“Guardando queste foto mi spiego la carica e la paura, l’adrenalina e la stanchezza di questi 27 giorni. Eccoci nelle nostre tute 4 taglie più grandi, senza identità per i nostri pazienti, sudati, con il triplo guanto, la mascherina, la doppia cuffia e la visiera, e una sete allucinante. Grazie al reportage di Riccardo Sepe Visconti, vi diamo la possibilità di vedere ciò che viviamo noi tutti i giorni. Se vi diciamo di restare a casa, un motivo ci sarà”. Così Roberto Conchiglia, marcianisano, infermiere di rianimazione e specialist area critica, che ha accompagnato il fotografo napoletano Riccardo Sepe Visconti nel Reparto di Rianimazione dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore per effettuare un reportage fotografico sui pazienti Covid-19.
“Mi sento un privilegiato – ha spiegato Visconti – nell’essere accettato ed accolto all’interno dei reparti maggiormente impegnati nella lotta al Covid 19: ho modo di vedere ogni dettaglio dall’interno e soprattutto da vicino. Questo mi aiuta a capire ciò che non si può percepire restando all’esterno; in modo particolare ho la FORTUNA di conoscere persone davvero STRAordinarie.
È difficile spiegare un aspetto che accomuna tutte le squadre di chi opera vicino agli ammalati, che quotidianamente incontro: si è creato un fenomeno molto diffuso – chiamiamolo “effetto trincea” – che spinge tutti a mettere da parte i reciproci ambiti di pertinenza e le personali funzioni specialistiche per fondersi in un’unica indistinta squadra compattissima: In ogni Ospedale che ho visitato ho colto lo stesso fenomeno, identico per tutti.Chiedo in continuazione alle persone (medici, infermieri, personale assistente, etc. ) se nei reparti si sono verificati comprensibili episodi di assenteismo, defezioni, isolamento… E tutti, ma davvero tutti, mi rispondono: “assolutamente no. Anzi…”! Gli uomini e le donne, le squadre, interi reparti, si sono fusi in un solo insieme e si dedicano ai loro compiti con perfetta sincronia e grande capacità di adattamento alle novità drammatiche che questa situazione impone. In Campania, fino a poco tempo fa, i casi di infezioni venivano trattati al Cotugno: gli altri Ospedali avevano la loro “stanza di isolamento”, ma niente (o poco altro) di più! Oggi si sono dovuti riconvertire istantaneamente per affrontare qualcosa di sconosciuto a tutti. In molti avrebbero potuto decidere di abbandonare: nessuno l’ha fatto! Hanno lavorato, e lavorano, tra difficoltà inimmaginabili. Basti pensare che nessun Ospedale era attrezzato con sufficiente equipaggiamento idoneo alla sicurezza: è stata una corsa disperata (tutt’ora in corso) a procurarsi tute, mascherine, caschi, visiere, occhiali, etc. Ed è in situazioni come questa che capisci che aver paura non vuol dire essere vigliacchi: tutti coloro che ho incontrato hanno PAURA, ma tutti hanno scelto di restare al loro posto. Al San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, gli addetti all’area “rossa” COVID 19 (che, naturalmente, ho visitato dall’interno) mi hanno spiegato di aver deciso tutti di separarsi dalle famiglie: una scelta dolorosa ma necessaria. Dunque queste persone non solo hanno rinunciato alla loro sicurezza in nome della loro MISSIONE, ma rinunciano ai loro affetti, per scendere ogni giorno a combattere nelle trincee di questa infezione e vincere con la potenza salvifica della loro volontà la potenza distruttiva di questo virus.”