbe punire e non solo rieducare: il “mafioso” è certo al 100% di essere stato perfettamente educato e non accetta altri insegnamenti: il successo e l’arricchimento smisurato sono per lui di costante conforto.
Mi sorprende sapere che anche altri giovani marcianisani sono cresciuti con le stesse regole a me date.
Bisogna unirsi, informare e formare , non c’è altro da fare.
Un saluto da chi sta al mare.
Hai ragione caro solo occhi, ma queste persone preferiscono stare lontano dalle luci della ribalta !!! Low profile, lavoro e famiglia. Ma adesso godiamoci il mare.
Caro Sandro, la tua é una bella fotografia del tempo passato e di quello presente. A voler ricorrere a termini medici, direi che é una buona diagnosi. Il medico, però, non può limitarsi alla diagnosi, ma deve scovare nella eziologia e poi arrivare alla diagnosi.
Perchè la perdita dei vecchi valori? Quali colpe hA LA POLITICA, COMPLESSIVAMENTE? Come se non bastassero i partiti, ci si é messo anche il berlusconesimo imperante con il suo edonismo.
Che fare? Lenin é morto!
Stammi bene.
Si è vero, i nonni hanno sempre avuto un profilo basso ed hanno sempre pensato al lavoro ed alla famiglia.
Ma i miei cari nonni hanno lavorato per garantire ai figli una vita più agiata della loro ed un’istruzione migliore per i loro nipoti affinché migliorassero le condizione familiari e della comunità (concetto a loro caro), quindi non credo sia contro i loro valori (quindi i miei) mettere a profitto civico il nostro impegno.
non potevamo astenerci dal commentare questo altro bello spunto filosofico di alessandro tartaglione ( che meriterebbe molto più delle 220 letture). uno che, pur ascrivendosi alla sinistra, non fa di certo mancare il suo pensiero che è l’opposto del cool, del blairismo, dei sinceri democrat. un pensiero che si avvicina più a quello nostro che alla maggioranza cool, alla Blair : pensiero conservatore.
il suo, come il nostro, lo sta portando avanti, alla grande e in grande scala, il grande david cameron di inghilterra. si chiama “big society”, ha fatto e contiunua a fare appello a noi. ai “piccoli battaglioni” ( ma noi siamo comunque grandi per numero di adepti) che il nostro filosofo edmund burke considerava essenziali per la società civile.
basta con il cattocomunismo, l’assistenzialismo, il welfare state. non ce lo possiamo più permettere. quell’agiatezza con i presupposti di ricchezza che fanno vivere da nababbi gli “sfaticati”, i fannulloni, ve lo potete scordare. un ritorno al passato, ecco ciò che ci vuole. un passato in cui lo Stato non era ancora diventato potente come è oggi, in cui chi voleva prepararsi agli inevitabili problemi della vita, come il nonno di alessandro e i nostri padri( abbiamo ricevuto una bella educazione, è vero, siamo fortunati),facevano conto su loro stessi e sugli altri più che sullo Stato.
pochi, compresi i sinistrorsi a cui fa oggi difetto la conoscenza storica, sanno che le radici di questo nuovo movimento di cui siamo da sempre i propugnatori, affondano nel movimento operaio, tanto caro ai comunisti di una volta. allora, infatti, i lavoratori e le lavoratrici creavano per proprio conto non solo i sindacati, ma anche ” società di mutuo soccorso” ( a cui somigliano molto, almeno nelle intenzioni di un commercio equo e solidale, oggi, i gruppi di acquisto solidali, i gas) a cui ogni settimana od ogni mese versavano piccole somme da cui attingere in caso di necessità.
non ci resta che concludere, petto in fuori ed inno nazionale sparato a tutto volume, con degli evviva in numero di tre( numero perfetto):
w alessandro e la sinistra non conformista, più tradizionalista, conservatrice che cool o radical chic !!! w cameron il conservatore che noi abbiamo contributo a far eleggere suggerendogli la nostra rivoluzione conservatrice !!! w msd, l’unica grande e degna erede del msi !!!!
ci sembra opportuno dare qualche chiarimento e fare esemplificazioni nel solco della nostra tradizione, nell’ottica dei “piccoli battaglioni” al servizio della comunità.
la “big society” a cui fanno riferimento i conservatori,è una società in cui ciascuno si prende la responsabilità di lavorare per il Paese, senza aspettare che dai governi, da quello comunale al centrale, venga tutto.
un’amplificazione in chiave moderna del ” faticatore” dettata dall’orgoglio, dalle radici storiche, dall’identità di appartenenza.
