Gli ultimi dati sullo stato delle famiglie italiane sono a dir poco allarmanti: la povertà è in aumento, in particolare tra le fasce più giovani della popolazione. I giovani italiani hanno ed avranno mediamente un tenore di vita inferiore a quello dei propri genitori. Inoltre, la forbice tra ricchi e poveri si è allargata ancora di più, mettendo a dura prova la classe media della popolazione sempre più in difficoltà.
Dove va ricercata la causa di tutto ciò?
La grave crisi finanziaria che ha colpito tutto il mondo occidentale riesce a dare solo in parte una risposta al quesito. Sono trascorsi ormai dieci anni dalla crisi e paesi come l’Italia, annoverabile tra quelli maggiormente industrializzati, hanno già da qualche anno dato segnali di ripresa della crescita. L’Italia, invece, è ancora ferma al palo, nonostante negli ultimi mesi ci sia stato qualche timido segnale di risveglio.
E’ ancora troppo poco. Viene, allora, spontaneo chiedersi: perché l’Italia non riesce più a crescere? Perché l’occupazione non decolla? Perché i giovani vanno all’estero alla ricerca di opportunità all’altezza delle loro conoscenze ed aspettative?
La risposta, pur non semplice, proviamo a racchiuderla in un sola parola: produttività.
La produttività va intesa come la quantità di beni e/o servizi che si producono a parità di ore lavorate. Quindi non si intende, come comunemente ed erroneamente si fa, in un aumento dell’orario di lavoro, ma in una maggiore efficienza dello stesso.
Se un’azienda produce cento unità di prodotto con dieci lavoratori in dieci ore, la sua produttività sarà pari ad uno. Se la stessa azienda produce duecento unità di prodotto con gli stessi dieci lavoratori nelle stesse dieci ore, la sua produttività sarà pari a due.
L’aumento della produttività, porterà come conseguenza un aumento dei ricavi per l’azienda a parità di costi di produzione. Unica possibilità per puntare anche ad un aumento dei salari. Ma come si ottiene una maggiore produttività del lavoro?
Con l’introduzione di nuove tecnologie, nuove conoscenze, nuove infrastrutture, nuovi processi e nuovi regolamenti. Bisogna quindi favorire gli investimenti pubblici e privati in questi settori, con lo scopo unico di aumentare la produttività del lavoro.
Nella realtà, invece, accade il contrario. L’unico modo, per la maggior parte delle aziende italiane, di aumentare la produzione nel lungo termine è quello di aumentare le ore lavorate.
Ma essendo le ore lavorate un costo per l’azienda, oltre ai ricavi aumenteranno anche i costi e, di conseguenza, gli utili resteranno allo stesso livello a meno che non vengano aumentati i prezzi di vendita dei beni o diminuiti i salari. Una riduzione dei salari reali e quindi dei redditi comporta una riduzione della spesa delle famiglie, una riduzione dei ricavi per le imprese e così via. Tutto fermo. Non c’è crescita.
Oppure accade che l’azienda, non incentivata, rinunci ad investire in nuove tecnologie e conoscenze ed un’azienda che rinuncia ad investire è un’azienda morta in un Paese fermo.
Tutto quindi passa per la produttività. Non a caso, in Italia, salari e crescita sono al palo da quando è ferma la produttività.
A noi la scelta: o povertà o produttività.
Vincenzo Delle Curti
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