Prima di scoprire e di descrivere i lavori di Luigi Taglialatela, viene di seguito riportata la ricostruzione storica di questa cappella, una delle più antiche del Duomo; nell’ultima parte vengono riportati alcuni estratti, tra i più significativi, dalla monografia di Francesco Orsini sull’artista. In bibliografia i riferimenti su dove trovare i brani riportati.
Non si può non iniziare dai cenni storici relativi all’istituzione del glorioso Capitolo della Collegiata.
Nel 1524 la Chiesa di Sant’Angelo (Duomo) ricevette il prestigioso titolo di Collegiata; un atto ufficiale viene quindi a confermare la sua posizione di superiorità rispetto alle altre chiese di Marcianise.Un primo atto con cui il Duomo inizia ad avere una certa importanza è il Concordato del 1484, documento in cui viene già definita “Ecclesiam Maiorem” e che stabilisce i percorsi che le Processioni devono seguire. Nei primi decenni del ‘500 Marcianise assume una certa importanza; si ebbe anche un incremento demografico ed anche per questi motivi che l’allora Vescovo di Capua Niccolò Schomberg (Cardinale e Arcivescovo cattolico italiano di origine tedesca) decise di conferire il titolo di Collegiata alla Chiesa di San Michele Arcangelo con la nomina e quindi la creazione di un Capitolo Collegiale formato da Canonici con bolla arcivescovile datata 17 febbraio 1524 e confermata con proprio atto da Papa Clemente VII datato 9 marzo dello stesso anno. Il primo nucleo del Capitolo era formato da 10 Canonici di cui uno aveva l’autorità e la dignità di Primicerio con compiti di superiorità e di guida del collegio presbiterale, la seconda dignità era quella di Cantore e una terza dignità costituita dal Canonico Teologo. C’era una gerarchia ben precisa e ogni Canonico aveva un compito e delle funzioni ecclesiastiche ben precise da svolgere, tutti però erano “obbligati giornalmente ad assistere al Coro per la recitazione dei divini Offici, e cantare Messe conventuali, e fare tutte le funzioni ecclesiastiche che sogliono praticarsi nel Coro”.
Dai pochi cenni storici citati si può quindi rilevare la complessa organizzazione ecclesiastica che caratterizzò l’istituzione del Capitolo e le varie funzioni che i Canonici dovevano svolgere; le attività /funzioni centrali sono, e devono essere, quelle religiose.
Il Coro d’inverno, costruito nella forma attuale probabilmente ai primi del ‘600 e restaurato poco dopo la metà del ‘700 era adibito, come si deduce dalla stessa denominazione, all’espletamento della quotidiana funzione del Capitolo nel periodo invernale, quando si richiedeva a causa del freddo, un ambiente più raccolto del Coro “grande”.
Prima dei lavori di restauro e ristrutturazione generali del 1933-1934 il Coro dei Canonici, ovvero i banchi su cui sedevano i Canonici per lo svolgimento delle funzioni corali, si trovava negli ampi spazi della navata centrale, nella zona degli ultimi due pilastri di questa navata. Nella stessa zona, all’incirca di fronte al pulpito (nell’ultimo arco della navata centrale, lato destro) si trovava anche l’antico organo e la cantoria.
Visti gli ampi spazi della navata centrale, i Canonici del Capitolo decisero di costruire una cappella, uno spazio di dimensioni ridotte per poter svolgere le funzioni corali durante l’inverno.
Il Coro d’inverno era chiuso da una porta d’ingresso con vetri colorati. Le pareti e la volta erano riccamente decorati con stucchi bianchi; sulla parete di fondo c’era una tela raffigurante l’Immacolata; lungo quelle laterali erano sistemati i banchi per i Canonici, successivamente rimossi perché cadenti; essi erano stati lì collocati nel 1761.
Nel 1877, il Coro d’inverno, da tempo inutilizzato, venne adibito a Cappella del Sacro Cuore di Gesù.
