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Uomo-Macchina: incontro o scontro? | di Vincenzo Delle Curti

In questi anni, mentre gli effetti della grande crisi partita nel 2008 si fanno ancora sentire, stiamo vivendo un processo che si può definire a tutti gli effetti la quarta rivoluzione industriale, la quale nel giro di qualche anno andrà a modificare il nostro modo di vivere, di pensare e soprattutto di lavorare. All’inizio di ogni grande rivoluzione industriale si riapre il dibattito, facendo le opportune distinzioni storiche, sugli effetti che la stessa produrrà nel mondo del lavoro: “le macchine sostituiranno l’uomo?”.

Certo è che le nuove tecnologie avranno un forte impatto nelle diverse fasi di progettazione e produzione industriale. Se pensiamo all’open data che permette a diverse persone di partecipare contemporaneamente all’evoluzione di un servizio o prodotto, oppure al “cloud computing”, cioè la distribuzione di servizi di calcolo, come server, risorse di archiviazione, database, rete, software, analisi e molto altro, tramite Internet, ci rendiamo conto di quanto le nuove tecnologie impattino già nella fase di ideazione e progettazione del nuovo.
Anche le successive fasi di produzione non sono immuni dall’avvento delle nuove tecnologie.
Ad esempio, una volta che le aziende hanno raccolto dati sufficienti è necessario analizzarli e ricavarne un valore. A svolgere questo compito sono ormai grossi, ma mini nelle dimensioni, cervelli elettronici che attraverso algoritmi riescono ad analizzare una grossa quantità di dati ed a ricavarne le informazioni più utili in tempo reale. Grande impatto avrà anche il passaggio dal digitale, dal virtuale, al reale attraverso la manifattura additiva, la stampa 3D, la robotica, che incrementeranno il modo di ottimizzare le prestazioni ed i costi di produzione.

Una delle tecnologie di maggiore impatto sul mondo del lavoro è proprio la robotica e le domanda che molti studiosi e lavoratori si pongono sono: dobbiamo avere paura dello sviluppo della robotica? La robotica, insieme alle nuove tecnologie, distruggerà posti di lavoro?

Se nel breve periodo gli effetti potrebbero essere negativi, nel medio-lungo periodo, come ogni altra rivoluzione che ha toccato la nostra società, gli effetti saranno molto probabilmente positivi.
Infatti secondo diverse analisi non necessariamente si tratterà di distruzione di posti di lavoro, ma di trasformazione delle professionalità e di miglioramento delle condizioni sui luoghi di lavoro e dell’impatto ambientale.

Se le tre rivoluzioni industriali precedenti (quella del vapore, dell’energia elettrica e della prima informatizzazione) non hanno segnato l’uscita definitiva dal mondo del lavoro di segmenti della popolazione, ma piuttosto un cambiamento nel concetto di lavoro, trovando un nuovo equilibrio nell’occupazione, così accadrà con la quarta rivoluzione industriale ma ad una condizione: che si intervenga in anticipo sulle nuove e più alte professionalità che dovranno avere i futuri lavoratori, in particolar modo sulle abilità e conoscenze in campo digitale. L’innovazione dovrà coinvolgere anche la figura del lavoratore non solo delle macchine, altrimenti si creeranno posti di lavoro molto più lentamente di quanti l’innovazione ne faccia sparire. Se non vogliamo farci trovare impreparati da questa nuova ondata di tecnologia, dobbiamo muoverci e presto. Questo vale sia per il lavoro da operaio in fabbrica che per quello da impiegato alla scrivania.

Saremo pronti, in termini di conoscenze, ad affrontare nel migliore dei modi questo cambiamento? Non a caso l’ONU consiglia ai Paesi emergenti di affrontare il problema a partire dalla digitalizzazione e formazione nelle scuole. Consiglio, che secondo me, dovrebbe essere recepito anche dal nostro Paese e dal nostro sistema scolastico.

Se non possiamo battere i robot in termini di tempo utilizzato ed efficienza nello svolgere determinati compiti, dobbiamo imparare a convivere con loro ed a puntare su di loro.
Se sapremo cogliere velocemente questa nuova opportunità, partendo dalle scuole e dalla formazione, come Paese potremmo trovare nuova linfa per ritornare a crescere perché le nuove tecnologie porteranno anche tanti aspetti positivi, sia per i consumatori che per gli imprenditori e per gli stessi lavoratori. Infatti si stima un forte risparmio sui costi di produzione e sui tempi di lavoro. Risparmi che posso essere impiegati per impegnarsi in compiti ad alto valore aggiunto come la creazione di nuovi prodotti o tecnologie. In fin dei conti una macchina viene pur sempre programmata dall’uomo, che resta la tecnologia più evoluta che esista.

Vincenzo Delle Curti
vincenzo.dellecurti@pfafineco.it
339 678 10 90

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