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Degrado nell’area che doveva essere il Ring Verde: uccelli migratori e tartarughe sopravvivono nel laghetto artificiale curato dai volontari dell’Enpa

Tra degrado e cumuli di immondizia il laghetto artificiale del Ring Verde continua ad essere meta per molti animali selvatici. Il luogo, monitorato e accudito dai volontari dell’ENPA di Caserta, è diventato un sorta di oasi di ristoro e riproduzione di uccelli protetti, come il Cavaliere d’Italia. Il gruppo di volontari ha salvato da morte certa, ospitandole nel laghetto, una decina di Trachemys scripta, le piccole tartarughine di acqua dolce, abbandonate dai proprietari nei campi o ai margini dei corsi d’acqua. Queste ultime non possono essere abbandonate in natura se non in strutture idonee. Gli esemplari recuperati, vanno sistemati in laghetti artificiali chiusi, in modo tale da offrire agli animali una vita decente ma nello stesso tempo, evitare che invadino i corsi d’acqua. I Vigili del fuoco hanno consentito nei giorni scorsi di riempire il laghetto artificiale che fornisce acqua alla fauna stanziale e migratoria. I tre Cavalieri d’Italia sono ancora presenti, oltre alle Sgarze ciuffetto, Aironi guardabuoi e Garzette. “La nostra idea – riferisce Fabrizio Golino, commissario straordinario ENPA Caserta – è di tenere l’area in condizioni di semi abbandono o, per essere più precisi, di pseudo abbandono. L’idea di spazio verde non sempre corrisponde ad un’area usufruibile anche dalla fauna. Ciò non toglie che, con un po’ di “educazione ambientale” umani ed animali non possano convivere serenamente”.

Il progetto del ring verde, voluto dall’ex sindaco Fecondo, fu finanziato dalla Regione Campania nell’ambito dell’accordo di programma «accelerazione della spesa nelle aree urbane» inserito nel Pit orafo. Lo stanziamento totale, che comprendeva anche gli espropri dei terreni, era di 5 milioni di euro, dei quali 4,7 a carico dell’accordo di programma e trecentomila euro a carico del Comune. Il progetto prevedeva una separazione con diversi filari alberati tra la zona industriale e la città in modo da formare un corridoio verde che doveva servire da barriera contro l’inquinamento, ma che doveva avere anche la funzione di un grande parco urbano che cingeva la città. Il ring sorge su un’area di circa 200 mila metri quadri, molti dei quali di proprietà comunale e con una parte espropriata, doveva estendersi per più di mille metri, dalla zona di Trentola, nei pressi del velodromo, fino a Santa Veneranda, e doveva avere una larghezza media di circa 150 metri. Era prevista la piantumazione di alberi che per le loro caratteristiche avrebbero consentito di formare una barriera sia alla vista che per le correnti d’aria come cipressi e magnolie con altre piante di riempimento tipiche della zona come i pioppi e i pini. In questa fascia verde erano previsti percorsi pedonali ed impianti d’irrigazione ma anche un parco con aree attrezzate con panchine, giochi per bambini, piste da jogging e il laghetto artificiale. Il progetto originario è stato in parte modificato e stravolto tanto che attualmente visibile un lungo muro, aree non più sequestrate e un parco giochi, di fronte al Velodromo, assolutamente fuori contesto e non previsto nel progetto originario. Tutta l’area attualmente è abbandonata al degrado.

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Alfonso Alberico - Marcianise

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