Vorrei ricordare qui una figura di cospicuo valore che ha dato veramente una impronta culturale, sul piano umano e pedagogico, alla nostra Marcianise anche a livello nazionale: dico del prof. Francesco Valentino. Chissà com’è: i marcianisani non ricordano mai i loro concittadini migliori, ma fanno gran chiasso dei mediocri. Questo mio ricordo è diretto a chi non sa gran che di questo nostro illustre concittadino. Ecco:
Nel prestigioso mondo degli educatori non si può non incontrare un personaggio degno di ogni stima e ammirazione, il quale ha consumato più di 40 anni della sua vita nella scuola primaria, svolgendovi attività didattica con profonda consapevolezza del suo ruolo finalizzato alla formazione umana e culturale dei discendi, dedito non solo alla riflessione teorica del fatto educativo ma attivandosi nel contempo sul piano metodologico e didattico per essere efficace promotore di cultura e maestro di vita. E’ giusto ricordare qui il prof. Francesco Valentino (Marcianise 1926 – 2015), dottore in Lettere e Filosofia e docente titolare di cattedra presso il II Circolo Didattico “G. Pascoli” di Marcianise. L’uomo, però, era troppo schivo per accettare ogni riferimento sulla sua persona, ma non avrebbe potuto contrariarlo il fatto che mi senta sollecitato a riferire in merito al frutto dei suoi studi, delle sue riflessioni educative e della esperienza didattica quotidianamente vissuta, riportati in “Poesia, fantasia, filosofia: la didattica della creatività nell’esperienza educativa”, un tomo di ben 222 pagine (24 cm) edito da Armando editore di Roma nel 2002. Già il prestigio della casa editrice, che è specializzata nel settore pedagogico e didattico, dice il valore dell’opera in cui è posto in bella evidenza il rapporto filosofia-poesia-insegnamento nella scuola elementare. Tutto il discorso si fonda sul presupposto secondo cui le doti dell’uomo, le potenzialità psicofisiche e mentali di ogni essere umano, maturano, evolvono, si sviluppano e divenendo in virtù dell’esercizio costante si caratterizzano, procedendo secondo la logica propria dell’età evolutiva. Sicché, esercitare la fantasia, la dote tipica dell’età infantile, la quale non solo è fonte di poesia, costruzione (poesis – derivante dal verbo greco poieo = faccio – indica in buona sostanza ciò che s’inventa) di un mondo di idee, di emozioni, di aspirazioni secondo i bisogni dell’età, dice anche mettersi in relazione con l’ambiente di vita e con gli altri, esercitare una forma di lettura della realtà del mondo, aprendo così un varco alla conoscenza di sé e dell’altro da sé, è via verso la conoscenza e, quindi, verso la filosofia, verso cioè l’acquisizione di ciò che si è, si vuole e si può e ciò che ci circonda, ovvero di ciò che siamo e ciò che è ed esige l’ambiente. La tematica del testo pungola interesse e attenzione proprio perché nel corso storico del pensiero filosofico e pedagogico è assai dibattuta e controversa: a partire dalla filosofia greca la fantasia ora è contestata ora è esaltata. L’autore fa proprio il pensiero pedagogico fondato sul valore della creatività di cui la fantasia è principio essenziale, portandovi il suo prezioso contributo di idee e di esperienza. Punto di forza è il convincimento secondo cui la fantasia come attività cognitiva va guidata, ma senza forzature avvilenti, per non farla diventare pura sfrenata fantasticheria. Va incanalata lungo il cammino del bello del giusto del vero per essere mezzo di transito alla fase successiva dell’età evolutiva, quella in cui si acquista l’attitudine alla logica e, quindi, al pensiero cognitivo e critico. Perché l’attività didattica non può non essere finalizzata ad educare la persona in modo che transiti agevolmente da una fase all’altra dell’età evolutiva ed essere conformata alla situazione esistenziale dei discendi. Queste poche chiose spero siano utili ad aprire un pur modesto varco al più vasto discorso svolto sul tema dal prof. Francesco Valentino. Rilevanti informazioni, tuttavia, si possono ricavare dalla prefazione al libro su citato scritta da Lorenzo Lenzi, che puntualizza concetti che arricchiscono la conoscenza del lettore. Egli scrive: “Chi leggerà questo libro di Francesco Valentino sentirà, o risentirà se è o è stato lui stesso insegnante, il fascino sottile della scuola. l bambini, il maestro, l’attesa, l’attenzione, la lezione e il dialogo, il disturbo anche, e il ronzio, le voci aggraziate e sgraziate: la classe. Ma il lettore seguirà anche i profondi interessi teorici di Valentino, le sue sconfinate, e spesso aggiornatissime, letture di pedagogia, di psicologia, linguistica, teoria della letteratura.”. E, infatti, più avanti egli aggiunge: “Dalla sua Marcianise, nel retroterra campano, ha tenuto i contatti direttamente con Roma, con Ginevra e con Lovanio, con Cambridge in Inghilterra e con Cambridge Massachusetts. Niente di strano, nell’era della globalizzazione: la possibilità c’è, ma quanti ne approfittano? Valentino ha seguito con impegno e, direi con ardore, i grandi movimenti teorici del nostro tempo, tra gli anni Sessanta e l’inizio del nuovo millennio, senza lasciarsi sgomentare dalla valanga dei nuovi metodi e delle nuove teorie, ma anche senza cedimenti alle mode, riducendo sempre tutto al nocciolo essenziale”. E ancora più avanti: “… membro attivo di diverse associazioni di insegnanti, non ha cessato di pubblicare le sue riflessioni in veste di seri, ma mai seriosi, saggi scientifici, nelle principali riviste italiane dedicate all’insegnamento”. Sicché egli ” … ha attraversato il suo tempo con la determinazione del dotto e con la volontà dell’apprendista. Un apprendista che ha sempre voluto trasformare la teoria in pratica. che ha sempre voluto che la teoria si calasse nella sua classe. la classe di Marcianise”.
Questo è il professore Francesco Valentino, una persona piena di risorse ma semplice nei modi e nei rapporti con gli altri, soprattutto un maestro che ha dato lezioni pedagogiche, metodologiche e didattiche di notevole efficacia. E per questo va celebrato tra gli uomini illustri non solo di Marcianise. Quale frutto del suo lavoro didattico va registrato l’annuale giornalino di poesie scritte dagli alunni. “Sotto la guida del maestro Valentino – scrive Lorenzo Lenzi -, per anni, i bambini di Marcianise hanno scritto poesie: poesie con la rima e senza la rima, poesie con immagini (…), poesie in italiano e poesie in napoletano. Alla fine di ogni anno scolastico. secondo la pratica inaugurata da Célestin Freinet. le migliori poesie venivano raccolte in giornalini”. Ecco l’uomo, il maestro, il cultore che tanto ha giovato e che merita di essere affisso nella memoria collettiva. [nella foto del 1957 da sinistra i maestri Valentino, Errico e Onorato]
Nicola Letizia