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Paolo De Majo: “Disputa tra i Dottori” all’Annunziata, urge restauro | di Vincenzo Tartaglione

La grande tela raffigurante la “Disputa tra i Dottori” (o “Gesù nel Tempio tra i Dottori”) è una delle opere più importanti presenti nella chiesa dell’Annunziata di Marcianise; autore della tela è il pittore marcianisano Paolo De Majo, pittore che dipinge questa tela nello stesso anno, 1734, della grande tela della controfacciata del Duomo raffigurante “La Piscina Probatica”. In questo caso l’impianto scenografico è meno dominante.

La tela viene così descritta nel libro “Paolo De Majo. Pittura e devozione a Napoli nel secolo dei lumi” di M. A. Pavone: “…la “Disputa tra i Dottori” dell’Annunziata di Marcianise risente invece di quell’impianto scenografico barocco, ideato dal Guglielmelli nel 1684 per l’affresco giordanesco raffigurante la “Cacciata dei mercanti dal Tempio” della chiesa dei Gerolamini; da cui è ripresa appunto l’idea dell’accentrarsi dei colonnati sulla sommità del piano dove gli ampi gradini vengono a congiungersi da destra e da sinistra. All’interno di tale composizione trovano spazio le numerose figure, rivestite di abbondanti e articolatissimi panneggi, desunti si dal Solimena, ma condividendo col De Dominici l’opinione che “il dipingere più panni addosso a una persona nasce da una mente molto feconda, a partorir nuova foggia di vestimenti, per rendere più ricche, e più graziose le sue figure”; opinione che già il Maratta aveva manifestato, secondo quanto scrive il Bellori, evidenziando come rispetto alla raffigurazione degli ignudi, “i panni non hanno forma naturale e dipendono in tutto dall’arte e dall’erudizione del disegno in saperli adattare”. Sia per identità di panni che di configurazione tipologica, il S. Giuseppe della “Disputa” è il medesimo del contemporaneo “S. Pietro che Battezza”, dipinto a fronte del “S. Paolo che predica” per la Casa della Madonna dei Monti; e così molti personaggi presenti nella tela diverranno tipici del pittore. I Dottori poi, nella parte alta del dipinto, illustrati nella varietà delle espressioni, in quel misto di stupore e di risentimento, sono presentati con una grande varietà di vesti, alcune delle quali, dai risvolti preziosi e lucenti, riscoprono momenti di affinità anche con composizioni demuriane. La stessa costruzione della figura di Cristo rivela punti di contatto con i procedimenti tipici del De Mura di quegli anni, che avrebbero trovato sempre maggiore affermazione come dimostrano sia i bozzetti per gli affreschi di S. Giuseppe dei Ruffi, con le “Glorie di Santi”, oggi al Museo del Pio Monte di Misericordia, siai prodotti più tardi, quali la “Allegoria delle Arti” del Museo del Louvre. Se in parte Paolo si sforzava quindi di dare continuità, nella “Disputa”, alla visione solimenesca manifestata nella “Assunzione della Vergine” per la volta della stessa chiesa, si riservava però interventi che già preludevano ai successivi sviluppi. Certo alla cura del dosaggio chiaroscurale e della distribuzione delle ombre in base alle presenze corporee si contrapponeva una predilezione per formulazioni geometrizzanti, come nel caso delle teste dei dottori posti dinanzi al Cristo, in cui emergevano manifestamente sedimentazioni culturali arcaiche, di stampo antonellesco, che avevano trovato entusiastica ripresa in ambiente napoletano, anche durante il seicento. In questa tela, come in quella del Duomo, alla valorizzazione di possenti anatomie si accompagna l’illustrazione di profondi stati emozionali: il volto del vecchio in basso a destra è caratterizzato a seguito di una forte illuminazione, da una nervosa contrazione muscolare, cui corrisponde il cipiglio indispettito del Dottore che va incontro al giovane portatore di libri. Pertanto nelle due immense tele di Marcianise Paolo si impegnò ad organizzare l’ampio discorso compositivo secondo una statica alternanza di partiture luce-ombra, volendo riproporre con significativa semplicità quel complesso repertorio di cultura neo cinquecentesca che aveva trovato nella “Cacciata di Eliodoro dal Tempio”, del Solimena al Gesù Nuovo, un’armoniosa sintesi di intonazione classica tra le figure, colte in perfetti movimenti, e la solenne ambientazione classica spaziale. …”

La tela come rilevabile dall’iscrizione presente in basso a sinistra è stata restaurata nel 1977; anche se sono passati 41 anni, presenta uno stato di conservazione precario. In particolare la tela è raggrinzita in più punti e poi presenta sollevamenti e alcuni fori/buchi in particolare nella parte destra (zona centro destra), guardandola di fronte. Questi ultimi danni sono stati causati, come documentato anche da questo giornale, dalla tempesta dell’11 settembre scorso che danneggiò in modo serio altre parti/zone della chiesa (copertura/vetri). Si spera in un concreto interessamento di tutti per cercare di far in modo che si possa procedere quanto prima con un intervento di restauro e porre rimedio alle ferite inferte dalla tempesta.

Vincenzo Tartaglione

Bibliografia/sitografia/fonti storiche
Libro: “Paolo De Majo. Pittura e devozione a Napoli nel secolo dei lumi”
Autore: Mario Alberto Pavone
Edizione: Società Editrice Napoletana
Anno di pubblicazione: Napoli 1977
(descrizione della tela a pag. 20-21-22)

Francesco Solimena
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Solimena

Paolo De Majo http://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-de-maio_%28Dizionario-Biografico%29/ – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 38 (1990)

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Alfonso Alberico - Marcianise

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