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L’interporto riparte? Con i suoi tempi biblici e con i suoi costi meglio chiudere i battenti | di Gianni Di Dio

Gli interporti, in base alla legge 240/1990 sono «un complesso organico di strutture e di servizi integrati e finalizzati allo scambio delle merci tra le diverse modalità di trasporto, comunque comprendente uno scalo ferroviario idoneo a formare o ricevere treni completi e in collegamento con porti, aeroporti e viabilità di grande comunicazione». L’interporto Marcianise-Maddaloni, dopo anni e anni di finanziamenti pubblici non appare per niente tutto questo. Sulle nostre migliori campagne, scippate agli agricoltori, è stata in più di vent’anni, costruita un’accozzaglia di centri commerciali che poco hanno a che vedere con “servizi integrati e finalizzati allo scambio di merci tra le diverse modalità di trasporto”; e siamo lontanissimi da “uno scalo ferroviario idoneo (IDONEO) a formare o ricevere treni completi e in collegamento con porti, aeroporti e viabilità di grande comunicazione”, così come imposto dalla legge. Il rischio è che si possa continuare in questa direzione, che finora ha creato danni all’economia locale e polverizzato somme enormi dalle casse comuni. L’interporto di Marcianise, ad oggi, manca ancora di un solido supporto strutturale rispetto alle intenzioni iniziali.

Un progetto che ha creato problemi irrimediabili di continui allagamenti a molte campagne circostanti, che andrebbero tutte immediatamente risarcite per danni incalcolabili. Una macchina vecchia di oltre due decenni della quale è stata appena abbozzata una “brutta copia del telaio”, il quale, se mai si completasse, potrebbe non reggere le nuove esigenze della contemporaneità. Un progetto mal avallato da gruppi politici che hanno contribuito a farlo arrugginire e che andrebbe solo rottamato o eventualmente ripreso (se ve ne fossero ancora le condizioni) con organizzazioni che riuscissero in tempi accettabili nell’enorme impresa: ma non prima che una Commissione d’inchiesta indaghi su come sono stati spesi i soldi stanziati fino ad oggi (quanto meno per non ripetere gli stessi errori). I nostri amministratori facciano una panoramica sui bilanci e riferiscano di come stanno realmente le cose. Il comune di Marcianise non può sottostare a condizioni che hanno una parvenza di trappole che provocano conflitti atti a procurare continue richieste di risarcimenti danni..

Qui si tende a mettere su, a tutti i costi (calpestando la storia, l’ambiente, i regolamenti), immobili che hanno poco e spesso nulla a che fare con una logistica che non sappiamo se e quando vedrà la luce. L’Italia non ha bisogno, e non vuole, un pozzo mangiasoldi per un’opera pubblica che rischia di non vedere mai la fine o che potrebbe sviare pubblici investimenti per agevolare interessi privati. L’amministrazione comunale pubblichi le modalità, i tempi e le opere che si intendono realizzare sul nostro (NOSTRO!) territorio, in modo che la cittadinanza possa valutare ed eventualmente seguire meglio e più da vicino, tutti gli impegni presi (quelli precedenti sono stati disattesi), oppure scendere in piazza per ostacolare un’ennesima speculazione ai danni dell’intera comunità. Non possiamo permettere enormi cubature di edifici attraverso deroghe ai regolamenti e alle leggi (come molto spesso succede a Marcianise), e poi abbattere (come la legge richiede) quei pochi metri cubi di una casa privata.

Gianni Di Dio

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Alfonso Alberico - Marcianise