Una richiesta di revoca di una delibera di giunta, la n. 176 del 18/09/2018, avente ad oggetto “Denominazione nuove strade e slarghi”. A richiedere la revoca l’intera III Commissione Consiliare (Pubblica Istruzione, Cultura, Sport, Sicurezza e Legalità, Politiche Sociali e del Lavoro) presieduta dalla consigliera Carmen Ventrone (Indipendente). La delibera prevedeva tra le altre cose la denominazione di due strade città a Sossietta Scialla e Giovanni Battista Zarrillo (in basso le biografie).
Ecco il testo della richiesta: “Considerato che con detta deliberazione si intende: Attribuire alle strade ancora anonime i toponimi dettagliatamente riportati in allegato; – Modificare la denominazione di alcune strade con l’attribuzione di nuovo toponimi riportati in allegato; – Intitolare due strade a cittadini di Marcianise; Tenuto Conto: che con la Deliberazione del Consiglio Comunale n. 49 del 27/07/2011 è stato approvato il Regolamento per la Toponomastica del Comune di Marcianise; – che l’art. 4 di detto Tegolamento per la Toponomastica stabilisce: al comma 2: “La proposizione e l’esame delle proposte in materia di toponomastica sono affidate come organo consultivo alla Commissione Cultura, qui nominata anche come IIIa Commissione Consiliare Permanente o IIIa Commissione, che può essere integrata come definito nell’art. 5; – al comma 5: “Il provvedimento deliberativo di cui al precedente punto deve menzionare il parere espresso dalla IIIa Commissione Consiliare. Qualora lo stesso non sia seguito deve essere giustificato con motivazioni” – che l’art. 6 del medesimo Regolamento per la Toponomastica stabilisce: – al comma 1: E’ compito della Commissione indicare, esaminare, ed esprimere, un motivato parere su tutte le proposte di denominazione o di modifica di denominazione delle aree di circolazione e di denominazione di scuole, impianti sportivi, edifici ed in generale località, strutture ed aree diverse da quelle di circolazione pubblica”; – al comma 5: “Nessuna denominazione o modifica della toponomastica stradale può essere deliberata senza aver sentito il parere della Commissione”; Visto, pertanto, che tale deliberazione è stata assunta in evidente contrasto al menzionato Regolamento per la Toponomastica, di cui alla Deliberazione del Consiglio Comunale n. 49 del 27/07/2011; All’unanimità chiede – La revoca della deliberazione della Giunta Comunale in oggetto specificata. All’uopo, richiede, altresì, l’attuale planimetria della toponomastica della Città, comprensiva delle strade di nuova formazione, alle quali si intende attribuire opportuna denominazione, nonché le proposte e le osservazioni dei cittadini cui si fa riferimento nella deliberazione in oggetto”.
Biografia di Sossietta Scialla
Sossietta Scialla, il cui vero cognome era Vitale, preferì sempre farsi chiamare col cognome del marito. Nata a Marcianise (Caserta), orfana di padre (morì otto giorni prima della sua nascita), è stata una personalità casertana e italiana che più di altre seppe cogliere gli ideali del federalismo europeo e della democrazia paritaria e trasferirli con vigore nel suo impegno di magistero scolastico e nelle attività sociali e politiche, alle quali instancabilmente si dedicava. Conferenziera d’eccezione e brillante, seppe far crescere nei suoi colleghi e nei giovani studenti degli istituti di ogni ordine e grado della provincia di Caserta, lo spirito e la sensibilità europeistica, attraverso anche le periodiche celebrazioni della G.E.S. Giornata Europea della Scuola e l’organizzazione di viaggi di studio, per docenti e discenti, alle istituzioni europee di Strasburgo e Bruxelles.
Dal carattere deciso e sempre cordiale, ella divenne Presidente provinciale di importanti associazioni culturali, fra le quali, l’A.E.D.E. Association Européenn des Enseignants , l’Istituto di Cultura e Formazione Europea e il CIF Centro Italiano Femminile. Pur respingendo inviti a candidature politiche, particolare attivismo profuse nel Movimento Femminile della Democrazia Cristiana, sostenendo, con fermezza e decisive azioni politiche, il ruolo delle donne nella società e nelle istituzioni. Seppe, per tanto impegno, sviluppare un’azione sociale e pedagogica che, per molti versi, innovò la cultura casertana di quegli anni, aprendola all’integrazione e all’interculturalismo.