Nello stesso anno venne quindi istituita la devozione al Sacro Cuore di Gesù e iniziatore del culto fu il Canonico Luigi Petruoli.
Questa cappella era già stata restaurata nel 1934, ma con interventi abbastanza approssimativi, tanto che essa, circa trent’anni dopo si trovava in condizioni molto precarie, al limite dell’agibilità; mentre buona parte del patrimonio decorativo di origine secentesca, correva il rischio di andare perduto.
Nel 1966 l’allora Primicerio e Parroco Mons. Gaetano Rossano fece completamente restaurare, con scrupolo, i superbi stucchi a festoni che tuttora si possono ammirare; sono stati interamente ripresi e consolidati con cura secondo la linea originaria; tali lavori di restauro richiesero molta pazienza e durarono un lasso di tempo notevole.
L’attuale cappella del Sacro Cuore di Gesù si apre sul lato minore del transetto alla sinistra dell’altare maggiore.
In occasione di questi lavori vennero rimossi i banchi dei Canonici (ricordo dell’antica funzione Corale esplicata dalla cappella) pressoché consumati dal tempo ed ormai inutilizzabili. Anche il pavimento venne sostituito. Alcuni interventi di restauro sono stati poi effettuati nei primi anni 2000.
I quadri decorativi e l’affresco di Luigi Taglialatela
Dal recente approfondimento con Luciano Taglialatela, nipote del pittore e decoratore Luigi Taglialatela è stato possibile individuare numerosi altri lavori che l’artista giuglianese ha realizzato al Duomo di Marcianise e in alcuni casi, come questo, capire meglio cosa rappresentano. Questi dipinti, come i due quadri presenti nella navata di sinistra, ad oggi non erano documentati e soprattutto non si sapeva che sono opera di Taglialatela
Come rilevabile dai cenni storici sopra riportati, questa cappella viene restaurata nel 1934 in occasione dei lavori di restauro e ristrutturazione generali della chiesa; i quadri decorativi e l’affresco di questa cappella vengono collocati nel 1934 tenendo conto anche che l’artista Luigi Taglialatela è impegnato in alcuni lavori al Duomo tra cui l’intera ripresa delle decorazioni in oro zecchino della navata centrale e del transetto.
I quadri decorativi sono riproposti in uguale sequenza sia sulla parete di destra che sulla parete di sinistra e rappresentano “I Simboli del Redentore”. Il significato dei quadri decorativi è anche da ricondurre al linguaggio dei fiori.
Taglialatela rappresenta “I simboli del Redentore” anche nella chiesa di Sant’Alfonso Maria de Liguori di Maddaloni; questa chiesa viene costruita nei primi anni del ‘900 e il grande quadro presente al centro del soffitto della navata centrale è opera di Luigi Taglialatela, firmato dall’artista e datato 1938. In questa chiesa realizza un ciclo di affreschi e decorazioni.
Ritornando al Duomo, il primo quadro raffigura composizioni floreali raffiguranti “Gigli”, con la presenza nella parte alta di una corona di spine, all’interno e all’esterno la presenza di gigli bianchi.
GIGLIO
Nell’antichità classica è detto anche “rosa di Giunone” per il mito ellenistico che lo faceva nascere da una goccia del suo latte mentre allattava Ercole bambino. In molti passi dell’Antico Testamento è simbolo di fertilità, bellezza e spiritualità ma, in seguito, prevalse il significato di castità e purezza e l’associazione con la figura della Madonna, specie nelle scene dell’Annunciazione. Diversi dipinti con l’Assunzione, come “L’incoronazione della Vergine” di Raffaello del 1503, rappresentano il sepolcro vuoto di Maria da cui spuntano gigli e rose, secondo quanto riportato dalla Legenda Aurea.
Il giglio rosso, come il garofano dello stesso colore, è invece simbolo della Passione di Gesù.
