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Jabil, si torna in fabbrica ma oltre 200 lavoratori rischiano il licenziamento

Sale la tensione allo stabilimento Jabil di Marcianise (Caserta), dove oltre duecento dipendenti rischiano di essere licenziati entro pochi giorni; la deadline è il 25 maggio, quando scadrà la cassa integrazione ottenuta a causa dell’emergenza Coronavirus, e l’azienda, che non sembra intenzionata a chiedere la proroga dell’ammortizzatore di altre nove settimane, sarà libera di inviare a 224 lavoratori la lettera di licenziamento, concludendo così la procedura avviata nel giugno dello scorso anno. Tra i lavoratori si respira rabbia e delusione per “le promesse fatte e non mantenute, per le cabine di regia che non hanno prodotto alcun risultato, per la politica locale e nazionale assente”, per il diverso trattamento ricevuto rispetto alla vertenza Whirlpool, vicina geograficamente e molto simile, perché concernente una multinazionale americana che, a dispetto di accordi di rilancio, decide di andarsene o tagliare drasticamente il personale. “In 11 mesi – fa notare un lavoratore – al tavolo aperto al Mise sulla Jabil, non si sono mai seduti né i vertici del Ministero, Ministro o Viceministro, né quelli dei sindacati confederali, al contrario di quanto accaduto per la vertenza Whirlpool. Sembra che la vertenza Jabil non preoccupi il Ministero dello sviluppo economico. Mentre dalla Regione, nonostante le molte promesse fatte in assemblea in fabbrica, nessun contributo concreto è stato registrato”. Un ultimo tentativo di allungare i tempi dei licenziamenti verrà fatto martedì 19 maggio nel corso di una riunione – ovviamente in videoconferenza – presso la sede di Confindustria Caserta tra azienda e sindacati. La vertenza Jabil iniziò undici mesi fa, quando la multinazionale dell’elettronica annunciò di voler procedere, al sito produttivo di Marcianise, a 350 esuberi su un totale di 700 lavoratori in organico, offrendo ai dipendenti, come alternative al licenziamento, gli strumenti dell’esodo incentivato e della ricollocazione presso altre aziende; da allora 29 lavoratori hanno deciso di andarsene accettando un incentivo di 70mila euro lordi, 97 sono invece passati in altre aziende, per un totale di 126 dipendenti che hanno lasciato definitivamente la Jabil. Ne restano 224, qualcuno dovrebbe accettare l’esodo incentivato entro qualche giorno, ma la stragrande maggioranza vorrebbe restare e non accetta di andare in altre realtà produttive ritenute non sufficientemente “sicure”. Al momento, le società individuate dalla Jabil per la ricollocazione, sono la Softlab, Orefice, TME, Need, Emobike, FPM e Wattsud. Anche per chi resterà alla Jabil però il futuro non si prospetta così roseo. La Jabil, denunciano i sindacati, ” registra un rallentamento delle commesse su diversi clienti strategici, che si ripercuote sul carico di lavoro dei lavoratori; una situazione che minaccia seriamente la tenuta del sito anche per i lavoratori non coinvolti direttamente nella procedura di licenziamento”. “I lavoratori di Marcianise – dice il delegato della Uilm Mauro Musella – hanno dimostrato un coraggio eccezionale in questo momento di crisi sanitaria ed economica, accettando nuove sfide professionali. Ora, vogliamo che l’azienda torni sui suoi passi e concerti con il sindacato ulteriori strumenti di gestione, anche sulla scorta delle linee guida del Governo”.

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Alfonso Alberico - Marcianise

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