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Lavoratori Softlab Tech e Tech Rain consegnano lettera a Giuseppe Conte

Lettera dei lavoratori Softlab Tech e Tech Rain consegnata ieri mattina a Giuseppe Conte: “Onorevole e stimato presidente Conte, la nostra può sembrare una delle tante vicende scaturite dalla crisi sul nostro territorio, ma basta approfondire solo di poco per comprendere la complessità del raggiro in cui siamo incappati in duecentocinquanta, dietro documenti firmati da tutte le istituzioni e dai nostri rappresentanti che portavano il nome di “ricollocazione.” Purtroppo in un percorso che nasceva per essere virtuoso, per ridare nuova linfa al territorio e a persone che erano in un’azienda in stallo, la Jabil che oggi sta visitando, in cicli alternati di cassa integrazione da un ventennio, si sono infilati speculatori della peggiore specie che in maniera incontrollata hanno fatto delle persone a cui dovevano ridare un futuro, per cui avevano preso ingenti incentivi privati e pubblici, vera e propria carne da macello. Dal 2018 al 2020 Softlab ha assunto personale da Jabil per ricollocarlo nelle attività di Caserta prima e poi per una fantomatica fabbrica a Marcianise mai nata. Softlab, attraverso questo accordo, ha preso i nostri incentivi all’esodo, soldi che sarebbero stati nostri se fossimo andati via a cercare lavoro in terre più fortunate della nostra, la cifra di tutto rispetto di 80mila euro per un totale di quasi venti milioni di euro, investendo in un fitto in città, qualche scrivania presa da Ikea e un pc portatile per dipendente. In piena pandemia, dopo solo 13 mesi di avvio delle attività su Caserta, mentre le molte società che davvero erano impegnate seriamente nel settore IT prosperavano, la nostra azienda, che in realtà aveva portato sino ad allora lavoro solo per pochi, dichiarava di aver bisogno della CIG COVID e da allora non ne siamo usciti più. Incontrollatamente sono stati dati ammortizzatori, altri fondi statali da INVITALIA, a marzo 2023, per 12 milioni di euro, senza mai assicurarsi che questi venissero realmente investiti per noi, nonostante i solleciti continui nelle sedi preposte del MIMIT, in cui i nostri rappresentanti illustravano la situazione disastrosa, con un imprenditore che ad un certo punto ha cominciato a non pagare più gli stipendi. Spettabile onorevole, siamo stati dati in pasto ad uno sciacallo: chi aveva mutui si è visto protestare dalle banche, chi pensava di avere un contratto a tempo indeterminato si è trovato senza gli emolumenti e ad essere insolvente! Ha stravolto il futuro e la vita di tutte le famiglie coinvolte… Ma oggi pare che a nessuno interessi evitare la tragedia occupazionale che grava come un macigno sulle nostre famiglie, né rimediare al grave danno procurato da quella che è una evidente truffa, di una vertenza che viene accomunata con miopia “selettiva” alle tante crisi presenti sul territorio e a cui non si vuol dare il giusto nome di TRUFFA ai danni di lavoratori, padri e madri di famiglia, che oggi attendono gli ultimi mesi di CIG per cessazione prima di finire in strada. Dopo 25 anni di lavoro prestato a multinazionali che hanno lucrato sul nostro territorio oggi non siamo più figli di nessuno, eppure è Jabil che ci ha acquisiti da Marconi, Ericsson, Siemens… la stessa che ci ha invitato ad andare con fiducia verso questo sciacallo che altro non doveva fare che lavare i suoi panni sporchi, la stessa azienda che oggi non riconosce le sue responsabilità, come tutti gli altri. Noi non chiediamo altro che un percorso che riconosca la nostra storia, i nostri sacrifici, i raggiri che ci hanno portato qui oggi, e ci aiuti a tornare nel tessuto produttivo proprio del nostro back ground”.

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Alfonso Alberico - Marcianise

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