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Schizofrenia funzionale | di Anna Foglia

Siamo in un periodo di povertà spirituale estrema in cui abbiamo abolito ogni limite. L’uomo viene visto come il dominatore, non come ospite della Terra. È l’epoca del nichilismo, ovvero del tramonto dei vecchi valori non ancora rimpiazzati da altri. I valori sono fattori di coesione sociale, sono valutazioni umane e per questo sono transitori. La tecnica e la logica del denaro hanno raggiunto picchi estremi da non essere più considerati dei mezzi utili per migliorare la qualità della vita (ridurre fatica e dolore) ma, essendo diventati degli scopi, hanno perso la loro finalità, sono fine a se stessi e subiscono, costantemente, autopotenziamenti. In questo scenario si vuole far diventare l’uomo un funzionario della Macchina. Viene richiesta la somiglianza alla macchina perché sicuramente è più precisa e regolare rispetto alla condotta umana. All’uomo di oggi si richiede : efficienza, produttività ed anche responsabilità, ma questa è limitata alla propria mansione. Quindi si diventa responsabili della perfezione con cui si esegue il  lavoro assegnato. Non si è più responsabili delle conseguenze, cioè dell’effetto finale delle proprie azioni: tutto il resto si suol dire “non è di mia competenza” . Questo modello di dimissione totale della responsabilità delle proprie azioni è stato generato in epoca nazista ed ha portato all’olocausto. Gli ufficiali nazisti ancora viventi dicono: “ho eseguito bene gli ordini”. Al pari, oggi esiste il “politicamente corretto” espressione di Massimo Citro in Eresia-Riflessoni politicamente scorrette sulla pandemia. L’intenzione e la morale non hanno più alcuna rilevanza. Oggi il generatore di tutti i valori si chiama denaro. Ovunque lavoriamo, siamo occupati nella misura in cui produciamo denaro, cioè se siamo utili, diventando così la materia prima più importante. Nel momento in cui non siamo più utili veniamo considerati automaticamente da buttar via, come un bene di consumo. Questa società della tecnica non ci fornisce un orizzonte di senso, cioè è afinalizzata perché la tecnica ci garantisce uno sviluppo ma non un progresso, significa che possiamo diventare più ricchi, più tecnologici, ma non felici. La nostra società ha creato la popolazione più debole della Terra, perché siamo la più tecnologicamente assistita, cioè, non siamo più biologicamente capaci. Se ci lasciano in una grotta, isolati, senza tutti i nostri comfort, chissà se saremo in grado di resistere più di 72 ore!

Per ottenere il nostro benessere sfruttiamo l’80% delle risorse della Terra, attuando sia una tecnica difensiva che offensiva, se necessario  (creiamo guerre). Una società assediata però non può essere creativa.

Anche il sistema scolastico si è svuotato dei processi educativi necessari per la formazione di ragazzi in crescita. Riempendo le aule di computer invece che di “maestri”, si contribuisce ad estinguere l’umanesimo. La scuola viene pensata non in vista di una formazione, ma di una professione.

L’uomo ha perso la sua identità di specie (Homo sapiens) perché si riconosce dal ruolo (mansione-lavoro) svolto nella struttura di appartenenza, ad es. se cresci in carriera, ti viene riconosciuta la tua identità.

Essendo stata soppiantata la morale dalla tecnica l’uomo è soggetto ad una scissione quotidiana tra pubblico e privato. Privatamente puoi fare ciò che vuoi, non importa come ti vesti, cosa mangi…, nel pubblico no, perché dipendi dal capo. Quindi la schizofrenia (scissione) diventa funzionale alla modalità di vita attuale: 5 gg o più a settimana funzioni in base all’apparato-struttura di cui sei dipendente poi, se ce la fai, se hai ancora voglia, se sei ancora interessato ti occupi di te, della tua famiglia. Il più delle volte però questo interesse viene meno e scappi anche da te.

Inoltre, i colleghi di lavoro non sono più considerati come “compagni di lavoro” ma come “competitori” e così anche l’orario di lavoro diventa infinito. In questa logica della tecnica è necessaria la guerra (competizione) per raggiungere i massimi obbiettivi (per non essere licenziato).

La persona non si misura più in base al valore personale ma in base agli obbiettivi che per lo più non corrispondono ai propri desideri. Nasce così la depressione che non deriva più dal senso di colpa (che scaturisce dalla morale) ma dal senso di inadeguatezza (ce la faccio/non ce la faccio, sarò in grado…) alla cui base c’è l’efficienza.

Tecnica e denaro hanno fatto perdere i veri valori dell’umanità, ci servono quindi strumenti diversi per leggere il mondo. È necessario per noi stessi mantenere una grande lucidità interiore ovvero concentrazione (viviamo pieni di distrazioni, basta pensare ai cellulari: messaggi, chiamate o notifiche che arrivano ovunque ti trovi). Attraverso la concentrazione possiamo creare la nostra libertà interiore per smascherare il neurocondizionamento, in modo che ci liberiamo dai condizionamenti interiori che sono quelli che ci poniamo noi stessi. Non esiste, infatti, solo la libertà dalle schiavitù materiali ma anche la libertà dalle schiavitù non materiali. Quindi liberiamoci dalla paura per costruire una nuova società. Ritornando a noi stessi, saremo in grado di rispondere alla nuova esigenza evolutiva.

Anna Foglia – Medico di Medicina Generale Marcianise

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