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La vertenza Jabil di Marcianise approda su tavolo del ministro Catalfo. Vescovo D’Alise: “Sono sconvolto”

La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha convocato per oggi alle 12 il tavolo, in videoconferenza, con azienda e sindacati sulla vertenza Jabil di Marcianise (Caserta), che ha annunciato 190 licenziamenti. Lo fa sapere il ministero. Jabil “dalla prima analisi fatta dal ministero del Lavoro rientra nello stop delle procedure di licenziamento”, previsto dal decreto Cura Italia e poi prorogato dal decreto Rilancio. Lo ha affermato la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, ospite di “In viva voce” su Rai Radio1, sottolineando che sulla vertenza della multinazionale che ha annunciato il licenziamento di 190 dipendenti dello stabilimento di Marcianise, nel casertano, c’è l’attenzione del ministero del Lavoro e del Mise e che è “nostra intenzione convocare le parti sociali ed i vertici aziendali nei prossimi giorni, per risolvere il problema”. Nello specifico, Catalfo ha sottolineato che l’azienda “ha avviato una procedura, che poi si è bloccata, di licenziamento collettivo a novembre 2019, poi ha utilizzato la cig; sembrerebbe, lo stiamo accertando, abbia utilizzato anche le settimane di cig Covid e quindi potrà utilizzare le ulteriori nove settimane” nel complesso disponibili, “è chiaro che così rientra nello stop delle procedure di licenziamento”, ha rimarcato.

Tenteranno l’ultima carta quindi i lavoratori dello stabilimento della Jabil di Marcianise quando i rappresentanti sindacali terranno un in incontro in video conferenza con l’assessore al Lavoro della Regione Campania, Sonia Palmeri. L’azienda ha infatti annunciato il licenziamento a partire da lunedì 25 maggio di 190 dipendenti. Ieri i lavoratori insieme ai segretari dei sindacati si sono recati in prefettura dove hanno consegnato una lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte. La vertenza Jabil va avanti dal giugno 2019, quando fu annunciato l’esubero di 350 lavoratori su 700 nello stabilimento casertano. Solo in 160 hanno accettato la ricollocazione in altra azienda con incentivo o l’esodo volontario. Per i 190 che non hanno accettato nessuna delle due proposte, ora arriva il licenziamento. Il loro rifiuto, cosi’ come hanno sempre specificato, era dovuto al fatto che anche le aziende dove sarebbero dovuti essere ricollocati avrebbero avuto progetti poco chiari e di conseguenza c’era il timore di restare sul posto di lavoro solo qualche anno.

“Sono sconvolto”. Il vescovo di Caserta, mons. Giovanni D’Alise, non vede chiaro nella procedura dei licenziamenti arrivati nel momento più terribile con la pandemia. “Sono sconvolto per questi licenziamenti – dice – visto che a quanto pare ci sono ancora margini appellandosi alla cassa integrazione Covid non ancora terminata”. E denuncia: “Cominciamo così la fase due? Allora si vuole davvero uccidere questo territorio”. Il vescovo di Caserta parla di una “bomba” preconfezionata ed esplosa addosso agli operai: “Ora, se è vero che c’è una situazione difficile per l’emergenza coronavirus e nessuno può negarlo, mi sembra però che sia stata fatta scoppiare questa bomba a tavolino. A me sembra una scusa perché ,con quello che sta accadendo, si poteva continuare la trattativa e cercare di uscire fuori da questa situazione, in modo che gli operai potessero avere la forza di trovare altre possibilità”.  Il vescovo riflette sull’alternativa offerta ai lavoratori: “E stata fatta una proposta di spostamento altrove ma io vorrei chiedere ai dirigenti cosa potrebbero pensare se, con proposito, si volesse fare perdere tutte le occasioni alla dirigenza? Viceversa, è quello che stanno facendo con gli operai”. Da qui il monito ai rappresentanti di fabbrica e ai sindacati: “Accompagnare queste persone e scovare, a livello legale, se i licenziamenti erano legittimi ora”. Sta di fatto che, per dirla con il vescovo di Caserta, “tutto questo tempismo a me non convince, da’ la sensazione che non ci sia stata una reale volontà di provare fino in fondo. E ora questi operai nuotano in un pantano dove tutto si nasconde e c’è anche il dragone che mangia tutto”. Dal vescovo D’Alise “tutto l’appoggio agli operai”. Ricordando i dieci anni passati in un altro territorio difficile come Ariano Irpino, il vescovo lancia il suo grido: “Anche in quel caso sono stati lasciati tanti monumenti al tradimento del progresso. E poi slogan su slogan, così lontani dalla realtà”.

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Alfonso Alberico - Marcianise

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