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Giornata mondiale della disabilità: “Volare si può ancora” | di Pasquale Giuliano

Ricorre oggi la giornata mondiale della disabilità. Per parlare di disabilità  bisogna fare un viaggio indietro nel tempo quando la disabilità era associata al termine handicap. Handicap nella lingua inglese indica il piombo che viene posto sotto la sella dei cavalli da corsa per bilanciare il peso dei fantini che li cavalcano. Handicap sta ad indicare la menomazione o lo svantaggio iniziale dal quale deriva un deficit prestazionale. Inizialmente i soggetti che ne erano portatori, vennero definiti  handicappati quasi ad identificare la persona con la causa del deficit; qualcuno disse che si era pervenuti all’aggettivazione del sostantivo diventando, così, frequentemente un dispregiativo. Non era il portatore di una qualità ma impersonava la qualità.

Si passò al termine disabile; una forma meno caratterizzante ma che si rifaceva, comunque, ad una mancanza, una  incapacità, una condizione riconducibile in ogni caso ad una inferiorità. Si giunse poi alla definizione di  diversamente abile. Una svolta importante perché chiarisce che i soggetti interessati sono disabili solo in determinate condizioni. Possono,dunque, diventare abili se quelle condizioni cambiano. Gli sforzi si spostano,non tanto nelle cause insite nella persona che determinano quelle condizioni ma nell’ambiente circostante, nelle relazioni che si accendono, nelle forme di comunicazione, in tutte quelle attività che si mettono in essere non per abbattere la menomazione(cosa spesso impossibile) ma nell’eliminare le cause che la evidenziano.

Prendono  vita, così,  una serie di iniziative che investono vari campi delle attività umane: arti meccanici sempre più efficienti, apparecchi acustici sempre più efficaci e miniaturizzati ed altri presidi sanitari che agiscono direttamente sulla persona. Nella domotica aumentano apparecchiature  elettroniche, infissi, elettrodomestici e quanto si può trovare in una casa dal funzionamento completamente autonomo con input vocale  o a distanza.

Le strutture cittadine, ferroviarie e della mobilità in generale si sono uniformate con codici, sistemi di comunicazione e strumenti che hanno trasformato  la vita delle persone ed hanno allargato a dismisura l’elenco dei diversamente abili. Pensiamo banalmente ad un ascensore, ad un’auto automatica o a quello che con molta sufficienza chiamiamo un “semplice telefonino”. (Abbattimento delle barriere architetto-niche)

A questo processo evolutivo  anche l’allora Scuola  Media” C.B. Cavour” di Marcianise offrì un piccolo contributo con il convegno “Volare si può”; una  kermesse della durata di due giorni -21/22 febbraio 2005- che portò nell’atrio alcune delle più importanti agenzie operanti nel settore dei presìdi sanitari (Exposanità, Domotica, Fiat Ability), della terapia riabilitativa alternativa (cromoterapia, ippoterapia “ANIRE”), della mobilità (Ippocaravan, la mostra Camperabile) ed alcune testimonianze di diversamente abili tra le quali quella di Paolo Anibaldi, uno dei pochissimi chirurghi paraplegici operanti in Europa.

L’incontro suscitò grande interesse e raccolse molti consensi. Ma l’aspetto più bello ed importante fu il coinvolgimento della intera comunità scolastica. Molte di queste diversabilità hanno ottenuto il dovuto riconoscimento. Altre trovano reticenza ad essere accettate perché nell’immaginario collettivo le manifestazioni ad esse legate vengono identificate come capricci irritanti, comportamenti da persone scorrette, scostumate. Ed, invero, le manifestazioni sono molto simili. Ma sono delle vere e proprie patologie di origini neurologiche che non trovano la giusta considerazione e non mettono in essere le misure adeguate per affrontarle. Tra queste elencherei il DISTURBO PROVOCATORIO OPPOSITORIO e  il  DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA’.

Il Disturbo Provocatorio Oppositorio rientra nella categoria dei Disturbi da Comportamento Dirompente, del Controllo degli Impulsi e della Condotta, caratterizzati da condizioni che implicano problemi di autocontrollo delle proprie emozioni e dei comportamenti. In tali disturbi i problemi descritti si esprimono attraverso comportamenti che violano i diritti altrui, come nel caso di aggressioni, distruzione della proprietà, o che pongono la persona in netto contrasto con le norme sociali o con figure che rappresentano l’autorità. Sfocia spesso in umore collerico, adorazione, risentimenti, e comportamenti di sfida, polemica e scarso rispetto delle regole. Tali sintomi sono spesso parte di modalità di interazioni problematiche con gli altri.

IL DEFICIT DELL’ATTENZIONE è un problema neurologico che interessa il bambino fin dai primi mesi di vita, che si protrae nell’infanzia, nell’adolescenza e nell’età adulta. Può presentarsi in associazione all’iperattività e in questo caso si parla di deficit dell’attenzione con iperattività. Le caratteristiche distintive sono rappresentate da difficoltà di attenzione, impulsività e iperattività, questi tre elementi possono essere presenti in proporzione variabile. I bambini interessati da questo problema fanno molta fatica a mantenere l’attenzione e a concentrarsi, hanno la tendenza ad agire senza pensare a quello che stanno facendo, hanno delle difficoltà a modificare il loro comportamento sulla base dei loro errori e non riescono a stare tranquillamente seduti per  tempi lunghi.

Facile, dunque, scambiare questi autentici disturbi con i comportamenti di alcuni alunni che mai si vorrebbero avere, che trovano operatori e docenti spesso impreparati e spiazzati nelle misure da prendere e difficili da comprendere e addirittura causa di frustrazione da parte di alcuni di loro che finiscono per  sentirsi impotenti ed incapaci nel complesso percorso di inclusione di questi scolari nella comunità scolastica e, più ancora, nel loro progetto di vita.

(Si può parlare di inclusione quando all’interno di una comunità ognuno riveste un ruolo. Un ruolo che, però,  gli sia riconosciuto). Le soluzioni al riguardo possono essere semplici ma nella loro semplicità estremamente complesse o complesse e nella loro complessità estremamente semplici.

L’intervento primario con le persone diversamente abili mira al recupero ed al potenziamento delle potenzialità residue. Significa che è questo il presupposto dal quale partire senza la pretesa di poter eliminare la menomazione di qualsiasi natura o il deficit che essa comporti. Si possono invece ridurre od eliminare le cause che lo evidenziano.

La Costituzione recita:[…] rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto[…] impediscono  il pieno sviluppo della persona umana[…]

In questi , come in altri casi, gli ostacoli e le relative rimozioni non sono solo di natura architettonica, ma sono insite in comportamenti umani che poggiano molto sui princìpi di considerazione, accoglienza, tolleranza, comprensione, preparazione e formazione che coinvolgono l’intera società nella quale devono essere inclusi.

Non si tratta,quindi, soltanto di un modo di fare ma, piuttosto, di un modo di essere, di pensare, di agire all’interno del quale tutti (scuola, famiglia, agenzie educative, associazioni, laici, religiosi…) sono chiamati a dare il proprio contributo in un compito da assolvere  che è quello della trasmissione dei valori della cittadinanza, dell’appartenenza, della convivenza civile.

Può essere utile ricordarsi ogni tanto che: “ Il mondo sembra sempre più luminoso dietro un sorriso”

(Anonimo)

Pasquale Giuliano

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