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Festa di Sant’Antuono, il comitato parrocchiale: “Abbiamo scelto la responsabilità non le polemiche”

Un’unica grande festa: sembrava l’ipotesi migliore, irrimediabilmente lo è stata. Seguire l’organizzazione delle ultime due settimane di festa a Macerata Campania, per onorare Sant’Antonio Abate e le tradizioni cittadine, è stata, per poco dire, un’impresa ardua. Per fortuna, è stato bello riconoscere tanti ragazzi e giovani entusiasti, con tanta voglia di divertirsi; per loro la festa è divertimento, allegria, gioia di stare insieme. “A prescindere dai ruoli degli enti di organizzazione – commenta il comitato parrocchiale –, che presentavano da un lato la riproposizione storica, religiosa e tradizionale della festa mentre, dall’altro, un ricco e gioioso contenuto di sentimenti legati alle espressioni e alle allegorie carnevalesche, la festa è stata unica per volontà del sindaco. Se è vero, infatti, quanto riportato nei comunicati dell’ente organizzatore della parrocchia, la differenza delle due feste risiede e si risalta solo nell’espressione della nuova gestione dell’intero staff politico del sindaco in merito a questa gravosa spaccatura della comunità; una gestione che, scevra da considerare il fattore rischio come una probabilità, accetta di mettere in pericolo la vita dei fanciulli, dei ragazzi e dei giovani che popolano i carri lunghi 20 metri, decisamente oltre al limite della capienza strutturale che era stata prospettata e predisposta dalle ordinanze di sicurezza dedicate. Assistendo alle ultime sfilate – aggiunge il comitato parrocchiale –, quando si vedevano i carri dondolare fino al limite, spesso il timore è stato quello di presenziare ad un evento malauguratamente tragico. Il tutto sotto lo sguardo di coloro che alcuni giorni prima hanno severamente controllato un gruppo di piccoli carri guidato dall’antica concezione (ormai totalmente superata) che le regole sono necessarie e vanno rispettate. Un grande “riconoscimento”, quindi, va a chi ha permesso l’esasperazione della spaccatura, con danni irreversibili anche per l’anima dell’espressione dei carri nella festa, una festa divisa solo in teoria, per comodo politico e per altri interessi di poco conto. Il sindaco Giovanni Di Matteo, infatti, nella volontà di perseguire un’unica grande festa, nel silenzio e nella predisposizione a favorire una delle parti, ha giustificato gli elementi di rottura tra le due, distinguendo tra atti di responsabilità e irresponsabilità. Ebbene, ha fatto comodo contare sulla responsabilità di chi rispetta le regole quando, di fronte alla scelta di far sfilare insieme 25 carri il giorno 18 gennaio, gli unici che si sarebbero resi realmente responsabili sono stati coloro che hanno rispettano le regole e preservato la sicurezza, tirandosi indietro di fronte alla proposta di altissimo rischio. Così si è favorita l’irresponsabilità, facendo sfilare solo chi non rispetta le regole e abbracciando lo stile del “chi vivrà vedrà” e “speriamo che vada tutto ok”. Il sindaco e la sua giunta, hanno fatto esclusivo affidamento alla responsabilità degli altri anche quando non si è applicato il regolamento in vigore come d’accordo con la Prefettura: si sarebbe potuto denunciare l’illecito, fermando la festa, ma non è stato fatto. Anche qui è prevalsa la responsabilità solo di chi rispetta e ha voluto rispettare le regole, non considerando che la stessa decisione del sindaco di non decidere è stato il maggior rischio. Non solo il rischio di non condividere, a livello istituzionale, la scelta di vietare l’illegalità esponendo tutti gli attori della festa alla mancata sicurezza, ma soprattutto il rischio dell’intervento del Prefetto che avrebbe fermato la festa alla prima segnalazione, scatenando il putiferio. Vogliamo interpretare – si chiede, infine, il comitato parrocchiale – questi come meri atti di natura politica? Ma di quale tipologia di politica si sta parlando? È stata una bella festa, per alcuni il trionfo. La sconfitta di molti! Viva Sant’Antonio abate!”.

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Alfonso Alberico - Marcianise

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