Ci sono date che non possono non essere ricordate, perché ci riportano a momenti della nostra storia estremamente importanti. Tra queste il 25 aprile del 1945 occupa un posto prioritario: i partigiani entrano a Milano e in tutte le altre maggiori città del Nord; è la liberazione dalla barbarie nazifascista, è l’inizio della storia democratica dell’Italia, è l’atto fondativo di un Paese che ha deciso di essere veramente libero.
I ragazzi del “Quercia” di Marcianise, delle classi IL, IIL, IIIL del Liceo Classico, coordinati dal docente di storia e filosofia, il Prof. Pasquale Delle Curti, non si sono fatti trovare impreparati ed hanno dimostrato di essere dei buoni coltivatori di memoria storica. Utilizzando le risorse del Web ed il materiale bibliografico presente nella biblioteca d’istituto, hanno dato vita ad una ricerca sulle fonti iconografiche della Resistenza.
Vivissima soddisfazione è stata espressa dal Dirigente Scolastico del “Quercia”, il Prof. Diamante Marotta, che, commentando il lavoro svolto dagli allievi, ha sottolineato la necessità di coltivare la memoria per educare i giovani, per responsabilizzarli verso la comunità, per promuovere in loro la formazione di una coscienza civica e democratica.
Il tema di fondo della ricerca è stato il rapporto tra la lotta resistenziale e l’ideazione e la redazione della nostra Carta costituzionale, uno dei nuclei tematici individuati dai docenti di filosofia e storia per l’elaborazione del curricolo del nuovo insegnamento di Cittadinanza e Costituzione.
Una sintesi del lavoro di ricerca è stata riprodotta su di un pannello esposto all’ingresso dell’edificio; in esso sono presenti alcune fotografie di momenti significativi della guerra di liberazione, corredate da sintesi testuali esplicative e descrittive. Il percorso iconografico è aperto da una frase di Piero Calamandrei, uno dei padri costituenti, che evidenzia il sacrificio di quei tanti giovani che diedero la vita per lasciare alle generazioni future una Patria libera. Momento centrale è costituito da un passo di un’opera di Cesare Pavese, l’autore della nostra recente storia letteraria che ha mirabilmente romanzato la Resistenza, e dalla poesia ”Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo. La conclusione è affidata ad una poesia sul tema della pace di Gianni Rodari.
La completa e consistente mole di materiali iconografici e testuali, nonché rielaborazioni personali mediante presentazioni in power point, sono reperibili sul sito della scuola, all’indirizzo www.liceofedericoquercia.it. Tra questi ci piace ricordare, per concludere, una frase di Carlo Azeglio Ciampi: “I giovani sono consapevoli. Ma sta a noi renderli ancor più consapevoli che senza la Resistenza questo Paese oggi sarebbe ben peggiore”.
I ragazzi del ”Quercia“ ricordano il 25 aprile con una ricerca iconografica sulla Resistenza
24 Apr 2009
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credo che questo scritto di Antonio Gramsci sia attinente:
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
11 febbraio 1917
Ho appena visto sul sito del liceo il lavoro completo. Vivissimi complimenti ai ragazzi; agli insegnanti un sentito ringraziamento. Trasmettere ai giovani il vero significato di “Libertà” è davvero encomiabile , continuate così ed i sacrifici dei nostri padri non andranno dimenticati. Cordiali saluti.
Udine, 25 aprile 2009 Giovanni TARTAGLIONE
Mi correggo: non SARANNO dimenticati. Scusate.