Il secondo quadro raffigura grappoli d’uva con spighe di grano, con la presenza nella parte alta di una corona di spine.
UVA(GRANO)
Secondo il mito greco era generalmente riferita a Dioniso, in seguito il grappolo d’uva divenne allusivo al sangue di Cristo. In associazione al grano (o al pane) diventa invece riferimento eucaristico e come tale associato all’Ultima cena e alla Passione, anche in relazione al vangelo di Giovanni (15, 1-8): “Io sono la
vera vite”.
Un’interpretazione di due passi della Bibbia (Isaia 63, 1-6; Numeri 13, 17-29) risalente a sant’Agostino, che paragona Gesù ad un grappolo d’uva della terra promessa posto sotto un torchio, è invece all’origine dell’immagine del cosiddetto “torchio mistico”.
Il terzo quadro decorativo raffigura composizioni floreali con “Rose” di colore bianco e rosa, anche in questo caso la presenza nella parte alta di una corona di spine.
ROSA
Nell’antichità era il fiore sacro ad Afrodite, nato insieme a lei dalla schiuma del mare, e in quanto tale un simbolo d’amore non sempre privo di pene, rappresentate dalle spine.
A Roma le si associò invece una connotazione funebre perché la Rosalia, la festa delle rose, era legata al culto dei morti. In ambito cristiano diventa il fiore per eccellenza della Madonna, “rosa senza spine” (come quelle che si diceva crescessero nell’Eden) perché nata senza peccato originale.
La rosa canina, a cinque petali, allude invece alle cinque ferite inflitte a Gesù in croce.
La Corona di spine è uno degli strumenti usati per infliggere sofferenze a Cristo nella Passione, ma soprattutto, nell’intenzione dei carnefici, era volto a irridere la sua regalità, affermata da lui stesso, così come la canna gli fu posta in mano per richiamare lo scettro accompagnando la derisione con beffardi gesti di omaggio, canna che servì anche a ribadire sul capo le spine. Quindi la corona di spine era finalizzata alla sofferenza, ma in particolare al ridicolo e all’abiezione della persona, avvilita da insulti, gesti offensivi e sputi. Da qui la contraddizione cristiana: la corona segno di dignità diviene parodia e sofferenza con le spine e segno d’obbrobrio, per divenire poi un luminoso e regale segno della salvezza.
L’affresco che si trova al centro del soffitto della Cappella del Sacro Cuore, raffigura “L’Apparizione di Gesù a Santa Margherita d’Alacoque”.
Luigi Taglialatela dipinge affreschi che hanno questo tema anche in altre chiese, in particolare nella chiesa di San Martino Vescovo a Macerata Campania nel 1925, dove sono presenti numerosi affreschi dell’artista giuglianese e nella Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Sperlonga – Casolla Valenzana/Caivano.
Anche in quest’ultima chiesa l’artista realizza un ciclo di affreschi; tra i più significativi: “Madonna Incoronata”, “Messa di Bolsena”, “Santa Cecilia”, “Ultima Cena”, “L’Assunzione”, quest’ultimo datato e firmato, anno 1925.
Nella chiesa di Macerata Campania l’affresco si trova nella navata di sinistra sotto al soffitto, nelle vicinanze dell’altare maggiore. Tra le caratteristiche del Taglialatela nel rappresentare questa apparizione, la presenza di colonne, balaustra, e soprattutto il leggio attorcigliato che si vede anche nell’affresco presente al Duomo.
Nella monografia di Francesco Orsini è documentata la presenza di un altro affresco avente come tema l’apparizione; a pag 10 si legge: “..nella Chiesa dell’Annunziata di Maddaloni una cappella al Cuore di Gesù nella quale troviamo pitturati i quattro evangelisti e due affreschi: La Cena e l’Apparizione di Gesù a S. Margherita…”. Questi dipinti e affreschi (chiesa dell’Annunziata Maddaloni) sono purtroppo andati persi.
