Questa storia delle minacce al sindaco Velardi sta facendo molto male alla città, non tanto per i riverberi all’esterno, certamente anche per quelli, ma ancor di più per il clima di sospetto, per la paura piuttosto che per il sorriso malizioso di chi pensa, questo la sa lunga, ci sta prendendo per i fondelli. Io penso che sia arrivata l’ora di dire basta a questo continuo stillicidio di sospetti e di ombre che si allungano sulla città. Noi non abbiamo bisogno di ciò, gli investitori richiedono città sicure, città protette non città lacerate nel tessuto sociale. Città unite e solidali nell’affrontare sfide e rischi, insieme, per il bene comune, anche con posizioni distanti per ideologie e metodi, non città in cui si minano i capisaldi della convivenza pacifica, la chiesa, gli organi di controllo e vigilanza, le istituzioni, le opposizioni che comunque hanno un peso ed un senso nelle democrazie occidentali. Pare che tutto abbia un filo conduttore, ad iniziare dalla campagna elettorale e via via continuando fino alle recenti interviste giornalistiche e televisive. Non senza ricordare il flashmob, che per definizione, ha carattere di improvvisazione mentre risulta organizzato preventivamente e con largo anticipo.
Chi scrive è stato vicino al sindaco in campagna elettorale, sin dai primissimi passi, quando c’incontravamo non eravamo più di 5/6 persone. Ho creduto in lui e voglio continuare a crederci, ho ammirato la sua forza, il suo impegno e la sua costanza elettorale arricchita da un programma di lungo respiro. Io non posso non essere vicino al mio sindaco minacciato dalla camorra, chissà per quale fine. La storia della casa sottratta al clan dei Belforte? Ma quella casa era confiscata da anni e, mai sarebbe potuta ritornare nella disponibilità, di quella famiglia, del clan, un clan distrutto e decimato dalla giustizia i cui eredi devono avere la forza e il coraggio di costruirsi una vita nuova. Non mi viene altro da ricordare di un certo peso, se non l’accordo con l’ISE, l’abbattimento di qualche catapecchia, l’allontanamento di alcune famiglie che ingiustamente occupavano degli immobili non di loro proprietà, un po’ di turnover praticato sulla casa comunale.
Marcianise nel passato, ha vissuto momenti bui, terribili, da far tremare i polsi, da far bollire il sangue nelle vene. In primis il coprifuoco, una macchia infamante che nessuno potrà mai cancellare. Unica città in Europa a subire l’onta del tutti a casa in tempo di pace, lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche. E “last but not least”, le intimidazioni con spari negli infissi al sindaco e ad un assessore delle passate amministrazioni. Un momentaccio, una pagina nera, insomma, quel periodo !!!! Adesso cosa avviene tanto da far spaventare il nostro sindaco? Quali sono gli interessi toccati, chi pone ostruzione alla forza riformatrice, chi ostacola la legalità nelle sue espressioni ormai diffuse e perseguite? E quali sono i motivi per i quali il sindaco si rivolge ai mass media, ai giornali e alle tv, e non al popolo che lo ha voluto e l’ha votato? Perché, gli estremi secondo quanto si racconta ci sono, non si convoca un Consiglio Comunale aperto e monotematico in cui tutti, maggioranza e opposizione, alla presenza dei cittadini, possano parlare di quello che ancora una volta rischia di gettare fango sull’intera comunità marcianisana? Questo sindaco che in campagna elettorale ha raccolto e messo insieme folle straripanti, perché fa rappresentare i propri timori, le proprie preoccupazioni, a quattro scalmanati mal mascherati, che vengono costretti ad inscenare un mal riuscito flashmob?
Questo sindaco ha mezzi e capacità, in presenza di un pericolo reale e immediato, per fare meglio. Questo suo modo di fare, questo suo continuo cercare la ribalta, rischia di non essere credibile. Una persona in pericolo cerca amici, non crea dissenso, non crea oppositori. Signor Sindaco ritrovi l’umiltà, quella in cui tanti di noi hanno creduto, ricrei quell’ambiente preelettorale intorno a sé, l’entusiasmo di allora, perché è la parte buona della città che la sta abbandonando, quella maggioranza che assiste incredula ma silente. La città ha bisogno di guardare il futuro con fiducia, non di rincorrere le paure e le ombre del passato.
Felice Colella