Negli anni ’80 a Marcianise c’era un signore sopra la cinquantina che viveva per strada, tutti lo chiamavano Ciccirelluccio. Una sorte di clochard ante litteram che, per il suo carattere burbero, era il terrore dei bambini ma che, per chi lo ha conosciuto bene, nascondeva dietro la sua ruvidità un animo gentile. Probabilmente le vicende non benevole della propria vita lo avevano costretto a rifugiarsi in una solitudine interiore dentro la quale non accettava ingerenze. Aveva la barba sempre lunga e indossava un cappello. Si accompagnava con un vistoso bastone e una busta legata ai fianchi in cui custodiva le poche cose di cui abbisognava durante la giornata. Viveva grazie alla generosità delle persone ma non chiedeva l’elemosina. Lo si vedeva sempre da solo, dormiva a terra dove gli capitava e, spesso, andava in escandescenza se qualcuno lo infastidiva in qualche modo o voleva burlarsi di lui.
Ecco alcune testimonianze di chi lo ha conosciuto P.M.: “Ciccirelluccio era una brava persona. Triste e molto arrabbiato con le istituzioni. Si rifugiava nell’alcool, ma non era un grande bevitore o ubriacone. Io l’ho conosciuto quando per un periodo stava sempre fuori al mio bar, ma non mi ha fatto mai paura. Ricordo ancora che il giorno di Pasqua noi eravamo seduti a tavola lui invece fuori con la birra, mia mamma allora gli offrì un pasto caldo ma lui non accettò. Intonava sempre un motivo e quando lo intonava significava che stava tranquillo perché altrimenti stava incazzato nero (quasi sempre)”.
Questa, invece, la versione dello studioso di storia locale Donato Musone: “Ero amico della sua famiglia. Era un grande lavoratore faceva il muratore, andò in Germania a lavorare. Educato, vestiva bene, era solare. Un giorno si fidanzò e corteggiò una ragazza e subì la delusione perché i genitori volevano che doveva aver à casa e à robba… e così inziò l’odissea di Ciccirelluccio. Tempi che non cambiano mai ..à robbaaaa…Un ragazzo che ha sofferto tanto nei sentimenti! Per tanti anni è stato mio ospite a pranzo (il sabato) nel ristorante la Pergola negli ’80”.
G.S.: “La mia famiglia gli voleva un gran bene, non gli rifiutavamo mai un pasto caldo o delle coperte, specialmente nelle giornate di festa, a Natale e a Capodanno, che usava trascorrere sotto il nostro freddo portone in via Roma. Ma glielo scendeva mio fratello, io ne avevo un po’ timore perché a volte reagiva in maniera cruda quando tentavi di parlargli. Ma gli volevamo bene e quando se ne andò (aveva un piede in cancrena se ricordo bene) fummo tutti molto dispiaciuti…. Ciao Ciccelluccio!”
Foto di Ferdinando Carbone