- Caffe' Procope - https://www.marcianise.info -

La “Q” del Liceo Classico Quercia di Marcianise “sbarca” all’Annunziata

Gli alunni del triennio del Liceo Classico “Quercia” recentemente si sono riuniti davanti alla chiesa dell’Annunziata di Marcianise per essere fotografati insieme al noto architetto e docente di Storia dell’arte Salvatore Costanzo*. Vediamo come il prof. Costanzo ha risposto ad alcune nostre curiosità.

Come nasce l’idea di questa foto?
Sulla scorta di un inedito percorso didattico legato al processo reale di trasformazione del nostro territorio, ha acquistato particolare valore una promessa fatta tempo fa agli allievi dell’ultimo anno del Classico che desideravano fortemente, una volta terminato il percorso di istruzione liceale, custodire un mio ricordo. Un ricordo che non mancherà di risvegliare interesse e nostalgia sul “vissuto” che ci rimane impresso nella mente, e che non mancherà di far riflettere sui vari punti di forza che ci legano a questo singolare momento. Senza dubbio, la partecipazione che suscita l’immagine sottolinea un aspetto che, dal punto di vista stilistico e della comunicazione visiva, definirei essenzialmente “affettivo”.

C’è un motivo particolare per cui è stato scelto questo luogo?
Si, in quanto Piazza Carità è stato il primo complesso monumentale oggetto dei miei studi, raccolti e pubblicati nel lontano 1991 in una pregevole monografia incentrata sulla Chiesa dell’Annunziata. Un luogo che risveglia memorie antiche e che ripropone alla mente il ruolo storico-culturale dei “borghi” delle città, dove la memoria collettiva ha le sue radici. Nella stessa piazza, gli allievi non hanno potuto fare a meno di fermare la loro attenzione sul “Monumento alla Carità” di Onofrio Buccini, scultore autoctono, la cui personalità artistica è stata da me indagata in un accurato volume del 1993. E’ da aggiungere, ancora, che l’invaso della piazza è chiuso su un lato dall’edificio del “quartiere”, divenuto poi di proprietà della famiglia Tartaglione, di cui di recente ho aggiornato le vicende storiche-architettoniche della struttura e dei suoi autori: gli ingegneri militari Gonzales, d’Escamard e Bardet, materia oggetto della mia ultima pubblicazione dedicata alle “Città fortificate”, edita nel 2017.

Ma torniamo ai suoi alunni. Perché nella piazza si sono disposti a forma di “Q”?
La disposizione a forma di “Q” vuole rappresentare un atto d’amore nei confronti del Liceo intitolato a Federico Quercia, sulla cui figura di filologo, storico e patriota marcianisano, nel 2003 ne feci in chiave critico-letteraria un ritratto completo ed equilibrato. Ricordo volentieri che lo studio ripercorre, nell’ambito della rivalutazione della coscienza storico-culturale dell’Ottocento e del crescente interesse per l’arte letteraria, la biografia e le singole imprese del Quercia. Sulla sua personalità profonda, dotata di ricca sensibilità e di un senso compositivo acutissimo, occorrerebbe oggi ricercare meglio le idee teoretiche della sua pedagogia e le iniziative pratiche da lui svolte come provveditore agli studi. Infatti egli proponeva “una scuola estesa a tutti i cittadini e diffusa in tutti i borghi”.

Architetto, ci può spiegare che significato ha questa foto?
Vuole essere, simbolicamente, un abbraccio a tutto il Liceo Classico, ispirandomi all’architetto, scultore e pittore napoletano Gian Lorenzo Bernini che nel secondo Seicento progettò e realizzò la forma ellittica del colonnato di San Pietro, il cui impianto (in quel caso) costituisce quasi l’abbraccio ideale della chiesa a tutta la cristianità. Il nostro abbraccio – come già evidenziato – vuole esprimere una particolare “vicinanza affettiva”, attraverso la quale i miei discenti possono essere aiutati ad acquisire progressivamente una immagine sempre più chiara ed approfondita della realtà sociale e a riconoscere le attività con cui possono provvedere a trasformare e migliorare le proprie condizioni di vita. Sono convinto che soprattutto negli ambienti scolastici, l’aderenza alle caratteristiche psicologiche e la capacità sociale di reciproca relazione e collaborazione dei giovani, debba costituire un criterio direttivo costante nell’azione degli educatori.

