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Inchiesta Caffè Procope sull’ex centro commerciale “I Giardini del Sole” di Capodrise: da modello di riferimento negli anni ’90 all’attuale degrado. Le proposte per rilanciare l’area [Guarda la nostra esclusiva video inchiesta]

Il Centro Commerciale “I Giardini del Sole” di Capodrise è stato il primo vero Centro Commerciale della provincia di Caserta e dell’intera Campania. Rappresentò per anni un’autentica rivoluzione nel modo di intendere lo shopping in Terra di Lavoro. Per la sua posizione periferica, a ridosso del casello autostradale (A1), era facilmente raggiungibile anche dai comuni dell’hinterland napoletano, dell’alto casertano e anche dal Lazio. Il Centro fu inaugurato il 15 giugno del 1992 e si sviluppava su una superficie di circa 20.000 mq. Il parcheggio poteva ospitare fino a 1.200 auto. La galleria commerciale accoglieva circa 24 attività commerciali (le principali insegne erano rappresentate dai marchi Autogrill, Spizzico, Bata Superstore, Calzalady, Original Marines, Camomilla, Jean Louis David, Mit Net) oltre all’ipermercato Carrefour. Con la nascita di molti centro commerciali concorrenti nel territorio, il colosso Carrefour nel 2011 abbandonò Capodrise e optò per il vicino più grande e moderno Centro Campania.  Gli spazi furono sostituiti dall’Iperspar del gruppo Eurospar, la cui attività è durata solo fino a giugno 2013, quando anche il nuovo gestore ha nuovamente abbassato le saracinesche dell’ipermercato. Le ripetute chiusure hanno infatti messo a dura prova la tenuta dei singoli negozi e le abitudini dei consumatori. Da allora iniziò un lento ed inesorabile declino che ha portato alla chiusura di tutti i negozi oltre che dei due store Mercatone Uno e Mister Brico. Quest’ultimo, che nasceva come mega store per il bricolage ed il “fai da te”, negli anni diventò un punto di riferimento per il settore vivaistico ed il giardinaggio.

Causa della chiusura definitiva e dell’attuale abbandono è stato senza dubbio l’aumento nella concorrenza con le strutture vicine. L’inizio del declino coincide con l’anno 2007, quando viene inaugurato a Marcianise il Centro Commerciale Campania che può contare su 108.000 m2 di GLA (dall’inglese Gross leasable area, parametro utilizzato per la classificazione dei centri commerciali e indica la misura, in metri quadri, della superficie utile a produrre reddito ), che ha assorbito gran parte dei consumatori del bacino di utenza capodrisana. Inoltre la classica distribuzione delle attività sulla galleria commerciale (ipermercato da una parte e piccoli punti vendita dall’altra), la qualità architettonica della struttura, la ridotta dimensione in confronto ai concorrenti e i continui cambi di insegna, hanno definitivamente condannato la struttura ad avere un ruolo marginale alle dinamiche di consumo dell’area. Il centro di Capodrise, che per anni ha fatto parte di quell’insieme di strutture deboli e dal futuro incerto, è stata vittima di un’errata programmazione e dell’apparente saturazione del mercato. 

Al momento l’area dell’ex centro commerciale si presenta come un enorme spazio vuoto vittima continua di sversamenti di rifiuti (anche pericolosi come lastre di amianto) e presa di mira da ladri di rame (il cosiddetto “oro rosso” che viene rivenduto al mercato nero per circa 7 euro al chilogrammo) e di metalli vari. La zona, che è stata oggetto di numerosi incendi dolosi, nel 2014 è stata chiusa al traffico veicolare (congiungeva via Retella a Capodrise con viale Europa a Marcianise) attraverso sbarre e dissuasori New Jersey. Nonostante ciò continua ad essere frequentata con incursioni diurne e notturne. Oltre a giovani writers, che ne utilizzano i muri per dare sfogo alla propria arte, bande di ladri sono sempre alla ricerca di qualche cosa ancora da depredare mentre i prati interni sono periodicamente attraversati da greggi di pecore.

Il problema del riutilizzo di grandi contenitori del tempo libero e della distribuzione commerciale moderna che attualmente giacciono abbandonati riguarda molte aree urbane dell’Europa e del nord America. L’architettura moderna, insieme agli operatori politici e sociali, si preoccupano di elaborare interventi di recupero con lo sviluppo di progetti cosiddetti di demalling. “Demalling” indica letteralmente il processo con cui il centro commerciale smette di essere ciò che è o che era e si trasforma in qualcos’altro. Strutture dismesse sono state così riusate come musei, uffici, biblioteche, scuole, chiese, orti sociali e centri sportivi, con interventi che, in alcuni casi, ne hanno mantenuto la funzione commerciale, integrata però con attività complementari come residenze, uffici e servizi pubblici. Altre ancora sono state riconvertite a formati commerciali più apprezzati dai consumatori o demolite, lasciando spazio a nuovi quartieri urbani.

Di seguito la nostra video inchiesta:

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Alfonso Alberico - Marcianise

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