A proposito dei dossi artificiali in Via San Giuliano, nel mese di luglio 2011, sul giornale “Marcianise Digest” usciva questo articolo (vedi allegato) a firma di Gianni Di Dio, in cui già si prevedeva quello che sarebbe successo quando una strada del centro viene privata della sua pavimentazione di Basolato (oltretutto secolare) e spalmata con untuoso asfalto:
“Settembre 2010: la polizia blocca i lavori in Via Musone perché la ditta non era in regola; i lavori riprenderanno qualche settimana dopo. Maggio 2011: la soprintendenza blocca i lavori in Via San Giuliano perché la progettazione non rispettava alcuni regolamenti; anche in questo caso i lavori riprenderanno qualche settimana dopo. Entrambi gli interventi prevedevano la rimozione di una pavimentazione lapidea in cambio di un manto d’asfalto. Già in precedenza, altri lavori pubblici sono stati bloccati dalla soprintendenza, ma ad accorgersi delle irregolarità sono sempre stati i cittadini e mai gli amministratori, siano essi di maggioranza che di opposizione. Purtroppo, però, in tutti i casi, i risultati non sono mai quelli sperati da chi difende i valori della città, e dopo oltre centocinquant’anni, Marcianise ha perso altre sue strade basolate con cura e sacrifici da chi l’ha vissute prima di noi. L’asfalto, quello che incita alla velocità, è ora servito. La futura procedura, quasi obbligata, ormai la conosciamo a memoria: appena dopo la fine dei lavori, il lungo tratto rettilineo di Via San Simeone, Via Cesare Battisti e Via San Giuliano sarà munito, in seguito alle proteste degli abitanti, di obbrobriosi dossi artificiali per ostacolare le lunghe e pericolose corse di auto e motociclette, spinte a tutta velocità dai soliti pirati della strada; e se, puta caso, il manto dovesse rovinarsi troppo presto rispetto agli accordi di un contratto che si rispetti, le “pezze a fuoco” per rattoppare le pozzanghere, saranno pagate sempre dai cittadini e quasi mai da chi ha operato male. Troppi sono i lavori sul territorio che andrebbero seguiti con più attenzione. Se ogni associazione locale, tra le centinaia esistenti, “adottasse” un lavoro pubblico oppure qualche problematica cittadina, probabilmente molte cose prenderebbero un piega completamente diversa”.