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I ragazzi del “Quercia” protagonisti a #ioleggoperché

#ioleggoperchè è una grande raccolta di fondi a sostegno delle biblioteche scolastiche. È la più grande iniziativa nazionale di promozione della lettura ed è organizzata dall’Associazione Italiana Editori. è alla terza edizione. Grazie all’energia e all’impegno di messaggeri, librai, insegnanti e cittadini di tutta Italia e degli editori che hanno contribuito, nel 2016 sono stati donati alle scuole 124.000 libri, andati ad arricchire il patrimonio librario delle biblioteche scolastiche.

Da sabato 21 a domenica 29 ottobre 2017, nelle librerie aderenti sarà possibile acquistare libri da donare alle Scuole dei quattro ordinamenti: Scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di primo e secondo grado.

Al termine della raccolta, gli Editori contribuiranno con un numero di libri pari alla donazione nazionale complessiva (fino a un massimo di 100.000 volumi), donandoli alle biblioteche scolastiche e suddividendoli secondo disponibilità tra tutte le Scuole iscritte che ne faranno richiesta attraverso il portale. il Liceo Federico Quercia di Marcianise, diretto dal dirigente scolastico Diamante Marotta,  ha aderito al contest, gemellandosi con la libreria “Feltrinelli” di Caserta. Gli studenti, coordinati dalla professoressa Maria Delle Curti, hanno messo in scena uno spettacolo, leggendo testi e cantando canzoni sull’onda del mito.

Non miti qualsiasi, ma hanno scelto di parlare del mito come “la soglia che separa vita e morte, luce e ombra”.

E quale mito può meglio spiegare questa concezione, se non il mito di Orfeo ed Euridice? Ma perchè Orfeo, dopo aver convinto i numi dell’Ade a farsi restituire la sua Euridice, proprio quando ormai era fatta e si vedeva ormai la luce in fondo al buio, si gira e perde per sempre la sua amata?

Per spiegarsi questo “fatale errore”, o quel che sia stato, i ragazzi hanno scelto di interpretare un testo di Cesare Pavese: L’inconsolabile (da Dialoghi con Leucò). Per restare sul tema dell’amore e della morte hanno poi interpretato il dialogo fra Amleto ed Ofelia di Shakespeare, che si è concluso con questa riflessione:

“La dolce fanciulla, come un tenero fiore, un giglio bianco, traspare stesa nell’acqua. Nell’acqua c’è il suo riflesso e nel fiume nero giace il suo corpo. L’acqua è quel sottile spaesamento fra la vita e la morte, è il riflesso della persona e il suo doppio, specchio sottile fra la luce e ombra”. Alla fine, punto d’incontro di tutti questi significati nascosti dentro il mito, c’è la narrazione della triste storia e triste destino di Eco e Narciso.

“Così ancora una volta l’acqua, la vita e la morte ritornano nel mito. Eco e Narciso, destinati alla solitudine, sono entrambi accomunati dal dolore di una mancanza: la ninfa, rifiutata da Narciso, ridotta a puro suono, non è che l’eco di se stessa, non è più vita in quanto tutto l’umore del suo corpo si disperde nell’aria; Narciso, innamorato della sua immagine, vorrebbe sdoppiarsi, ma ciò è impossibile. Anche lui si consuma, diventando fiore.”

Flavia Trombetta, alunna della IIL liceo classico

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Alfonso Alberico - Marcianise

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