Graziella Di Gasparro, preziosa testimone del momento più drammatico della nostra storia, col racconto della sua dolorosa vicenda personale, ancora una volta renderà partecipi le nuove generazioni trasmettendo loro il significato del giorno della memoria e dimostrando perché è necessario che il ricordo venga tramandato e non si disperda. La testimone, venerdì, 28 gennaio, giungerà da Conca della Campania e trascorrerà la prima parte della giornata al Liceo “Garofalo” di Capua, a coronamento di un ampio progetto sulla Shoah, portato avanti da un gruppo di docenti, fortemente sostenuti dal Dirigente Scolastico Giovanni Di Cicco. Nel pomeriggio si trasferirà a Marcianise, dove interverrà ad una tavola rotonda organizzata dall’associazione “Amici del libro“, alla quale parteciperà anche don Giuseppe Centore, consulente ecclesiastico UCAI di Capua, nonché poeta e scrittore, conosciuto anche oltre i confini nazionali. La storia di Graziella Di Gasparro è nota in tutto il mondo ed è quella di una vita dedicata ad una causa: la vita di una figlia che ha visto uccidere suo padre senza una ragione, che chiede giustizia. la giustizia che risiede nell’ascolto e nella conservazione della memoria. Il primo novembre del 1943 fu il giorno più doloroso per Graziella. Ella era, allora, una bambina di 10 anni e quella mattina assistette, inerme, al supplizio e poi all’uccisione anche di suo padre, insieme ed altri uomini, per rappresaglia. La testimone, ormai adulta, ha dedicato la sua vita alla ricerca di giustizia e di giusti riconoscimenti per coloro che – senza alcuna colpa commessa – persero la vita e le cui famiglie furono private della loro preziosa presenza di padri. Graziella ancora oggi porta i segni di un dolore grandissimo, di un vuoto affettivo che non si è mai colmato. Il suo intendimento principale, è quello di trasmettere ai giovani l’importanza della libertà e l’inutilità delle guerre. In una toccante lettera rivolta proprio al genitore scomparso, ella qualche anno fa ella ha attestato il suo dolore rimasto intatto nonostante siano passati, da allora, più di 60 anni. (.) “Io avevo 10 anni. 10 anni del tenero amore che si instaura tra un padre dolcissimo e la sua unica figlia, più tenero e più forte questo amore e più forte per una bambina bisognevole di cure, di ospedalizzazione, di interventi chirurgici! Tu uscisti quella mattina, come ogni altra mattina, con l’animo sereno dell’innocenza della tua innocuità, e non sapevi che c’era il boia ad attenderti.” E ancora “Ho visto il tuo cranio perforato dal proiettile che ti stroncò la vita, papà. Non l’ho mai dimenticato! Ho visto crescere l’erba rossa sul prato del massacro, papà. Non l’ho dimenticata! Sono cresciuta attraversando dure prove, ho resistito a terribili sofferenze, fisiche e morali, anche se qualche volta ho pensato alla morte come a un sollievo! Perché più crescevo e più cresceva in me il bisogno, l’impellenza di rompere l’ingiusto silenzio che si era disteso sulla strage nazista, del nostro piccolo paese, una strage sommersa, una strage dimenticata ed impunita, dove era morto mio padre, che non si intendeva di guerre, di odio, di rappresaglie e neanche di eroismi. Un uomo onesto, semplice, tranquillo, ucciso cosi come si uccide una mosca, un insetto fastidioso, un verme.. Mio padre!” (.) “Perché si sappia, si diffonda in ogni valle, l’orrore della guerra, perché mai più cresca nei prati un’erba tinta di rosso. Mai più penzoli la morte dall’albero dei giochi, mai più il sorriso di un bimbo venga lacerato dall’odio di una raffica di mitra, mai più si raccolga negli occhi di qualcuno la voglia di amputare le ali della libertà”. L’istituzione di un giorno dedicato al ricordo è più che mai utile affinché i giovani sappiano e riflettano sulla violenza che l’uomo può scatenare sui suoi simili, in nome di un’idea fanatica e immorale. È dal duemila, ormai, che il 27 gennaio di ogni anno si celebra in Italia la giornata della memoria. Il fine principale di tale rievocazione è quello d’impedire che le nuove generazioni dimentichino o sottovalutino ciò che la Shoah ha rappresentato per l’intera umanità, ovvero l’annullamento immotivato di ogni dignità, inflitto a persone, da esseri pur detti. umani! È necessario rendere nota a tutti la vita d’inferno di chi fu deportato nei campi di concentramento ma anche di chi fu costretto a subire violenze senza spostarsi dal proprio paese. Certamente il mezzo più idoneo per invogliare i ragazzi a essere informati è quello di indurli ad apprendere direttamente da chi può ancora raccontare, finché ce ne sarà la possibilità, affinché non si ripeta più la sopraffazione dell’uomo sull’uomo.
L’Istituto “Garofalo” di Capua e l’associazione “Amici del libro” di Marcianise ospitano Graziella di Gasparro, testimone diretta delle rappresaglie naziste in Terra di Lavoro
24 Gen 2011
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