Un altro quadro di grandi dimensioni si trova a Napoli, nella Chiesa dei Salesiani al Vomero e raffigura l’”Apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita d’Alacoque”. Il dipinto in questo caso ha una iconografia un po’ diversa dagli altri e risale al 1927.
A Marcianise e Macerata si trovano pure due affreschi raffiguranti “Il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano“ navata sinistra; quello di Macerata Campania risale al 1925 e si trova al’inizio della navata di sinistra nel Battistero, mentre il quadro presente al Duomo dal recente approfondimento è collocato nel 1931, qualche anno dopo.
Margherita Maria Alacoque (Verosvres, 22 luglio 1647 – Paray-le-Monial, 17 ottobre 1690) è stata una monaca e mistica francese che fu canonizzata da papa Benedetto XV nel 1920.
Dopo alcuni anni di permanenza nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, il 27 dicembre 1673 Margherita Maria Alacoque riferì di aver avuto un’apparizione di Gesù, che le domandava una particolare devozione al suo Sacro Cuore. Margherita Maria Alacoque avrebbe avuto tali apparizioni per 17 anni, sino alla morte.
Per queste presunte apparizioni, Margherita Maria Alacoque venne malgiudicata dai superiori e osteggiata dalle consorelle, tanto che essa stessa ebbe a dubitare della loro autenticità.
Di diverso parere era il gesuita Claude de la Colombière, profondamente convinto dell’autenticità delle apparizioni; questi, divenuto direttore spirituale della Alacoque, la difese anche dalla Chiesa locale, la quale giudicava le apparizioni come “fantasie” mistiche.
Divenne maestra delle novizie; all’indomani della sua morte, avvenuta nel 1690, due sue discepole compilarono una Vita di suor Margherita Maria Alacoque.
Dalla monografia di Francesco Orsini:
Luigi Taglialatela nacque a Giugliano il 18-10-1877 e morì il 7-4-1953 nella sua casa di Piazza Annunziata. Artista di vera classe, si plasmò nel clima dei suoi contemporanei Michetti, Dalbono e Morelli, di cui si colgono i richiami nelle sue opere. Uomo semplice di una modestia schiva, attendeva al suo lavoro con serietà di un maestro antico, alle cui lezioni si ispirava. Due furono gli amori che fecero spicco nella sua personalità: l’Arte e la famiglia e ad essi dedicò tutta la sua esistenza con un impegno totale.
Luigi Taglialatela uscito appena dalla puerizia non ebbe imbarazzo per scegliere la sua via da percorrere nella vita: si sentì pittore e tosto si accinse a diventarlo. Un calvario, la sua vita, per lunghi anni, un tormentoso peregrinare del corpo e dello spirito macerato alla ricerca del mezzo dell’espressione, pel quale potesse più immediatamente e sinceramente trasfondere nella tele le decise immagini della sua fantasia.
Apprese, quanto in arte può essere appreso, da questo e da quello, da questa e da quella scuola, ma fu ed è, specialmente, un autodidatta. In qualcuno dei maggiori tra i contemporanei – specialmente Michetti, Dalbono, Morelli – trovò dal lato tecnico un qualche punto di sostegno; ma, come a tutti gli artisti di razza, gli fu e gli è maestra la natura: guida, il suo spirito, che dalla natura prende ciò che con esso aderisce, e quel che ne ha preso atteggia e illumina secondo il proprio ritmo: gl’impone, cioè, uno stile. Del pittore è questo – come per il poeta, del musicista, dello statuario – la conquista definitiva, e Luigi Taglialatela, dopo la vigilia insonne, tale conquista ha fatta. In tutti i suoi dipinti è oggi il sigillo schietto e inconfondibile di Luigi Taglialatela.