Nel salotto della propria casa, accolse e ospitò illustri politici europeisti, fra i quali, Altiero Spinelli, Parlamentare europeo e fondatore del Movimento Federalista Europeo; Emilio Colombo, Presidente del Consiglio dei Ministri e Presidente del Parlamento Europeo; Giacinto Bosco, Ministro della Repubblica Italiana e Giudice Generale alla Corte di Giustizia Europea; Paolo Barbi, Parlamentare e Sottosegretario di Stato alla P.I. e molti altri, con i quali approfondì le teorie federaliste.
Su tre indirizzi (e con forti motivazioni) orientò il proprio impegno pubblico europeista: 1) il federalismo europeo; 2) le diversità culturali; 3) i diritti di parità e la democrazia paritaria. Va preliminarmente evidenziato che ciò che del suo pensiero è oggi già stato elaborato e realizzato – e che, pertanto, per alcuni aspetti, può apparire ovvio – negli anni della sua azione pubblica erano temi discussi e di forte resilienza nel panorama sociale e normativo
Sossietta Scialla, seguendo gli ideali europeistici di Altiero Spinelli, di Ernesto Rossi (anch’egli casertano) e di Eugenio Colorni, si impegnò a divulgare le ragioni del “Manifesto di Ventotene” , apportando alle loro tesi anche qualche personale riflessione, che licenziava in ogni suo discorso. In particolare, Ella sosteneva che fin quando l’Europa sarà priva di una effettiva Costituzione condivisa e di un Governo comune, con legittimità democratica, l’Europa non sarà mai la “casa” degli europei né potrà esserlo se il desiderio di unità nazionale e la determinazione di mantenere l’indipendenza di ogni Stato separato sarà forte negli animi, nelle logiche e nelle pratiche politiche. Una “Europa” fatta solo di autorità e di classi dirigenti che governano secondo le loro visioni e i loro interessi non svilupperà mai quella necessaria “Europa dei popoli” capace di rafforzare la dimensione civile e politica nelle nostre società.
Sossietta Scialla aggiungeva, poi, che seppur l’avvento di una moneta unica europea – auspicata nel “Manifesto di Ventotene” – avrebbe certamente apportato vantaggi alle attività di consumo e commerciali interne, ammoniva ed esortava quanti ne avessero avuto responsabilità, a considerare che una moneta unica europea avrebbe dovuto rappresentare solo lo strumento (un mezzo) di pagamento non un “principio” sociale sul quale poggiare lo sviluppo di politiche finanziarie e bancarie, in quanto, col tempo, ciò avrebbe fatto emergere, diversamente, le differenze di potere economico e di instabilità fra le nazioni europee, con conseguenze sociali, anche pericolose. “Non sarà possibile conseguire una integrazione economica e monetaria – sosteneva – senza procedere al tempo stesso ad un’integrazione democratica e di identità politica”. “E’ vero – aggiungeva – che bisogna uscire dall’anomalia che vede la contrapposizione tra libera circolazione delle persone, dei beni e dei capitali, da un lato, ed il persistere di zone monetarie separate, dall’altro, ma non è assolutamente certo che l’abolizione di tali zone e dei relativi interessi particolaristici porterà ad una maggiore stabilità dell’intero sistema economico europeo “.
Confermava, pertanto, che la costruzione di una integrazione europea forte e solida avrebbe dovuto poggiare, prima e costantemente, su una azione pedagogica ed educativa che caratterizzasse – maggiormente nel tempo – una coscienza europeistica individuale in ogni cittadino d’Europa e poi politiche economiche e monetarie rigorose e forse dominanti. “L’istruzione e la formazione – insisteva – possono e devono rappresentare lo strumento privilegiato di questa presa di coscienza perché promuovono la dimensione culturale europea, la coesione sociale, il miglioramento della conoscenza delle lingue straniere, la cooperazione e la mobilità”.
