Da alcuni decenni viviamo in una società dominata da valori negativi che sequestrano letteralmente i nostri pensieri. La parola d’ordine è “competizione”. È un valore altamente negativo per il quale si tende a giustificare qualsiasi azione pur di emergere. Inoltre, spinge le persone alla mancata cooperazione, cioè ad allontanarsi tra loro, per raggiungere efficienza e produttività, richieste dall’economia dominante e condivise dal mercato. La scuola rappresenta uno dei primi luoghi dove s’impara la competizione. Ne consegue un senso di inadeguatezza e di frustrazione, legati alla domanda: “riesco/non riesco a raggiungere gli obiettivi?”
Nascono così: ansia, insonnia e disistima e, da qui si sviluppa la depressione. La persona che non si sente riconosciuta (ricordo che il riconoscimento è un dono sociale) viene isolata e tende a demotivarsi e, col tempo, si ammala. L’uomo per sua natura è un essere sociale, quindi nega se stesso. Emerge un altro gap conformistico diffuso: la mancanza di un pensiero critico, emblema di una società assediata, non libera (vorrei, ma non posso/non riesco). Il pensiero critico è un pensiero unitario, che fa vedere le cose in modo intelligente, dove intelligente sta per intelligere, ossia, vedere in ed attraverso le cose. Fa pensare bene, creando connessioni, cioè si è capaci di saper collegare tutte le informazioni. È una capacità che potremo sviluppare a scuola, se fosse incentrata sull’educazione all’intelligenza emotiva, che comprende: autocontrollo, entusiasmo, perseveranza, automotivazione, empatia, ottimismo. Platone, secoli addietro, già lo diceva: “La testa non si apre se, prima, non si apre il cuore.” L’istruzione viene in una fase successiva, altrimenti ci si riempiono le menti di informazioni, che sono semplicemente derivati concettuali altamente tossici, perché generano emozioni negative, pesantezza e senso di oppressione. Non è un caso che negli ultimi anni si assiste ad un aumento notevole delle psicosi, già nei ragazzini, che precipitano nei bisogni carenziali primari manifestando ad es. atti di bullismo o gli adulti ad es. risse durante la guida. Le emozioni rappresentano quindi le risposte del corpo a ciò che pensiamo ed aprendo la nostra “farmacia interna” con emozioni di paura, tristezza e rabbia, ci ammaliamo. La psicosi crea un pensiero scisso, non unitario. È un meccanismo di negazione della realtà-verità che protegge dalla sofferenza, in quanto allontana la paura, ma allontana anche l’individuo dai valori umani positivi: solidarietà, fratellanza, amicizia, cioè, cooperazione e, separandolo dalla propria natura sociale, apre le porte al mal-essere, cioè alla malattia. In questi lunghi mesi di “segregazione in casa” sono veramente poche le persone che non hanno manifestato alcun sintomo, nessuna malattia. Come riappropriarci quindi dello stato di salute? Innanzitutto stando all’aria aperta, al sole, camminando (almeno mezz’ora al giorno), facendo esercizi di respirazione addominale (cioè respiro che muove l’addome e dona serenità), bevendo molta acqua ( non meno di 2-2,5 litri di acqua al giorno), scegliendo alimenti non dannosi (terribilmente diffusi ed accattivanti perché gustosi e meno costosi) ed anche riducendo la quantità di cibo introdotto. Buona parte delle persone ha interrotto la monotonia di questi giorni mangiando di più, come mai? 1° perché scegliendo alcuni alimenti (specie zuccheri semplici e di lavorazione industriale) aumenta il senso di gratificazione, quindi la gioia), 2° perché la digestione sposta il livello di energia sull’apparato digerente, togliendo così “il peso” ai pensieri. Il conseguente aumento di peso corporeo rende ancora più scisso il pensiero (non sono come vorrei) e ci si ammala. Ma quali sono i malesseri più frequenti di questi giorni, legati al mancato equilibrio emotivo? Ansia, disturbi del sonno, palpitazioni, dispnea, stipsi o diarrea, emicrania o cefalea, ipertensione, reflusso gastroesofageo, gastrite, flebite o tromboflebite, dolori osteoarticolari, specie lombalgie, dermatiti, acne, allergie, riduzione drastica dell’efficienza del sistema immunitario. Come possiamo uscirne? Sviluppando il pensiero critico che permette una reale conoscenza e benessere, mantenendoci nello stato di flusso.
Anna Foglia – Medico di Medicina Generale