L’arte del Taglialatela ha subito un continuo processo di semplificazione, rientrando sempre più dall’esterno verso l’intimità dello spirito: prima erano in gran parte gli occhi, ora è lo spirito del Taglialatela a guardare, reso sicuro dell’indefessa esperienza delle tinte, delle luci, del volume indominante fatta, per due sudati decenni, su gli aspetti realistici delle cose. E la sua pittura è il suo stesso spirito, donde la forza di sintesi che in essa immediatamente colpisce. Sintesi liriche, strofe di un’anima, sentimento, che si risolve in canto di colori, sentimenti uniti, semplici, i più originali: l’amore, il dolore, la fede, senza morbose complicazioni, ma intesi francescamente. Nulla di storto, di contorto: una sobrietà di atteggiamenti e di movenze, che rende più intensa la espressione del volto: sguardo, bocca, fronte che contemporaneamente dicono la stessa parola di gioia di dolore. Così, senza saperlo, senza volerlo, per tenace virtù d’istinto, Luigi Taglialatela è risalito ai caratteri fondamentali del nostro classico quattrocento: forza nella sobrietà entro una un’atmosfera di grazia. Ma nell’armoniosa compostezza delle figure avverti lo studioso infaticabile, che si è voluto render conto del mezzo, onde i grandi hanno variamente attinto l’eccellenza: un risalire, però, piuttosto che un discendere: dall’ultimo impressionismo, agli splendori di Giov. Batt. Tiepolo, alla forza di disegno dello Spagnoletto, agli intensi effetti di luce e d’ombra del Caravaggio, al movimento pieno di vita del Tintoretto fu attraverso il Rinascimento, fino al trionfo puro dell’armonia, che, dopo il prodigio dell’Arte Ellenica, risplende immortale nei capolavori del quattrocento. E un insegnamento gli venne, preciso e categorico, disegnare, e Luigi Taglialatela è un decoratore formidabile, disegni con la matita per isolare nello spazio, o col pennello per fare che il corpo si fonda in continuità di vibrazione con l’atmosfera: fatica resa più agevole dalla lunga consuetudine di dipingere facendo a gara con la stessa luce del sole.
Critico geniale, temperamento fin troppo vivace, Luigi Taglialatela è uno dei più caratteristici figliuoli del nostro Mezzogiorno. L’artista, il paesista può figurare accanto ai buoni decoratori italiani. Il taglio originale dei suoi quadri, la macchia vigorosa ed il gioco del chiaroscuro son sempre bene distribuiti e robustamente dipinti. Qualche volta la visione è violenta. Le opere di Ligi Taglialatela hanno raggiunto il loro effetto di luci, di ombre trasparenti e colorite, quadri di fattura soda, dalla pennellata franca e decisa. L’arte ha dato a questo ricercatore di effetti nuovi, a questo ostinato della ricerca, la gioia della conquista! Tra le opere sue interessanti d’indole decorativa non possono certamente non segnalarsi il Trionfo di Costantino, una teoria di figure al vero, dipinte con vigoria e squisitezza di accento, che trovasi in casa di Monsignor Dott. Donato Tartaglione, Canonico Cantore dell’Insigne Collegiata di Marcianise (Caserta). Detto Mons. Tartaglione è un prelato dotto e pio non che un geniale poeta che onora la nostra regione Campania.
Vissuto e cresciuto nella nostra terra Meridionale, il Taglialatela ne sentì e ne subì la grande e feconda influenza, ne trasse la dolce armoniosità della tavolozza e l’amore per quella pittura sacra che illustra in molte sue tele. Sempre più affermandosi per le sue qualità di pittore, ha saputo guadagnare quella meritata reputazione, che lo pone tra i nostri forti artisti meridionali.
Molte opere di Luigi Taglialatela furono prodotte a varie esposizioni estere e nazionali riscuotendone clamoroso successo. Infatti il nostro artista è insignito di diplomi, benemerenze,titoli accademici, decorazioni, menzioni onorevoli etc. etc. Tali titoli il Taglialatela li tiene nascosti per un eccesso di modestia che onorevolmente lo distingue. Quale meritato guiderdone il Taglialatela si ebbe il 2° premio al 4° corso dell’Istituto di Belle Arti il 1° premio consistente in una medaglia d’argento alla Scuola di disegno di Giugliano ed infine il diploma al 1° corso del’Istituto di Belle Arti di Napoli.
