Con il voto SI’ al Referendum del 04/12/2016, il Parlamento è riuscito a varare la riforma Costituzionale dopo sei votazioni; una Riforma attesa da anni e finalizzata al superamento del bicameralismo paritario tra Camera e Senato con identiche funzioni, Riforma del procedimento legislativo, Riduzione dei costi della politica e Razionalizzazione dei poteri delle Regioni.
Quest’ultime, infatti, svolgeranno funzioni legislative concernenti materie delle autonomie territoriali, nonché ampi compiti propositivi, non vincolanti, alla Camera dei Deputati. Il nuovo Senato non avrà più competenza normativa relativa al Commercio Internazionale, Trasporto, Infrastrutture; Energia, Turismo e Sicurezza sul Lavoro. Tutto ciò, infatti, passerà allo Stato, fissando, così le funzioni di competenza regionale con chiarezza. Corre l’obbligo menzionare il copioso contenzioso determinato da attività legislative molto contrastanti tra Regioni e Regioni sulle stesse materie, travalicando spesso i principi giuridici fissati dal Parlamento in materia di legislazione concorrente. Contenzioso che chiama continuamente in causa la Corte Costituzionale interessata a dirimere la “vexata quaestio” sulle competenze Stato – Regione.
Votando SI’, vengono ristabilite con comprensibilità i compiti di cui sopra, cioè una riallocazione delle materie allo Stato, oppure alla Regione. Votando SI’, viene fissato, un tetto alle indennità dei consiglieri regionali, così come vengono eliminati i finanziamenti ai gruppi consiliari regionali che hanno sperperato pubblico denaro per feste, gite all’estero, acquisti di ogni genere. Va precisato, anche che il Senato voluto dal Costituente del 1948 era già rappresentativo delle Regioni in quanto diverso dalla Camera dei Deputati per durata e sistema elettorale.
Per volontà governativa, con legge Costituzionale del 09 febbraio 1963, venne stabilita la parità di durata di anni cinque, per le due Camere e le elezioni dei Consigli Regionali, vennero, purtroppo, indette soltanto dopo 22 anni, in contrasto con il punto VIII delle Disposizioni transitorie e finali della Carta Costituzionale che ne stabiliva l’attuazione entro un anno dall’entrata in vigore della Costituzione del 01 gennaio 1948.
Il nuovo Senato, con n° 220 Senatori in meno, sarà formato soltanto da n° 100 componenti (n° 74 consiglieri regionali, n° 21 sindaci e n° 5 componenti nominati dal Presidente della Repubblica) e rappresenta un punto essenziale delle autonomie territoriali, cioè una amministrazione più vicina ai problemi del cittadino, uno strumento di cooperazione in ossequio al principio di sussidiarietà. Bisogna, perciò, avere coraggio di risolvere, con il SI’, le maggiori emergenze istituzionali, procedimenti più snelli, certi, semplici, cioè Istituzioni più efficaci, più stabili per una politica di investimenti e di crescita. Con il NO resta il mantenimento dello statu quo, ormai, non più confacente ai nuovi bisogni della nostra comunità.
Votando SI’, non è un salto nel buio, ma è esclusivamente un salto, molto atteso, verso tempi migliori per le nostre generazioni. Il poeta Virgilio, scriveva “CARPENT TUA POMA NEPOTES” cioè i nipoti raccoglieranno i tuoi frutti in quanto l’uomo non deve lavorare per se stesso, ma per coloro che vivranno nel tempo prossimo.
Così lo Statista On. Aldo Moro, sulla necessità delle riforme, dove gli artefici e gli innovatori rappresentano il fulcro dell’avvenire, mentre i conservatori, non essendo costruttori, sono sostenitori di un mondo ormai superato.
Pasquale Gaglione – PD Marcianise