Già agli inizi del XIV secolo il grande giurista francese Dubois auspicava la formazione di una confederazione europea, retta da un Consiglio di “uomini saggi e fedeli”.
Il concepimento di unità europea, venne ripresa dopo la prima guerra mondiale con il ministro Briand. Un concreto rilancio si ebbe dopo il secondo conflitto, con la volontà di prevenirne un altro, su una base più ampia mettendo in moto un processo di unificazione. Ebbene oggi, con questi presupposti, l’avanzare della potenza degli Stati Uniti d’America, unitamente alla più presente di quella cinese, ci spinge ad assumere maggiore coraggio e grande spirito di iniziativa più incisivo, nell’affrontare i problemi attuali, quali la globalizzazione, le disuguaglianze economiche, l’immigrazione, le nuove tecnologie e così via. Riteniamo, oggi più che mai, di non disperdere le nostre energie, altrimenti daremmo adito ad una seria debolezza, offrendo un tallone di Achille, nei confronti di queste potenze sempre più vive ed attente.
Risulta necessario però, che l’Europa che noi sogniamo, appaia come struttura più solida nella cooperazione interstatale, avente per campo di attività l’economia, la produzione e maggiore solidarietà nei confronti del problema epocale dei migranti.
Una Europa non pervasa da eventi finalizzati esclusivamente a momentanei interessi elettorali, cioè privi della indispensabile prospettiva politica che guardi all’immediato futuro, in poche parole, rivolta ad intraprendere un iter nuovo, coraggioso, più confacente alle giuste e nuove esigenze della comunità stessa, avente un ruolo principe nell’ambito della politica internazionale; un dovere insomma, mirato a rafforzare il valore politico, sociale, morale e democratico, veri capisaldi dell’unità europea.
Essa non avrà forza compatta se al suo interno trovasse disunione, sintomi di nazionalismo, che minano concretamente l’essenza stessa dell’unità, il cui vero baluardo è privilegiare politiche della conoscenza, ricerca, innovazione, crescita, educazione e formazione nel progresso e nella libertà. Di converso, i nazionalismi o per meglio dire i populismi sovranisti, nati per la mancanza unitaria del soggetto politico, ci porteranno indietro facendoci rivivere momenti che abbiamo già sofferto come l’odio e il disprezzo verso gli altri. Detti movimenti, purtroppo, già sono in pieno fermento elettorale, con segnali di non costruttiva cooperazione, bensì con barlumi di amaro e grigio orizzonte, avvolto dall’oblio della nostra stessa storia che ha saputo realizzare lo Stato sociale, la più grande conquista della politica mondiale.
Un’ Europa che ha saputo accendere le speranze, dopo i conflitti bellici, realizzando uno sviluppo culturale, sociale e giuridico (Parlamento, Corte di Giustizia, Corte dei Conti, trattati e convenzioni come Maastricht, Schengen ecc.), un’Europa sebbene stravolta, ha saputo costruire la pace, dopo gli eventi dittatoriali, assicurando democrazia e florido periodo di ricostruzione dei valori e sentimenti umani, ora purtroppo in declino. Occorre, quindi, un reale e nuovo clima dello stare insieme, dare audizione a parti sociali, un clima legato ai sani indelebili principi, non basato sulla frammentazione, bensì sulla costruzione e crescita, così come fortemente voluta, con impegno e capacità di uomini di Stato, padri dell’Europa, come Adenauer, Monnet J., Schuman, Spaak, De Gasperi ecc., tutti dotati di una grande visione politica, finalizzata esclusivamente all’attuazione degli interessi superiori dell’intera collettività europea.
Pasquale Gaglione – PD Marcianise