Luigi Taglialatela primeggiava fra i suoi compagni di studio, i quali prima ne ebbero gelosia poscia invidia e si sentivano umiliati della preferenza che i maestri gli accordavano e per fargli dispetto osavano stracciargli anche i disegni. Appena terminati gli studi all’Istituto di Belle Arti il Taglialatela si gettò audacemente fra i novatori, cercando una forma ed un colore che fossero originali, veramente suoi. Per queste espressioni profonde, che sono in tutte le sue opere, Luigi Taglialatela è un artista originale. Nessuno ha unito come lui la canzone dei colori al singhiozzo delle anime, e l’arditezza del pennello alla delicatezza del sentimento. Infatti il Taglialatela in ogni sua opera mette sempre una nota di sentimento che piace.
Potenza d’ingegno, integrità di carattere e assiduo lavoro concorsero a renderlo così degno dell’arte sua. Il Taglialatela è un nobile esempio di coscienza artistica. Lontano dalle gare, egli dipinge le grandi ed ascetiche visioni che agitano la sua anima religiosa. Altri potranno dipingere donne vestite da sante e modelli mascherati da mariti: egli manterrà intatta la tradizione antica, quella tradizionale che balenava timidamente nelle absidi d’oro dei mosaici bizantini, che si affermava vittoriosa nei paradisi del rinascimento, che trovava un ultimo bagliore di grandezza e di commozione nelle visioni celestiali dei grandi decoratori barocchi. Questa tradizione Luigi Taglialatela mantiene intatta.
Il Taglialatela ha saputo e sa affrontare tutte le difficoltà dell’arte con una disinvoltura stupefacente, senza minuziosità e senza pedanteria, sa tradurre, con rara maestria, sulla tela le belle immagini della sua fervida fantasia e che conserva sempre, nella sua varia e multiforme produzione, quella sottigliezza di tocco personale, quella morbidezza, quella freschezza e quella eleganza, che ne faranno di lui un principe della tavolozza.
Interrogato da me (Francesco Orsini) il Taglialatela circa l’immortalità dell’arte, l’artista coraggiosamente mi ha risposto: “Torniamo all’antico. Non vi è capolavoro superiore a quello d’una vita moralmente vissuta, a quello altissimo d’una società, in cui fiorisca la bellezza del costume”.
Anche in questo caso, vengono inviate con il presente articolo alcune immagini per documentare l’approfondimento: le prime tre rappresentano “L’Apparizione di Gesù a Santa Margherita d’Alacoque” dove si possono vedere gli elementi caratteristici dei dipinti che Taglialatela realizza che hanno come soggetto questa apparizione (presenza di colonne, balaustra, fiori bianchi e soprattutto la presenza del leggio attorcigliato); una foto dei “Simboli del Redentore” della Chiesa di Sant’Alfonso Maria de Liguori a Maddaloni, 1938, le immagini dei quadri decorativi che si trovano al Duomo dove si può notare la somiglianza nella composizione (la presenza di fiori con corona di spine); la foto del Battesimo di Gesù nel fiume Giordano di Macerata Campania dove si può chiaramente vedere la somiglianza con il quadro presente al Duomo; la foto del Profeta Zaccaria e quella del quadro raffigurante “San Paolo della Croce” del Duomo in cui si può rilevare tra gli elementi caratteristici dei dipinti dell’artista la presenza di pergamene; due immagini dei dipinti presenti nelle cupole delle navate laterali del Duomo e una di Macerata Campania che raffigura “Santo Stefano Menicillo” 1925 in cui si può rilevare la presenza di colonne e la presenza di fiori bianchi.
