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L’era Spalletti rischia di chiudersi: i suoi numeri al Napoli

Nonostante lo scudetto festeggiato con cinque giornate d’anticipo, Luciano Spalletti sembra vicino all’addio al Napoli: in attesa che arrivi l’ufficialità sul suo futuro, è interessante analizzare i numeri della sua cavalcata trionfale. Il tecnico di Certaldo è stato senza dubbio decisivo nel portare nella bacheca di Aurelio De Laurentiis il primo scudetto in 19 anni.

Dal 2004, anno in cui è diventato presidente, ADL aveva messo in bacheca qualche trofeo nazionale, ma lo scudetto è senza dubbio il fiore all’occhiello del suo Napoli. Tutto merito di una dirigenza competente e di un allenatore esperto, come sottolineato nell’analisi di Collovati e Pizzul su betwayinsider.

Al momento del successo matematico, gli azzurri avevano conquistato 80 punti in 33 gare di campionato. Un bottino da 25 vittorie, cinque pareggi e soltanto tre sconfitte, contro Inter, Lazio e Milan nel girone di ritorno. Fattore chiave per i campani è stato senza dubbio l’attacco, il migliore del campionato nel segno del capocannoniere Osimhen. Ma il Napoli ha potuto vantare anche la difesa meno battuta, segno di un successo a 360 gradi entrato nella storia del club azzurro e delle statistiche legate alle scommesse sportive online.

Pizzul esalta Spalletti: “Meriti su chi non aveva dimostrato talento sopraffino”

E pensare che la stagione dei partenopei non era iniziata nel migliore dei modi. Gli addii di giocatori rappresentativi come Koulibaly, Insigne e Mertens, ricorda l’ex prima voce Rai, avevano fatto scoppiare “quasi una rivolta popolare contro la società”.

Ma era solo questione di tempo prima che i tifosi si ricredessero. Per questo bisogna ringraziare il direttore Giuntoli che, ricorda Pizzul, “ha fatto delle cose incredibili”. A Spalletti il merito di “saper calibrare bene la squadra, anche giocatori che non avevano dimostrato un talento così sopraffino”. Quegli stessi interpreti, quest’anno, “hanno avuto subito un rendimento eccezionale”. Il giornalista 85enne cita un esempio su tutti: “Lobotka sembrava un giocatore da metà classifica. È diventato un play fondamentale”.

Neppure gli infortuni che ad un certo punto hanno complicato la vita al Napoli sono diventati un alibi per Spalletti: “Nonostante si sia trovato un po’ imbrigliato ha avuto la possibilità, durante la stagione, di pescare quasi a botta sicura tra i non titolari”. Una panchina di sicuro affidamento, che ha saputo rispondere presente in qualsiasi situazione.

Che sia proprio questa la differenza tra il Napoli attuale e quello di Maradona? Pizzul ha la risposta pronta: “È chiaro che quando c’era Maradona con lui c’erano altri giocatori di primissimo livello. Lui era il Sole, era lui che rappresentava la squadra. Adesso c’è l’intero complesso che viene valorizzato. Stabilito che Maradona resta Maradona, questo Napoli ci ha regalato degli scampoli di calcio eccezionale”.

Spalletti e l’addio dopo numeri incredibili. Il tecnico sul suo futuro: “Tutto chiaro e definito”

Lo stesso Spalletti, a 64 anni, non aveva mai vinto uno Scudetto ed è diventato l’allenatore italiano più anziano a riuscirci. Il tecnico di Certaldo si è così legato a doppio filo con la storia del Napoli. Ironia della sorte, proprio nel momento più alto potrebbe arrivare l’addio.

Sul suo futuro, Spalletti si è così espresso ai microfoni di Sky: “Non sto aspettando niente, è tutto chiaro e definito: c’è soltanto da dirlo”. Anche in caso di commiato, ne siamo certi: i tifosi napoletani non lo dimenticheranno così facilmente.

 

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Alfonso Alberico - Marcianise

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