quello che può ancora salvare la “vera” marcianise che non è quella “cool” degli outlet o dei centri campania con i loro spettacoli a gratis, che “rubano”, appoggiati dai genitori( che vogliono pagare così il debito di affetto con il denaro ) e dai messaggi pubblicitari, soldi, parole, e finanche i corpi delle nostre fervide aurore,fornendo loro delle uniformi,facendoli diventare pubblicità viventi, come i manichini di plastica dei negozi.
provate ad ascoltarli i fighetti, i campari a gin, gli “ammaccavasule” di oggi.pochi sono ancora capaci di far perdere la marca per nominare i loro oggetti familiari, scarpe, zaini,penne, maglie, giacche a vento, lettori cd, auricolari, telefonini, occhiali.
resta inteso, e con questo concludiamo, che molta responsabilità, in tutto ciò, considerato che l’istruzione, rispetto ai tempi del nonno di alessandro, da familiare, patriarcale che era è diventata di massa, ce l’hanno le scuole dei pedagogisti democratici, evidentemente poco in grado, poco in sintonia con i genitori e poco interessate, soprattutto, alle materie, ( ma molto di più ai progetti extracurricolari) di far resuscitare nei nostri pargoli ( soprattutto negli studenti peggiori, con i migliori, è molto semplice, saremmo in grado pure noi di farlo pur non avendone le competenze ) l’io filosofico, l’io storico, l’io matematico, gli unici capaci di sfidare ( e vincere) sul consumismo di massa in regime di sfaticataggine.
Salve a tutti . Premesso che mi definisco una studentessa leccornia, una “faticatrice”, quella che capisce al volo, che dà sempre la risposta giusta, e spesso con senso dell’umorismo, insomma tutto tranne che ammaccavasule,in questo discorso manca il punto di vista proprio dei giovani. Immagino che chi si nasconde dietro i nick abbia passato l’età dell’adolescenza offrendo una rappresentazione alquanto idealizzata dei giovani. Ci si scorda che siamo figli dei figli della pubblicità, che il bambino cliente è sempre esistito e che Marcianise è un deserto urbano, una città dormitorio in cui non c’è niente di vivo su cui posare lo sguardo se non quelli enormi pubblicità che reclamizzano oggetti.
Cos’altro si offre alla maggioranza dei giovani ( io mi ritengo,lo ripeto, fortunatissima, sono nata con la sete di conoscenza ) se non la tentazione di esistere in quanto immagini, destinati come sono alla disoccupazione? Dove sta il lavoro ? Su cosa possono basarsi e ricostituirsi se non sul gioco delle apparenze ? Questo è quello che vuole la nostra società che trova le famiglie pronte a cedere: vestire i giovani di apparenza, soddisfare il perenne desiderio di fotogenia.
Come possono la scuola e, aggiungo, la mia chiesa fronteggiare tale rivale?
Pensate per davvero che bastino professori che padroneggiano le loro materie (anche se, bisogna ammetterlo, la padronanza della disciplina può far molto ) e che mettono nelle mani dei giovani i ” Pensieri” di Pascal, il “Discorso sul metodo” di Descartes, la “Critica della ragion pura”, i vangeli,per far meglio nella vita ? Due o tre ore di filosofia qua, due o tre ore di matematica là, un’ora di catechismo o di religione per uscire da questo immenso ipermercato?
Condivido l’immagine tratteggiata da Alessandro: un passato fatto di lavoro, spirito di rinuncia e sacrificio!
I nostri cari uscivano da una guerra che li aveva privati di tutto!
Chi aveva conservato dei risparmi s’è ritrovato con un pugno di sabbia tra le mani, vista la svalutazione delle lira, altri han visto crollare le proprie case, altri ancora(la massa) s’è ritrovata piu’ povera di prima.
E’ iniziata la ricostruzione dal nulla piu’ assoluto, tutti han dovuto inforcare gli arnesi del ” mestiere” per ricominciare a vivere.
Oggi tutto si ottiene senza tanti sforzi, talvolta si soddisfano anche i desideri inespressi dei figli per immotivate “paure” di fragilità che,si è soliti attribuire ai nostri giovani.
Noi adulti dovremmo sempre cercare di dare valore e senso anche alle piccole cose, di donare dopo aver ricevuto dai figli segnali e conferme d’un impegno serio, pari a quello dato dai genitori.
Credo che l’esempio sia la chiave di volta d’una pratica educativa che miri a ridare valore e significato profondo a ciò che siamo o meno in grado di procurarci con lo studio, il lavoro, anche grazie a qualche, (talvolta)tante rinunce per il soddisfacimento d’un desiderio.
Purtroppo a molti ragazzi manca proprio l’esercizio al desiderio, alla programmazione, alla scansione nel tempo della soddisfazione d’un “bisogno” che molto spesso si rivela,poi, di scarso valore esistenziale.