Sossietta Scialla, nei propri interventi e conferenze, soleva ripetere che l’Europa stava diventando anche territorio di enormi flussi migratori e, pertanto, di cambiamenti demografici. “Bisognerà ripensare – aggiungeva – al rapporto tra identità, integrazione ed immigrazione che diviene sempre più estremamente difficile. La tolleranza verso le culture diverse, che era un pilastro della civiltà europea, sta rapidamente perdendo – anno dopo anno – consensi. Spetta, dunque, ai convinti “cittadini europei” confrontarsi con le nuove aperture, che sono anche nuove sfide, innanzitutto culturali, verso i nuovi “fratelli”, rilanciando la nuova e comune matrice culturale europea, seppur ricca di tanti particolarismi”.
Al riguardo, Sossietta Scialla sosteneva che al ” multiculturalismo” quale sistema sociale evocato nel precedente trascorso ventennio ’70 e ’80 e che non aveva trovato alcuna efficacia – andava sostituito l’ ” interculturalismo” quale valore e modello per promuovere l’integrazione delle differenze culturali, la cui dignità e peculiarità devono essere riconosciute e rispettate da tutti. In tale prospettiva – sosteneva – ” v’è bisogno di fare i conti con le nostre proprie contraddizioni e di rimuovere le gabbie concettuali che distinguono il “noi” e gli “altri”. La necessità, cioè, di interrogarsi sui propri limiti, di confrontarsi per arricchirsi di nuovi elementi e di cambiare senza perdere la propria identità di riferimento presentando impostazioni educative innovative capaci di suscitare il rispetto della diversità e lo spirito di tolleranza nella nuova società europea.
Per Sossietta Scialla, la totale parità fra uomini e donne, doveva essere una battaglia di civiltà nonché il rispetto di un elementare principio di giustizia. Soleva ripetere, nei discorsi e negli incontri politici, che l’uguaglianza fra donne e uomini è un diritto fondamentale per tutte e per tutti e rappresenta un valore determinante per la democrazia: “Le donne non hanno bisogno di nessun aiuto; hanno talento e merito, si impegnano, conoscono il sacrificio, hanno coraggio, intelligenza e passione più che in abbondanza. Non hanno bisogno di nessun aiuto ma chiedono ad alta voce il “rispetto” per i valori, gli ideali e l’impegno che ogni donna offre e porta alla società”.
L’Europa, sotto questo aspetto, chiariva, deve essere la madre della democrazia paritaria, per l’eguaglianza delle opportunità e delle uguali condizioni in ogni campo di attività, a partire dalla rappresentanza politica. In Europa, il divieto di discriminazione tra uomo e donna non deve essere riconosciuto solo legalmente ma deve essere effettivamente esercitato: “…della rimozione degli ostacoli di ogni ordine, civile, politico, sociale ed economico, l ‘Europa deve farsene carico, impegnandosi a promuovere viepiù una rappresentanza equilibrata che rafforzi ed arricchisca innanzitutto la democrazia “.
Sossietta Scialla ha rappresentato molto per le donne e per i giovani negli anni del suo impegno sociale, favorendo ovunque, nell’intero Paese, occasioni per un dibattito culturale europeistico. Chiudeva i propri interventi a conferenze con un invito: “… siano tutte le donne e i giovani, futuri “decisori” di domani, a portare avanti gli ideali europeistici e superare ogni nuovo ostacolo che s’incontrerà per realizzare obiettivi di democrazia e solidarietà fra noi europei”.
A Sossietta Scialla, in occasione della ricorrenza del ventennio dalla sua dipartita, la Seconda Università degli Studi di Napoli – Dipartimento di Scienze Politiche ha voluto dedicare un Seminario di Studi sul tema: “da Ernesto Rossi a Sossietta Scialla, 2014 Quale Europa?”.
A Sossietta Scialla, quale omaggio, l’Amministrazione Comunale di Caserta, con D.G. n. 80 del 7 maggio 2014, ha intitolato la Sala Convegni del Real Sito Borbonico del Belvedere di San Leucio, sito riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO ed ha autorizzato la posa di una lapide commemorativa sulla facciata dell’edificio in cui visse. Dal 2016, l’Istituto di Cultura “Sossietta Scialla”, in memoria del suo pensiero, bandisce il Premio “Sossietta Scialla” destinato agli Studenti più meritevoli di ogni ordine e grado, attraverso un concorso letterario nazionale.
