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Lettera di una docente di Marcianise al Ministro dell’Istruzione Bussetti: mi sveglio alle 4.00 per andare a lavorare

Carissimo ministro Bussetti, in merito alle ultime dichiarazioni da lei rilasciate riguardo i mancati fondi alle scuole del sud, mi sento di intervenire e mi prendo la responsabilità di parlare a nome di tutte le mie colleghe di Caserta e provincia che sono maestre da tanti anni e che da altrettanti anni fanno non pochi sacrifici per “compiere il proprio dovere”.
Cominciamo dall’inizio, mi presento:
Mi chiamo Michela Aiezza, ho 39 anni e sono mamma di due bambini di 8 e 3 anni. Ho un diploma magistrale, una laurea in psicologia e sono vincitrice del concorso 2016 per la classe di concorso infanzia e primaria. Nel 2007 ho deciso di entrare a fare parte del meraviglioso mondo dei bambini e sono stata assunta da una scuola paritaria della mia città (Marcianise) e dove sono rimasta fino al 2015. Lo stesso anno ho deciso di accettare una delle tante convocazioni ricevute da una scuola dell’infanzia di Roma e ho deciso di cominciare questa nuova avventura….si Signor ministro ha letto bene, un’avventura….perché per me (e tante come me) alzarsi la mattina alle 4 per andare a lavoro in un’altra regione è un’avventura e la devo vivere così perché altrimenti non riuscirei ad andare avanti.
In questo momento lei potrebbe chiedersi perché proprio in un’altra regione, beh perché nella nostra regione le graduatorie sono infinite e per lavorare sono stata costretta ad inserirmi nelle graduatorie di Circolo e Isituto di Roma, perché lavorare a Caserta sarebbe stato impossibile. Legga bene, NON PER MANCATO IMPEGNO MA PER LA VOGLIA DI LAVORARE.
Comunque, da quel giorno tutte le mattine mi sveglio alle 4 perché alle 5 ho il primo treno che mi porterà al lavoro, il secondo lo prendo ad Aversa alle 5:25 (quando arriva puntuale). Il primo giorno ero impaurita, chi aveva mai preso un treno la mattina così presto…..e poi, vado in stazione e mi si apre un mondo! Centinaia di ragazze come me che prendevano quel treno per raggiungere Roma, centinaia di mamme che di notte si alzavano a quell’ora e lasciavano i propri figli nel sonno per andare ad educare i figli di qualcun’altro, centinaia di maestre costrette ad andare ad insegnare altrove perché da noi non è possibile NON PERCHÉ NELLA NOSTRA CITTÀ NON CI IMPEGNIAMO
Ho scoperto poi che c’erano ragazze che addirittura prendevano il treno alle 4 perché le scuole da raggiungere erano molto distanti dalla stazione e dovevano anticiparsi di un’ora. Ebbene, grazie a tutte loro i viaggi notturni sembravano passare più velocemente e tutte noi ci facevamo coraggio a vicenda, perché siamo si maestre ma siamo soprattutto mamme e per ogni mamma lasciare di notte i propri figli senza sapere come si sveglieranno il giorno dopo non è facile!
Poi ho scoperto ancora un altro mondo: il mondo dei ritardi di Trenitalia, il mondo dei disagi e dei disservizi dovuti agli scioperi e alle proteste, un mondo che non ci piace perché è a causa di tutto questo che il nostro lavoro il più delle volte è stato inficiato. I nostri ritardi, che poi nostri non sono, danno fastidio ogni giorno alle colleghe “romane”, provocano disagi alla sezione, sono la causa dei continui richiami dalle dirigenti, alcune delle quali hanno scritto lettere di demerito nei confronti di maestre che nonostante si fossero alzate alle 4 del mattino hanno preso servizio tardi, anche oltre un’ora rispetto all’orario di inizio delle lezioni.
E questa è l’andata, oserei dire che il ritorno è anche peggio, si…..perché anche i treni ad alta velocità hanno cominciato a fare “scherzetti” e un viaggio di ritorno di un’ora diventa un inferno per noi perché alcune corse riescono ad accumulare anche ritardi di 50 minuti. Assurdo?
NO, È QUELLO CHE VIVIAMO OGNI GIORNO!
Lei potrebbe pensare che questa che sto scrivendo sia una lettera di lamentele…..ma io le dico di no. Sappiamo benissimo che non siamo le uniche a fare sacrifici per insegnare, sappiamo benissimo che molte maestre hanno addirittura lasciato le proprie case per trasferirsi in altre città, sappiamo benissimo che dietro ogni mestiere c’è “una gavetta” da sostenere…..ma mi consenta dirle una cosa:
1) LEI NON PUÒ PERMETTERSI DI DICHIARARE CHE AL SUD DOBBIAMO IMPEGNARCI DI PIÙ
2) LEI NON PUÒ RIFIUTARSI DI STANZIARE FONDI ALLE SCUOLE DEL SUD E DICHIARARE…..” Impegno, impegno e ancora impegno voi del sud”, COME SE QUELLO CHE FACCIAMO NON SIA GIA’ ABBASTANZA.
3) VENGA A TROVARCI ALLA STAZIONE DI AVERSA, LA INVITO UFFICIALMENTE IO SU UNO DI QUEI TRENI FATISCENTI CHE CI PORTANO A ROMA, AL FREDDO…..e per invito ufficiale intendo che il biglietto glielo pago io
Le ripeto, la mia non è una lettera di lamentele ma vuole essere la dimostrazione di quanto io e le mie colleghe siamo deluse dal suo discorso, di quanto ci sentiamo sconfitte dopo aver ascoltato le sue parole di sufficienza, mi consenta. Questa lettera è la dimostrazione di quanto noi maestre del sud crediamo nel nostro lavoro, è la dimostrazione del NOSTRO IMPEGNO…..se per lei però tutto questo è poco allora le chiedo cortesemente di insegnare a tutte noi come fare il nostro lavoro…..ma onestamente credo che non sarà facile per lei competere con LA NOSTRA VITA
La saluto,
Michela, precaria storica del Sud!
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Alfonso Alberico - Marcianise

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