A continuazione di quanto appena detto dal prof. Costanzo, vorremmo mettere in luce ancora alcuni spunti di riflessione: la centralità del dialogo didattico-educativo; l’importanza di conoscere la ricchezza dei variegati elementi espressivi e linguistici nell’arte del mondo classico; l’evoluzione dei mezzi di comunicazione che nell’arte contemporanea utilizzano sempre più linguaggi fatti di suoni, atmosfere magiche, parole, movimenti, ecc., tutti coordinati e trasmessi all’osservatore contemporaneamente. Soffermandoci sul dialogo tra alunni e professori, notiamo che esso riveste un ruolo rilevante nella crescita e nell’educazione dei giovani; non solo dal punto di vista istruttivo, ma anche come esperienza di vita. Dopo la famiglia, la scuola è il luogo in cui i ragazzi trascorrono la maggior parte del loro tempo ed è evidente che gli insegnanti vestano in parte i panni dei genitori. Questo è il caso dell’architetto (docente) Salvatore Costanzo, il quale è sempre ben disposto ad ascoltare i suoi alunni e a incoraggiarli nel momento del bisogno. Egli sa parlare con umanità e riesce a far interessare i discenti alla sua materia, collegando, lì dove è possibile, la scuola e la vita. Con la sua consueta maestria, l’architetto fa capire ai suoi allievi che la scuola e la vita non sono due realtà completamente separate, ma che esiste tra loro una certa “osmosi”: nella scuola si possono portare numerose esperienze di vita (anche professionali) e un crescente interesse per la cultura, garantendo un arricchimento di valori. Il prof. Costanzo stimola i suoi allievi con inedite ricerche pluridisciplinari, mediante le quali vi è la tendenza a far emergere aspetti importanti della propria personalità e a caratterizzare alcuni tratti delle specifiche inclinazioni, ampliando notevolmente le tematiche attraverso tracce non solo sulle Arti figurative, ma anche su altre originali forme espressive come la Storia del Cinema, del Teatro, della Musica, della Fotografia, ecc. Ma volendo riportare il filo del discorso sui contenuti della foto di cui si discute, può risultare utile osservare che essa – in qualche modo – è riconducibile alla frase di Jim Capser: “il linguaggio della fotografia continua ad essere sempre più interessante e complesso, in quanto diventa il mezzo di comunicazione più universale al mondo”. E’ evidente che oggi l’immagine fotografica si sta evolvendo sempre di più, al punto da essere considerata un vero e proprio linguaggio universale. Prima di chiudere, colgo l’occasione per salutare e ringraziare il nostro professore per aver avuto l’idea di immortalare con uno “scatto” a dir poco coinvolgente, quasi cento ragazzi dell’indirizzo classico del Quercia (a. s. 2018-19), e per avermi dato la possibilità di stendere un articolo su questo accattivante e originale evento.

Cristina Maccariello

*Salvatore Costanzo, laureato in Architettura alla Federico II di Napoli, affianca alla libera professione l’attività di ricerca sulle problematiche ambientali e la conservazione del patrimonio storico-artistico nel Meridione d’Italia. Fa parte di numerosi sodalizi culturali: è Membro dell’Accademia di Paestum, Consigliere Nazionale UCAI, Direttore del Museo DASM di Capua. Già Condirettore della collana Risvegli culturali, ha collaborato alla rivista Consuetudini aversane. E’ autore di ponderose pubblicazioni storico-critiche su temi legati all’architettura e l’urbanistica. Numerose le sue partecipazioni a Convegni nazionali (Villa Pignatelli, Napoli 2011).