Ma gli stimoli dei media hanno la capacità di trasformare questi pseudo bisogni in esigenze irrinunciabili, la cui mancata soddisfazione provocherebbe serie conseguenze ai nostri ragazzi.
Ed ecco che le giornate di molti giovani trascorrono tra il soddisfacimento di svariati “bisogni”, nella vana ricerca d’una felicità fatta di “cose”!
Sono dalla parte dei giovani,non hanno colpa di questo vuoto d’anima riempito di beni matariali che li lasciano ancora piu’ soli.
Caro Alessandro, i nostri giovani non possono essere paragonati ai nostri nonni!
Altre le esperienze, altra la storia…
E non parlerei tanto di faticatori e sfaticati…
Talvolta si preferisce passare per sfaticati piuttosto che per delusi, insoddisfatti, sconfitti nei propri sogni, nelle passioni d’ una vita che noi adulti, non siamo stati capaci di “aiutare” a realizzare!
Cordialmente
Franca
e no che non bastano. così come non servirebbe a niente resuscitare il Lenin e i suoi seguaci tanto cari all’albertone (il comunismo, con i suoi regimi totalitari ha fatto tanti danni, tanti quanti ne ha fatti il fascismo). ma non puoi negare cara alunna impertinente( ma il “cattolico” ti fa onore, in questi tempi di scientismo) che quanto più i professori sanno, più comunicano il desiderio stesso del sapere . insegnanti che non devono cadere nell’errore dell’idealizzazione come tu giustamente sottolinei, e che non riducono i loro allievi ad una massa indistinta e priva di consistenza e che li lascia al loro destino di consumatori ritenendoli sempre meno degni del loro insegnamento.
una soluzione, uno scavare nella eziologia, noi l’abbiamo tentata.la politica,quelli che ci governano, una volta tanto, non c’entrano ( o perlomeno sono espressione della società a cui apparteniamo) o c’entrano, in meglio, se ci riferiamo a silvio e/o a david cameron. e a proposito, basta prendersela col berlusconismo. silvio eccelle proprio in quanto “faticatore” instancabile, dà l’esempio, ha uno spirito pragmatico che era( ed è) praticamente assente nella fauna dei politicanti e nella flora dei partiti. ed ha evitato alla patria il buio dei governi dei discendenti di Lenin e Stalin, immergersi nei quali era diventato un rischio che, allora, ai tempi della famosa ” macchina da guerra” di Occhetto, si faceva sempre più concreto.
la vostra memoria è così corta da aver dimenticato quel melting pot che includeva Mastella e Luxuria, Di Pietro e Diliberto, Pecoraro Scanio e Prodi.
w la fatica!!! w il pragmatismo !!! w il ponte sullo stretto di Messina ( la cui costruzione incentiverà i giovani ad abbondanare le vasule)!!! w le centrali nucleari !!! w la separazione delle carriere nella magistratura!!!
ma qui ce lo scordiamo che non è possibile nessun discorso se non si spezza il cerchio malefico della dittatura in cui siamo finiti grazie ad una percentuale di uomini politici,sia di destra di centro o di sinistra,che ha fatto e fa affari con la camorra e cioè cedere appalti in cambio di voti.Lo abbiamo visto quello che è successo con i consorzi sui rifiuti no? Lo stesso discorso si estende in qualsiasi ambito su piccola come su larga scala e il gioco è fatto.Certo è che proprio non vogliamo renderci conto di quello che abbiamo intorno continuando a fare il tifo come sempre per questo o quell’altro mentre invece dovremmo scegliere sulla base di un’autentica etica politica.
Quel “Silvio infaticabile lavoratore” mi ricorda molto da vicino “Il Duce lavora per noi”.
Uffà.
Qualcuno può descrivere un percorso da seguire e da far seguire,
per uscire da questa società gelatinosa e grigia ?
i problemi sono + o – noti, ma quali le soluzioni?
non ce l’aspettiamo certo da voi, i percorsi per uscire da questa società, considerato che avete solo occhi. nè si può pretenderli dal ritorno dei seguaci di Lenin . piuttosto,cause e soluzione vengono ben indicate dalla sempre egregia assuntafranca ( meritevole di minuscola anche per la sua poesia). e noi, piccolo plotone di edmund burke, rimarchiamo il quanto indicato dalla poetessa : il cedere a ogni desiderio. il figlio, oggi, è desiderato e la sua nascita scava nei genitori un debito senza fine. desiderare il figlio significa amare i suoi desideri di oggetti fino al desiderio estremo di non voler far niente ed essere sfaticato, fannullone. un fannullone che poco sopporta i giudizi pieni di rimprovero degli adulti qualora gli si consente di chiudersi a chiave nella sua camera, nel suo regno. se lo si fa chattare fino all’alba dandogli la sensazione di comunicare con la terra intera.d’altra parte, le sue sfide contro gli eserciti virtuali non gli offrono una vita piena di emozioni, di fatiche ? la sua tastiera non gli promette forse l’accesso a tutte le conoscenze sollecitate dai suoi desideri?
