E quindi Scrivio, ritrovandosi anziano, monco di mani e di padroni, s’inventa questo mestiere buffo e per farlo congegna un arnese che gli permette di scrivere con la bocca: prese a usare una sorta di paradenti con un buco al centro in cui infilare il pennino. L’idea gli venne parlandone con il dottore dei denti. Del mestiere che s’inventa Scrivio che vi dico, dite? Ah, giusto. Il vecchio scrivano prende a raccontare favole, ogni giorno. Al mattino presto. Strano, aveva scritto per una vita intera e mai che le sue parole avessero sconfinato, almeno per una volta, nell’immaginazione inutile al reale; Scrivio aveva sempre lavorato per il Reame, per anni era stato il parolaio magico dei commercianti: li aiutava a vendere, a trovare il modo giusto di proporre la merce. Un lavoraccio semplice, che quando poi lo incontravano per strada le persone gli chiedevano “Scrivio come va con il lavoro?” E lui, rispondeva sempre “Non c’è bene, per fortuna. Grazie”. Il bello è che ci crede per davvero in quella battuta. Da sempre. In quella battuta e nella totale assenza di ironia, Scrivio ci crede per davvero. A ogni modo, il tempo libero ebbe a cominciare: finito di faticare, la più grande eredità che la vita può offrirti è il tempo a disposizione. E Scrivio, consapevole di questo dono, prende a usarlo per girare in paese, guardare le persone, parlare con loro alle undici del mattino. La prima cosa che nota è che, alle undici del mattino, un sacco di persone sono per strade senza fare nulla. Ozio. Totale. Incontrastato. Una beatitudine che il paese si concede senza indugi da quando è sorto. Cosa fanno, dove vivono, come mangiano, si domanda Scrivio. Tolti quelli di passaggio, che passano in bottega per una tazza di latte caldo, tolti i vecchi come lui, tutti gli altri che combinano quando non combinano niente? Decide di partire da lì, Scrivio, per le sue storie. Da lì, per arrivare chissà dove. Forse per giungere a persone più indaffarate? Può darsi. Per arrivare ai palazzi del potere oppure al mercato? Anche. O forse no. Che ne so, io. Lo chiediamo lui, su questa rubrica. Ogni tanto, per tracciare una geografia immaginaria , componendo un piccolo bestiario di provincia, con una favoletta ogni volta diversa. Per noi, flaccidi compaesani annoiati.
Ogni riferimento a persone o fatti realmente esistiti è da considerarsi puramente causale.
Gianluca Montebuglio
