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“Vicienz’ Carnaval’ a Marcianise? Non doveva morire!” | di Michele Colella

Aveva il faccino dipinto di bianco e una grossa lacrima disegnata ad arte che pareva le scendesse dall’occhio sinistro, con la manina infreddolita tirava un lembo del piumino griffato del papà, coll’altra mano reggeva un’ipod col cover ricoperto di mille strass colorati. Lui, il papà, sui 33 si teneva a debita distanza con lo sguardo sbilenco per non guardare la scena che le si parava davanti, ma poi, un po’ per non fare la figuraccia del fifone nei confronti della figlioletta coraggiosa, e un po’ anche per qualcosa che inconsciamente lo attirava. Mentre il sole timido, a mezza altezza era impegnato a scaldare quell’aria gelida di un cielo terso nel mattino del 17 febbraio 2015. La bambina, che forse non aveva nemmeno compiuto sei anni, lasciata la presa dal papà, si avvicinò guardinga al fantoccio di Vicienz’ Carnaval’ steso sul letto di morte, allestito dalla Pro Loco Marthianisi in un antico cortile di via San Giuliano all’incrocio con via Napoli. Lo osservava incuriosita, rispettosa come una piccola donna, fece un giro d’ispezione intorno, poi, fermatasi al lato destro del “morto” allungò la manina e toccò timidamente la mano impagliata nel guanto nero di lana tarlata. Poi mano nella mano con Carnevale, si mise in posa e chiese al papà di scattargli una foto da inviare ai cuginetti e alle amichette che s’erano persa quella divertente avventura. Nel frattempo, un manipolo di ragazzacci si erano avvicinati a guardare la scena, mentre degli adulti si accalcavano al banco del wine bar Excelente per consumare delle prelibatezze locali, messe a disposizione dallo staff-collaboratore dell’accogliente locale. Quasi ad interrompere il momento delicato della foto, si intrufolò una signora anziana, tutta imbacuccata che quasi scompariva in quell’immenso cappotto di lana doppia che teneva chiuso con le mani, i capelli ricci e bianchi le scendevano a ciocche disordinate sull’enorme petto cadente. Con gli occhi chiusi in due fessure fissò Vicienz’, come a dire tra tante cose; tant’ che ne’ fatt’, che a’ fin’ si muort’! Poi con la mano sinistra si scoprì dal cappotto e tirò fuori una composizione di fiori tenuti insieme da un nastro di raso rosso, al quale era appiccicato un biglietto che recitava: “Dalla famiglia di Puzzaniello, sentite condoglianze”. Intanto alcune persone erano uscite dal bar e si erano unite al gruppo di ragazzi che osservavano divertiti. L’anziana signora poggiò adagio, con delicatezza i fiori ai piedi di Vicienz’. Fece un passo indietro, poi volgendo un ultimo sguardo al fantoccio, mosse la testa a destra e a manca un paio di volte, poi fece spallucce, quindi abbassò la testa, che quasi scompariva nell’ampio indumento, andò via come se non avesse coraggio di salutarlo per l’ultima volta. Durante la lunga giornata tanti momenti simili, tante scene, tanti bambini e adulti curiosi, foto, filmini, tutti ad immortalare la scena del lamento al Carnevale morto, mentre sullo sfondo correvano le note ossessive delle tammorre. La sera poi, dopo il corteo funebre, si è consumato l’incendio del fantoccio al suono calante delle tammorre, poi, vino, pasta e fagioli e tanti dolci della nostra tradizione a chiudere la divertente messa in scena. E a pensare che a Marcianise Carnevale è morto per colpa delle associazioni. Si, per colpa delle associazioni e del popolo. Nei giorni scorsi, era noto a tutti delle gravi condizioni di salute in cui versava il noto Vicienz’, e la popolazione con le varie associazioni, ahimè si stavano ormai organizzando per affrontare il grave lutto. Nel mentre, alcuni personaggi rispettabili e istruiti che contano a Marcianise, tra cui politici, tecnici, ingegneri, architetti e comandanti, avendo a cuore la sorte del concittadino Vicienz’ Carnaval, si stavano impegnando seriamente mai come questa volta, per far visitare l’ammalato a qualche grande luminare, un alchimista da chissà dove, alcune voci dicono che è arrivato addirittura un grande professore dall’America, “giustamente” per scongiurare questa “tragedia”. Solo l’intervento compassionevole della popolazione ha messo fine a tanti ed inutili spasimi, privazioni e senza contare il salatissimo conto da pagare al professore americano. Quindi niente più cura, niente guarigione! Vicienz’ Carnaval’ è spirato dopo una gaia e lunga agonia, così come ha voluto il popolo sovrano. [Michele Colella]

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Alfonso Alberico - Marcianise

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