Per far conoscere meglio l’artista viene poi inviata la foto raffigurante “San Martino Vescovo in Gloria” 1925 – Chiesa di San Martino Vescovo di Macerata Campania, la foto raffigurante “San Michele Arcangelo che scaccia Lucifero” 1912 – Cattedrale San Michele Arcangelo – (Calabria) e la foto raffigurante “Trionfo nei cieli di Sant’Alfonso” 1938 – Chiesa di Sant’Alfonso Maria de Liguori di Maddaloni. In queste ultime due in particolare si può notare la presenza di numerose figure (persone) che Taglialatela rappresenta e le ampie dimensioni degli affreschi. Francesco Orsini nel descrivere i dipinti di Luigi Taglialatela in alcuni casi parla di “proporzioni colossali”.
In ultimo due tra i piu significativi dipinti che si trovano nella Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Sperlonga – Casolla Valenzana/Caivano: “L’Assunzione” e “Madonna Incoronata”.
Per fornire notizie complete e precise sui dipinti dell’artista, anche questo articolo vede la preziosa collaborazione di Luciano Taglialatela; ovviamente quelle elencate ed illustrate nel presente approfondimento sono solo parte delle opere di Luigi Taglialatela.
Vincenzo Tartaglione
Scarica qui documento pdf con le immagini cappella Sacro Cuore – Duomo
Bibliografia/sitografia/fonti
Libro “Il Duomo di Marcianise”
Autore: Salvatore Delli Paoli
Edizione: Napoli, Tipografia Portosalvo
Anno pubblicazione: 1982
Capitolo II (2) Il Duomo nel ‘500 da pag 31 a pag 54
Paragrafo “La Collegiata di San Michele Arcangelo” da pag 37 a pag 42
Capitolo III (3) “Il Duomo nel ‘600 e nel ‘700” da pag 55 a pag 68
(si parla di questa cappella a pag 63 e 64)
Capitolo V (5) “Il Duomo nell’800 e nel ‘900 da pag 85 a pag 102
(si parla di questa cappella a pag 94)
Paragrafo: “Restauri e interventi nel corso del ‘900”
Capitolo VI (6) “Gli ultimi anni” (dagli anni ’50 agli anni ’80) da pag 103 a pag 109
(si parla di questa cappella a pag 104 e 106)
Libro: “Marcianise, urbanistica, architettura ed arte nei secoli”
Autore: Salvatore Costanzo
Edizioni: Clean Edizioni
Anno di Pubblicazione: 1999
Capitolo “Le stagioni dell’arte”
Paragrafo “Il linguaggio figurativo negli anni ’30: il contributo di Luigi Taglialatela” da pag 235 a pag 237
(rilevabile anche parte della biografia dell’artista)
BIOGRAFIA ARTISTA (in parte) “DOCUMENTO 15” pag 250
Opuscolo/libro: “Luigi Taglialatela, un decoratore-pittore”
Autore: Francesco Orsini
Edizioni: Ristampa Ed. 1923 – Grafistar – Giugliano
Anno: 1988
(gli estratti artistico-biografici sopra riportati si trovano a pag “presentazione”, pag 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 17)
Il linguaggio dei fiori
http://pinacotecafaenza.racine.ra.it/ita/fiori/lessicofloreale.htm
Corona di spine (significato)
http://www.toscanaoggi.it/Cultura-Societa/L-antico-culto-della-Corona-di-spine
Cattedrale di Cariati
https://it.wikipedia.org/wiki/Concattedrale_di_Cariati
Cenni storici Chiesa di Sant’Alfonso Maria de Liguori di Maddaloni
http://www.rterradilavoro.altervista.org/articoli/16-02.pdf
(cenni su opere di Taglialatela a pag. 41, 42, 43)
Cenni biografici su Santa Margherita Alacoque
https://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Maria_Alacoque
Beweb (sito Beni Ecclesiastici)