A Marcianise, nel sito della Ecobat, 3,5 ettari di suolo industriale, pesantemente contaminato da piombo, con valori superiori alle soglie di rischio e completamente polverizzato e compattato, è stato utilizzato un compost che ha la funzione di risanare la struttura e la porosità del terreno, ridurre il rischio di sollevamento di polveri contaminate e ad aiutare le piante a crescere meglio oltre che estrarre più piombo. Questa particolare ed innovativa bonifica si è potuta realizzare attraverso il progetto Life Ecoremed, che ha anche come principale obiettivo quello di promuovere tecniche di bonifica dei suoli degradati in grado di ripristinare la fertilità agronomica, la multifunzionalità e l’identità del paesaggio. Il progetto, scritto nel 2010 da Massimo Fagnano, docente della Facoltà di Agraria dell’Università “Federico II”, con il ricercatore Nunzio Fiorentino, approvato dalla Commissione Europea e partito nel 2012, si è concluso pochi mesi fa, dopo cinque anni di lavoro. Da dicembre 2015 l’Università è stata contattata dal Commissariato alle bonifiche della Regione Campania e dalla Ecobat, multinazionale che ricicla il piombo delle batterie, che hanno affidato il risanamento di due aree molto estese: 60mila metri quadrati a Giugliano, nel fondo di San Giuseppiello sequestrato alla camorra, e 35mila metri quadrati a Marcianise.
Il LIFE+ Politica e governance ambientali rafforza il precedente programma LIFE-Ambiente, cofinanziando progetti innovativi o progetti pilota che contribuiscono all’attuazione della politica ambientale europea, nonché allo sviluppo di idee, tecnologie, metodi e strumenti innovativi. Fornisce inoltre un sostegno per il monitoraggio delle pressioni esercitate sull’ambiente (compreso il monitoraggio a lungo termine delle foreste e delle interazioni ambientali). Il CIRAM, Centro Interdipartimentale Ricerche Ambiente, ha presentato il progetto ECOREMED per il Bando LIFE-Environment 2011 che, dopo un lungo iter di selezione europea, è stato approvato. Sono previste anche la coltivazione di colture da biomassa con il duplice obiettivo di disinquinare o fitostabilizzare e produrre materiali utili per la filiera agro-energetica e della chimica verde. La Biorimediazione rappresenta una tecnologia efficace per ridurre la concentrazione d’inquinanti, con un tasso di rimozione che, in funzione della tecnica utilizzata e del tipo di suolo, può arrivare anche a rendere i suoli idonei alle colture alimentari in un numero limitato di anni (5-10). La frazione biodisponibile degli inquinanti inorganici (metalli) può essere rimossa con colture non alimentari a rapida crescita e perenni, capaci di impedire utilizzi impropri dei suoli inquinati (es. pascolo o coltivazioni di ortaggi). Tale processo può essere potenziato inoculando le colture con funghi micorrizici per migliorare l’efficienza di asportazione delle radici. Il contenuto di inquinanti organici (IPA, PCB, idrocarburi a catena lunga) può essere ridotto attraverso la biodegradazione da parte della microflora (batteri e funghi) del suolo potenziata dalla presenza stessa degli apparati radicali delle piante e dalla fertilizzazione con compost. E’ possibile accelerare la naturale biodegradazione degli inquinanti organici anche moltiplicando e reinoculando nel terreno microrganismi presenti nel suolo stesso selezionando quelli più efficienti.