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33 anni fa Angelo Musone metteva al tappeto Leon Spinks che a sua volta aveva battuto Mohamed Alì

A Jesi il 22 Maggio 1987, 33 anni fa, il campione olimpico marcianisano Angelo Musone batteva alla 7a ripresa, per ko, Leon SpinksSpinks classe 1953, di St.Louis, nel Missouri, soprannominato “Neon Leon”, fratello di Michael. Entrambi sono stati vincitori delle Olimpiadi di Montreal 1976, (Michael nei mediomassimi e Leon nei massimi). Il “Neon Leon” è colui che, contro ogni pronostico, batté ai punti Mohamed Alì, nel 1978 a Las Vegas, dopo soli 8 incontri a torso nudo, aggiudicandosi i titolo WBA e WBC.
«Il ricordo del match è nitido, io avevo 25 anni e lui oltre 30, lo battei nettamente, mi caricò il suo ghigno»: così Angelo Musone ricorda il match che sostenne contro Leon Spinks a Jesi il 22 maggio del 1987. Per il marcianisano, bronzo ai Giochi di Los Angeles, la netta vittoria contro Spinks, ex campione mondiale dei massimi, fu una sorta di rivincita morale sulla finale olimpica rubatagli da Tilmann tre anni prima. «Sapevo che dopo la vittoria su Ali, Spinks si era perso, aveva condotto una vita spericolata, poi per sua fortuna si era rimesso sulla retta via ed aveva ripreso a combattere. Io lo affrontai a 34 anni – ricorda Musone – ma sul ring era uno che ci sapeva stare eccome. «Quando arrivò in Italia – prosegue Musone – Leon all’ aeroporto si fece fotografare con un volto truce, un ghigno, quasi sembrava un leone che urlava per far paura alla preda, dicendo che doveva fare di me polpette; mi fece molto ridere, ma mi caricò in maniera particolare. Gli effetti li subì lui sul ring». Per Musone, allora 11° nella classifica mondiale Wba dei massimi leggeri, l’ incontro con Spinks fu una sorta di semifinale per il titolo mondiale: Angelo era a quei tempi una delle speranze bianche della boxe, non solo italiana. «Non lo vidi più dopo il match, non lo incontrai giù dal ring – prosegue Musone – perché lasciai subito anche la città. Per me quello fu il ventesimo match della carriera, ero imbattuto. Ricordo bene che lo mandai al tappeto alla settima, Leon era un guardia normale, io lo avevo lavorato bene per sei riprese, poi gli piazzai un gancio sinistro al fegato e si accasciò. Si rialzò, gli scaricai una serie di colpi e lo finii. L’ arbitro, il marchigiano Elmo Della Michelina, sospese il match ed ancora oggi, quando ci incontriamo, mi ricorda quella serata indimenticabile».