La grande tela raffigurante “L’Assunzione della Vergine” si trova al centro del cassettonato ligneo della chiesa della SS. Annunziata di Marcianise; autore dell’opera d’arte, risalente al 1697, il grande Maestro dell’arte e soprattutto della pittura napoletana del 600 e del 700 Francesco Solimena. La tela è adornata da un’artistica cornice dorata di artigianato napoletano.
L’opera viene così descritta nel libro “La Chiesa dell’Annunziata in Marcianise” di Salvatore Costanzo: “Attraverso i suoi primi affreschi come quelli di S. Giorgio a Salerno, il Solimena portò rapidamente a conclusione una fase di sperimentazione delle varie componenti culturali su cui si erano appuntati i suoi primi interessi e definì già connotati in una maniera fortemente individualizzata per una ferma monumentalità della composizione nel suo complesso e delle singole figure, la solida costruzione della quale è fatto risaltare dalle ampie zonature di chiaro e di scuro. Fin da quel momento, dunque, la pittura del Solimena pose almeno le premesse per una alternativa alla pittura del Giornano, che venne a precisarsi attraverso una laboriosa registrazione delle specifiche proprietà linguistiche, ed addirittura lessicale della maniera realizzata con gli affreschi di Salerno. Gli anni tra il 1681 e il 1684 videro il Solimena tutto intento a tale registrazione, che si produsse con un costante potenziamento di capacità espressiva. È proprio di questo periodo la tela che si trova al centro del soffitto della navata centrale dell’Annunziata di Marcianise raffigurante l’Assunzione di Maria Vergine: Cristo alla destra del padre, tende alla Vergine la corona di gloria, gli Apostoli assistono alla scena in estasi religiosa. Questo dipinto (1) contribuisce a comprendere il primo ulteriore passo dell’artista in questo meditato e sicuro procedere sulla sua via, chiarendo ancor meglio il processo in corso: entro schemi compositivi e iconografici quasi altrettanto obbligati quanto quelli di un genere letterario, il Solimena riesce a costruire con invenzione tutta propria strutture monumentali, scandite con enfasi severa dalle stesure delle ombre che, con i loro toni bruciati e secchi, contengono quasi come entro una profilatura continua le zone in cui è invece più animosa spezzatura pittorica. E’ in tale modo tutto il tono della rappresentazione che acquista un’appassionata sostentezza grazie ad una proprietà di linguaggio che è tale da coprire la trama delle varie componenti culturali che pur restano sempre le medesime. Nei dipinti, come l’Assunzione della Vergine” dell’Annunziata di Marcianise, che segnano tra il 1680 e il 1684 il traguardo della prima maturità dell’arte del Solimena, si nota il comparire ancora frequente di aspetti di evidenza “reale”, per il modo con cui sono segnatamente rappresentati molti particolari e però non per questo può trarsi la conclusione che in quei dipinti si realizzi un patetico o quasi eroico risorgere di sentimenti naturalistici. Ma, del pari, le pur vistose riprese dalle morfologie e dal lumeggiato pretiani, denotano certo il permanere dei medesimi sensi poetici e della drammatica moralità che furono propri del Preti stesso. Il Solimena dunque abbandona la posizione barocca disponendo le immagini in una ferma struttura compositiva, in una luminosità che porta alla meditazione.”
QUESTA LA NOTA: “NOTA 1: lo stato di conservazione dell’opera è pessimo. La tela presenta delle lacerazioni e dei buchi. Vi sono tracce di umidità dovute ad infiltrazioni d’acqua. È auspicabile – con urgenza – un intervento di restauro completo non più rimandabile, prima che essa si rovini irrimediabilmente, prevedendo la foderatura, la pulitura e integrazione pittorica delle parti mancanti della superficie pittorica.”
