Nel 211 a.C. la città di Capua (attuale S. Maria Capua Vetere) fu definitivamente riconquistata dai romani e il suo territorio diventò ager publicus (vedi anche MD novembre 2013). I suoi confini furono ridefiniti e l’agro fu suddiviso in centurie (appezzamenti quadrati di 200 iugeri – 50 ettari -) delimitate da strade che si incrociavano ad angolo retto secondo le regole degli agrimensori romani, ancora oggi in gran parte esistenti e praticabili. In realtà i romani già intervennero in Campania dopo la metà del IV secolo, legando Capua a Roma come civitas sine suffragio, e fu da quel momento che intuirono l’importanza di collegare le due città con una strada più veloce e sicura. Così, nel 321 a.C. iniziarono i lavori per la Via Appia, il cui tratto del territorio capuano univa (e unisce ancora oggi, eccetto alcuni punti sbarrati e deviati) Capua con Calatia (antica città nei pressi di Maddaloni).
Sempre da Capua si diramavano la Via Capua-Regium, (detta anche Popilia o Annia, che, passando per Suessula, Nola e Nuceria, si prolungava fino a Reggio), e la Via Campana (detta poi “Consolare Campana”), che raggiungeva Puteoli (Pozzuoli), la cui baia poteva considerarsi il porto di Capua. Certamente i romani, nella costruzione di queste arterie, ripresero tratti di strade preesistenti, in particolar modo nell’agro capuano che già vantava una storia millenaria. Anche la Via Atellana, che univa Capua a Napoli passando per Atella, doveva già esistere molto prima dell’arrivo dei romani; anzi, secondo una nostra ipotesi che tratteremo in un prossimo capitolo, fu proprio la presenza di quest’importante arteria, insieme ad altri forti valori che i romani trovarono in questi luoghi, ad influenzare gli antichi agrimensori nella trasgressione delle regole fondamentali riguardo gli orientamenti dei cardini e dei decumani nella centuriazione dell’ager campanus.
Tutte le antiche strade sopra menzionate le ritroviamo nella Tavola Peutingeriana (la via Campana è indicata solo con la misura della sua lunghezza), e tutte, ad eccezione dell’Appia, attraversavano l’attuale territorio di Marcianise dove molti tratti sono ancora presenti e percorribili, sia all’interno che all’esterno del centro abitato.
È significativo il fatto che i tratti stradali Capua-Atella, Atella Napoli, Capua-Suessula, Suessula-Nola, misurino la stessa lunghezza. Questo dato ci porta ad inquadrare queste città (ad eccezione di Napoli), e quindi i relativi tratti di strada che li unisce, in un unico progetto che potrebbe essere quello della dodecapoli etrusca in Campania, una federazione di dodici città, che probabilmente si costituirono intorno al tempio di Diana Tifatina (già di Voltumna?) sul fiume Volturnum. Non può essere un caso che cinque città si trovino alla stessa distanza (nove miglia romane) l’una dall’altra. Dalla Tavola Peutingeriana possiamo notare che altri due luoghi, Syllas e ad Nonum, si trovano alla distanza di nove miglia romane da Capua.
Restando nell’ambito di Marcianise, certamente i resti di queste strade, in molti punti, si trovano ancora sottoterra, ma il territorio di questa città in particolare, non è mai stato sottoposto seriamente a una catalogazione degli insediamenti stabili, necropoli e tracce di frequentazioni venute alla luce (e subito nascoste), in particolar modo con l’avanzare di una confusa ed estesissima zona industriale dalla fine degli anni ‘50. Le parti superstiti della via Capua-Regium a Marcianise, con le dovute approssimazioni, sono abbastanza evidenti nella carta IGM del 1907 (vedi foto) e, partendo dal centro storico della città, in direzione sud-est, si possono approssimativamente far coincidere con Via Gemma e Viale della Pace fino a località Groia, dove, in un punto in fondo all’attuale Via Sassari, si apriva una diramazione che da una parte proseguiva verso Suessola e dall’altra verso Acerra: quest’ultima arteria superava il fiume Clanio (ora regi lagni) al Ponte della Forcina (diverso dal suo omonimo che stava a poca distanza da Ponte Rotto), nei pressi dei ruderi del cosiddetto “Dazio dell’acqua”. In direzione nord-ovest, invece, appena fuori dal centro abitato di Marcianise, l’antica Capua-Regium sembra diramarsi in due arterie. Una, forse il percorso principale, attraversando gli attuali territori di Portico e di Macerata Campania, arrivava direttamente alle porte di Capua Vetere, mentre l’altra arteria è riscontrabile a partire dalla seconda traversa a sinistra (andando verso nord) di Via Marte, che è proprio la strada che oggi divide il comune di Marcianise da quello di Capodrise (ecco spiegata quella “strana” linea di confine tra i due comuni –vedi foto-). Da qui, attraverso una strada dal significativo nome di Via San Martinello, raggiungeva Capua dalla zona di S. Andrea dei Lagni.
La costruzione della linea ferroviaria Caserta-Napoli, così come anche il tracciato del prolungamento di Viale Carlo III e la costruzione dell’autostrada del Sole, contribuirono alla perdita definitiva della continuità che ancora teneva unito quel che rimaneva di quest’antica via pubblica.
Sempre nel centro antico di Marcianise, nel punto in cui Via Gemma incontra Via De Paolis (punto significativo per la storia di questa città), la Capua-Regium era tagliata quasi ad angolo retto da un’altra strada (riscontrabile da un’attenta lettura di antiche mappe e di cui non conosciamo il nome) che in direzione nord-est, passando per il tempietto di San Donato in Capodrise e proseguendo per il territorio di San Nicola La Strada, conduceva ai piedi del monte di Santa Lucia (una meta della tradizione marcianisana ancora viva fino a pochi decenni fa), mentre in direzione sud-ovest, passando per Santa Venere e incrociando la Via Atellana, probabilmente raggiungeva la Via Campana. Quest’ultima, detta poi anche “silicea”, forse per il selciato conferitogli dai romani (e da qui probabilmente il nome di Ponte a Selice), lambisce il territorio di Marcianise ad ovest in zona Ponteselice, e coincide, almeno nel primo tratto, con l’attuale strada che da S. Maria C.V. conduce nell’aversano.
Infine la Via Atellana, partendo da una porta dell’antica Capua, attraversava il territorio di Marcianise in linea retta (nord-sud) e superava il Clanio in località Carbone per poi raggiungere Atella e da qui proseguire per Napoli. Dei diversi studi, che a partire dal XVIII secolo si sono interessati di questa strada, pochissimi sono riusciti a tracciarne correttamente l’antico percorso. L’Atellana fu una delle più importanti strade dell’ager campanus; il suo utilizzo iniziò a diminuire con la costruzione della Domiziana (iniziata nel 95 d.C), che da Sinuessa (nei pressi di Mondragone) conduceva a Pozzuoli lungo la costa tirrenica. Il tratto dell’Atellana che attraversava l’attuale territorio di Marcianise, fu man mano abbandonato, fino alla sua definitiva scomparsa, con la risistemazione, in epoca angioina, della nuova strada Capua-Aversa-Napoli, in particolare con l’ampliamento da parte di Carlo II, della “via pubblica che da Capua menava ad Aversa per il Ponte a Selice”. Strada che ancora oggi viene usata per raggiungere alcune zone di Napoli.
Gianni Di Dio