la differenza tra ieri e oggi è proprio questa . siamo stati bambini desiderati, nel passato? amati si, nella maniera dei nonni di alessandro, ma desiderati? tornare ad amare, come a quei tempi, piuttosto che desiderare, risolverebbe molti problemi.
e in più lo dice anche silvio: l’amore vince sempre.
per solo occhi:intanto dobbiamo smetterla di essere tutti quanti più o meno opportunisti quando si va a votare,poi smetterla di continuare ad avere atteggiamenti(purtroppo se la camorra è così radicata una ragione ci dovrà pur essere)di ammirazione nei confronti di questa gente,sarebbe ora che iniziassimo a ridicolizzarli invece.questi i primi passi da fare.
“ah sceeeeeeeeeeeemmm!”…..noto detto marcianisano, con cui si apostrofa colui che ‘imbelle’! cordialità post-ferragostiane!
più che delle cordialità,attendiamo chiarimenti sui vostri linguaggi.in mancanza d’altro, ovvero di una qualsivoglia soluzione ai problemi segnalati dall’egregio alessandro. in un altro spazio, addirittura, a firma vostra, caro Peter Corteus( l’America di Obama ci ha fatto belli, abbiamo imparato persino l’odiatissimo inglese, indispensabile per studiare il nostro grande conservatore david cameron ), uscì qualcosa che assomigliava a un nitrito , ora ve ne uscite invece con un detto marcianisano. noi amiamo i detti, i proverbi, così come amiamo gli animali, i cavalli, nello specifico, ma vorremmo che si rispondesse più a tema così come molte volte ci è stato richiesto( solo a noi, in verità) . e noi lo abbiamo fatto senza per questo ricorrere a detti o a nitriti. a meno che non state usando un linguaggio criptico sconosciuto anche ai nostri servizi della X taglia . fatto sta che ci troviamo, nostro malgrado, a segnalare un altro caso di doppiopesismo.
Sì, é vero l’amore di Silvio é grande, ma…per i soldi!
“marcianise s’è desta”, impara a leggere la bilancia. =)
‘…Tu si’ tutto scemo nun capisce quasi niente invece d’essere cuntento ca si’ nato baccalà….’ (testo ‘Baccalà’ di Pino Daniele) http://www.youtube.com/watch?v=QwamVivHZYE
non è certo l’espressione sonora e artistica più alta di Pinuccio, ma c’azzecca tanto ! Cordialità……
già. imparare a leggere la bilancia. ma non è a noi che dovete rivolgervi. avete sbagliato palazzo. noi li abbiamo in proprietà, finanche a montecarlo, e non siamo parenti nè cognati di politici.
tornando a bomba sull’argomento, a leggere bene la bilancia , caro buon diciassettenne qualsiasi che non avete il coraggio di firmarvi ed uscire dalla massa anonima ( non temete per i nostri dossier), dovrebbero essere gli eredi dei vostri amici giacobini che, facendo propria La volontà del popolo, espressa nei famosi Cahiers de doléances, erano per l’eliminazione dei « due pesi e due misure », quelle dei nobili e quelle del popolo.
e non sembra che abbiano fatto tesoro di tutto ciò. oggi, a distanza di secoli, a parti invertite, adottano un peso per i nobili ( noi), diffamandoci, ricorrendo alle offese( anche se non pensiamo ci possa essere per davvero il nomen omen Gentile, dietro quelle offese fuori tema), andando spesso fuori tema( una perorogativa che a noi costò il soprannome oltreoceanico di trolls),o per essere alla moda, come un loro compagno, “off topic”.
e come potete costatare, nessun richiamo per loro nè tantomeno una censura da parte dei loro amici o compagni che dir si voglia.
w monge!!! w borda !!!w coulomb !!! w lavoisier !!! w legendre e tutti gli altri illustri membri della commissione pesi e misure che decisero di creare un sistema di misura valido “per tutti gli uomini e in ogni tempo”, secondo le parole di condorcet. w condorcet!!!
caro MSD ti riprendo dopo lungo tempo: firmati pure tu, perbacco, prima di bacchettare un ‘minorenne’! E poi ti dedico pure Pino Daniele, che vuoi più dalla vita ….un ‘caimano’? Cordialità pre-crocifisso….