La nota qui riportata fa parte sempre del libro di Salvatore Costanzo sulla chiesa dell’Annunziata (vedi bibliografia) che risale al 1991, 27 anni fa. La tela si trova in condizioni fatiscenti; i colori sono sbiaditi, i lineamenti dei personaggi si distinguono in alcuni punti con molta difficoltà. L’opera presenta anche alcune macchie e dei fori (come da nota sopra) in alcuni punti. In questi anni trascorsi dal 1991 le condizioni in cui si trova la tela sono peggiorate.
L’usura del tempo e la tempesta dell’11 settembre scorso hanno ulteriormente compromesso lo stato di conservazione di questa importante opera d’arte che abbiamo a Marcianise con infiltrazioni d’acqua che hanno interessato anche la lavorata e artistica cornice d’orata intorno alla tela. Si deve trovare una soluzione, un modo per procedere con un restauro magari coinvolgendo aziende, enti, e/o privati, tutti coloro che sono disposti a contribuire economicamente per il recupero dell’opera.
E’ importante procedere con un restauro, è importante intervenire al più presto, prima che sia troppo tardi.
“Francesco Solimena, noto come l’Abate Ciccio (Canale di Serino, 4 ottobre 1657 – Barra, 5 aprile 1747), è stato un pittore e architetto italiano.
Considerato uno degli artisti che meglio incarnarono la cultura tardo-barocca in Italia. Si formò presso la bottega del padre Angelo, a Nocera dei Pagani (il nome con cui era conosciuta in passato, tra XVI secolo e il 1806, una civitas che comprendeva un’ampia porzione dell’agro nocerino, formata da 5 attuali comuni: Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara), città originaria della madre, Marta Resigniano, dove viveva la sua famiglia, rifacendosi dapprima alle opere di Francesco Guarini e successivamente, trasferitosi a Napoli e resosi autonomo nello stile, cominciò a guardare con interesse alla pittura scenografica e fantasiosa di Luca Giordano e a quella tenebrista di Mattia Preti.
Fu avviato alla pittura durante una visita a Nocera dei Pagani del cardinale Pietro Francesco Orsini, il futuro papa Benedetto XIII, che osservate alcune opere del giovane consigliò al padre Angelo (che lo ospitava nel suo palazzo) di avviarlo alla pittura perché il ragazzo dimostrava un talento poco comune.
Un ritorno ai lavori giovanili si andò evidenziando a partire dal 1735 come ad esempio nei dipinti realizzati nella Reggia di Caserta su committenza di Carlo di Borbone.
Lavorò per le maggiori corti europee, pur senza muoversi quasi mai da Napoli.
Morì nella sua villa di Barra il 5 aprile 1747”
RETTIFICA/CORREZIONE: nel precedente articolo “Paolo De Majo: “Disputa tra i Dottori” all’Annunziata, urge restauro” c’è stato un errore che riguarda l’anno. Paolo De Majo, vissuto nel 700, dipinge la tela nel 1734 (non 1934) in contemporanea con la controfacciata del Duomo. Quindi Paolo De Majo, “Disputa tra Dottori” anno 1734, in basso a destra della tela l’anno è scritto in numeri romani.
In ultimo due immagini, in una la tela del Solimana con la cornice, nell’altra il dipinto da un’immagine trovata in internet. Si può chiaramente rilevare la differenza tra il cattivo stato di conservazione della tela e l’immagine trovata in internet dove si vedono bene colori, personaggi e la chiarezza della scena rappresentata.
Vincenzo Tartaglione
Bibliografia/sitografia/fonti storiche
Libro: “La Chiesa dell’Annunziata in Marcianise”
Autore: Salvatore Costanzo
Edizione: Clean Edizioni
Anno di pubblicazione: 1991
Capitolo II (2) “Varietà di indizi della pittura napoletana del 700 da pag. 77 a 87
Paragrafo :” La tela della “Assunzione di Maria Vergine “ dell’Annunziata di Marcianise nel quadro Artistico del Solimena” pag. 77-78
NOTA a pag. 86
Francesco Solimena
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Solimena
Paolo De Majo http://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-de-maio_%28Dizionario-Biografico%29/ – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 38 (1990)