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“È un bambino bisognoso di tanto affetto”. Autismo e scuola: parliamone | di Pasquale Giuliano

Perché lo avrà fatto poi, non lo capirò mai. La volta scorsa, eravamo alla prima ora, era arrivato nervoso ed in classe era incontenibile. Si muoveva da un punto all’altro, mettendo a dura prova la professionalità della docente di sostegno. Forse aveva avuto qualche problema a casa, era venuto a scuola malvolentieri  e, quindi, cominciava a dare sfogo alla rabbia a stento contenuta.

Adesso siamo alla quarta ora. Finora non è accaduto niente di particolare, ha lavorato al suo posto. Prima gli esercizi, poi i pastelli. Ogni tanto si è guardato attorno soffermando la sua attenzione sulle finestre, i compagni, qualche astuccio sui banchi. Poi si è alzato, si è spostato ed è rimasto in piedi appoggiato sul banco. La professoressa lo sta tenendo sotto controllo con lo sguardo passando dalla lavagna, sulla quale sta scrivendo, ad i suoi movimenti.

A questo punto si è avvicinato alla sedia vuota, si è appoggiato allo schienale facendo presa con le mani e, all’improvviso, me l’ha scagliata contro. Con qualche saltello è rimasto nell’angolo con lo sguardo soddisfatto. La sedia mi è arrivata addosso carambolando sul banco e colpendomi al braccio ed alla spalla. Siamo rimasti tutti sgomenti. La professoressa si è diretta verso di me mentre richiama lui che sorride sornione. Sono spaventata e senza parole. Il braccio mi fa male ma, per fortuna, non molto. La professoressa è vicina a me, mi tocca, mi scopre il braccio per cercare di capire se ci sono ferite. Sul volto le si leggono  il dispiacere e la preoccupazione per me, per gli altri, per quanto è successo. Nessuno si è mosso dal proprio banco.

Di Nicola ci hanno già parlato, sappiamo tutti che è un bambino che ha bisogno di particolare comprensione e noi tutti, insieme ai docenti, lo abbiamo accolto in classe con affetto e ci prodighiamo affinché stia bene con noi. Anche i nostri genitori ci hanno detto più volte di essere pazienti e tolleranti. È un bambino bisognoso di tanto affetto. Al suo posto potremmo esserci noi. Però come è triste vivere questi momenti. Come è triste vivere la sua presenza con paura. Come è triste dover pensare che da un momento all’altro possa accadere qualcosa che debba interrom-pere la serenità. Meno male che la pioggia dura poco e che, anche dopo questi episodi, il sole splende di nuovo ed il cielo torna sereno.

Marianna – compagna di classe

Pasquale Giuliano