Roberto Saviano ricorda la figura di Mimmo Brillantino, morto lunedì scorso a 76 anni a Marcianise. Ieri sulla pagina nazionale Saviano gli ha dedicato un lungo articolo e poi una toccante testimonianza video su Repubblica.it: “uno dei più grandi allenatori di boxe olimpionica d’italia e del mondo”, scopritore di grandi pugili tra cui Angelo Musone e Clemente Russo, ma soprattutto riferimento per i giovani di Marcianise, in provincia di Caserta, che attraverso lo sport trovavano una strada alternativa all’arruolamento nei clan malavitosi. “Per lui la boxe non era violenza, l’avversario si rispetta perché fa emergere i tuoi limiti”.
Questo il racconto un po’ romanzato che fa lo scrittore del maestro: “In un garage lì vicino, a Capodrise, aprì una palestra insieme ad altri appassionati di pugilato. Non l’aprì con l’intento di fare soldi: aveva già il suo stipendio da sottufficiale dell’Aeronautica militare. Era solo un garage, ma lo chiamarono “Excelsior”, serviva un nome che racchiudesse in sé tutta la forza del sogno. Il ring venne costruito con le pedane della frutta, le corde con trecce di canapa presa in campagna. Brillantino e i suoi amici seppero trasformare quel garage riadattato artigianalmente in una delle palestre di boxe di maggior successo al mondo in termini di medaglie. Vi chiederete: ma perché aprire una palestra di pugilato in un territorio in cui tutti hanno sempre giocato a calcio? Perché la boxe a Marcianise, Brillantino l’aveva vista praticata nelle aie, nelle stalle. L’avevano portata gli americani durante la Seconda guerra mondiale: mentre a Caserta, nel palazzo reale, il legato delle SS Wenner firmava la capitolazione tedesca, i soldati americani andavano in giro a cercare sparring partner tra bufalari e contadini, coltivatori di foglie di tabacco e muratori, per poi sfidarli nelle campagne dei Mazzoni. Proprio dall’America arrivò il primo successo dell’Excelsior di Brillantino, con Angelo Musone, un peso massimo straordinario che riuscì ad arrivare alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984″.