Biografia Giovanni Battista Zarrillo
In una casa come tante, situata di fronte alla chiesa di S. Giuliano, a Marcianise, il 17 novembre 1870, nacque Giovanni Battista Zarrillo, ultimo dei tanti figli di Antimo Zarrillo e Maddalena Guerriero. La casa aveva un grande cortile dove Maddalena serviva un pasto caldo ai contadini che lavoravano nei suoi campi, ed una scala con gradini alti, un pianerottolo con una madonna dipinta sul muro. La madre decise che non avrebbe lavorato in campagna, doveva invece studiare, ma il sogno durò poco. G. Battista andava a piedi a Caserta ma si fermava lungo la strada; in compenso, spinto da una grande curiosità, leggeva molto.
Dopo il servizio militare, si recò in Svizzera, dove si impiegò in un tabacchificio, ma ben presto ritornò a Marcianise, sonnacchiosa città agricola. Conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie, Giovanna Ricciardi, figlia di facoltosi commercianti di S. Benedetto, che si opposero categoricamente al matrimonio; non c’era altro modo che rapirla, con il consenso della ragazza e portarla a casa. Così avvenne.
Si sposarono nella chiesetta di S. Maria delle Grazie e andarono a vivere in fitto a Piazza Atella, dove aprirono subito una vendita di cereali, che fu la loro fortuna.
Infatti, nel 1906, avevano già completato la costruzione di un grande palazzo, in via Luigi Carbone; e, finalmente tranquilli, cominciò la grande avventura della centrale termoelettrica. Le prime luci si accesero durante una funzione nel Duomo, e la gente scappò, spaventata; due enormi lampioni illuminavano il portone di casa e qualcuno ricorda ancora i contatori Zarrillo. In quel periodo fu fondata la Società Elettrica della Campania, che unificò tutte le piccole imprese; G. Battista tentò di resistere, ma invano.
Nel 1908 ci fu il terribile terremoto di Reggio e Messina: le notizie del disastro gli riportarono alla mente un cittadino illustre di Marcianise, Crescenzo Grillo, che era Procuratore Generale del Re a Messina: radunò i suoi operai e, dopo un viaggio avventuroso, riuscì a trovare il cadavere del concittadino, a riportarlo a casa e a dargli onorevole sepoltura nella Cappella del Municipio; meritò la medaglia di bronzo.
Nei suoi progetti c’era sempre il benessere dei suoi concittadini: li assumeva per le sue imprese; nel cortile di casa organizzava proiezioni di film, molto apprezzate; inoltre, con specifica autorizzazione sanitaria, utilizzava l’acqua reflua della centrale termoelettrica per bagni curativi, con tanto di vasche in graniglia e spogliatoi.
Intanto aveva creato un mulino moderno e un panificio, ma il sogno doveva ancora venire: una fabbrica di ghiaccio, comprata in Germania e montata a casa sua. Forniva bacchette di ghiaccio ai privati e agli enti, come ospedali e conventi. Era diventato un punto di riferimento per la città: tutti gli chiedevano lavoro e consiglio, lo chiamavano On Titto e lui non si negava mai. Comprò in Inghilterra una trebbia ed una maciullatrice, che troneggiavano al centro del cortile e nella stagione del grano o della canapa, la strada era piena di una lunga fila di carretti che aspettavano il loro turno. La moglie Giovanna aveva una rivendita di “Farina e crusca” come si può leggere ancora; apriva il negozio presto, dopo essere andata alla prima messa a S. Pasquale. Sognava di aprire un Pastificio, ma la guerra glielo vietò. Giovanna Ricciardi morì a 64 anni, nel 1941, lasciando i figli Maddalena, Antimo, Carmelina, Adelina, Michele e Amelia in un profondo dolore. Nel ’39 G. Battista aveva terminato la sua ultima fatica, una cappella per i suoi cari, la cui architettura si ispira ad una simile ammirata nel cimitero di Genova. Lì riposa dal 28 luglio 1942.