Come dice Papa Francesco un prete deve uscire dalla sagrestia e deve andare per strada tra la gente. Solo che lui lo fa nel 2004 ed allora Papa Francesco non c’era ancora. Ci sono voluti altri due mesi dall’incontro annunciato il 10 febbraio scorso e poi rimandato per una forte indisposizione del sacerdote ma è valsa la pena aspettare.
Don Luigi Merola è stato accolto da una vera e propria ovazione nell’atrio del plesso “C.B. Cavour” di Marcianise dove i ragazzi erano già pronti ad accoglierlo oggi 5 maggio 2017. Una figura agile, un fisico prestante, ha poco del prete che poi magari ritroviamo sull’altare. Si mescola alla platea, comincia a raccontare la sua storia ma anche quella di Napoli, quella che non compare sui giornali, insegna una nuova cultura quella che contrasta il ruolo svolto dalla televisione spazzatura.
Invita ad approfondire gli argomenti trattati, il male dell’Italia, sostiene, è l’ignoranza, solo il 4% degli Italiani legge libri. Noi non nasciamo con un credo religioso, la nostra vera vocazione è essere uomini. Tutto questo detto con una capacità comunicativa che ha del contagioso, usando un linguaggio semplice -, spesso il dialetto – che sortisce il risultato voluto, inscenando con la collaborazione dei ragazzi alcune fasi della sua vita.
La Chiesa è tornata in mezzo alla gente, i sacramenti non si vendono, sono doni di Dio. Sono affermazioni di rilievo avvalorate, però, dai suoi comportamenti: appena giunto in Parrocchia elimina il tariffario delle “prestazioni religiose”.
Riceve gli ordini sacerdotali ad appena 23 anni ( con dispensa papale) e viene destinato a Forcella. Al suo arrivo non trova nessuno ad attenderlo, neanche lo Stato, afferma. In chiesa tre vecchiette ultraottantenni – Fede, Speranza e Carità – come lui stesso, ironizzando, ama definirle e, nel quartiere come comitato di ricevimento, due giovani che inscenando una perquisizione, lo derubano. Pagheranno caro, purtroppo, questo loro gesto: qualche tempo dopo saranno uccisi entrambi.
La comunità cristiana si è fermata a Forcella. Tutti vediamo, nessuno parla. Diversamente dalla mafia che mantiene una struttura piramidale, la camorra ha una struttura circolare dove attualmente operano circa 100 clan perennemente in lotta tra di loro. La droga è morte, la libertà è il bene più grande che si possa avere.
La situazione della scuola non era tra le migliori, mille ragazzi su 14000 non frequentavano la scuola ed i docenti erano minacciati. La scuola è come una famiglia o, come amava definirla Don Milani, un ospedale dove curare chi ha più bisogno, e dove c’è più bisogno, lì devono andare i professori migliori.
Studiate, gli occhi sono fatti per vedere, la bocca per parlare, imparate a pretendere quello che ci spetta, spegnete la televisione spazzatura, chattate un po’ meno. E’ una cascata dirompente Don Luigi e non concede sconti a nessuno neanche alla Chiesa nel ricordare quando gli fu impedito dal vescovo ausiliare di entrare con la macchina di scorta nel Seminario perché il suo arrivo avrebbe impressionato i seminaristi.
Di qualcosa si rammarica, però: tra tutte le scuole che visitano “Villa Bambù” la struttura confiscata al boss Raffaele Brancaccio – dove “A voce re criature” ha sostituito il ruggito del leone “Simba” di proprietà del camorrista- nessuna è della Campania. Invita a visitarla, una volta all’anno, sostituendo il normale orario di lezione con i rudimenti che lì vengono impartiti, compresa “l’arte bianca” che insegna ai ragazzi il mestiere (arte) del pizzaiolo.
E riprende: anche noi dobbiamo imparare a conoscerci meglio, ci confrontiamo con tutte le religioni, la diversità è ricchezza. Non ci si può ricordare del Signore solo quando ne abbiamo bisogno, le responsabilità sono degli uomini e dei suoi comportamenti sbagliati. Se la famiglia non è accanto agli insegnanti, non andiamo da nessuna parte. I miracoli possono farli anche gli uomini. Voi cambierete la società ma se non siete onesti, se non studiate non avrete molte speranze di successo.
Nessuno è talmente povero da non poter regalare un sorriso, aveva affermato in una precedente occasione Don Luigi ed è a quel sorriso, forse, che si rifà il dirigente scolastico Aldo Improta nel sostenere che non sarà, certo, un assessore a poter instaurare la legalità; la legalità si costruisce anche venendo a scuola con un sorriso ogni giorno.
Pasquale Giuliano