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Dopo il restauro venerdì 7 ottobre si scopre la pala d’altare “La Decollazione del Battista” del pittore fiammingo Teodoro D’Errico alla Chiesa dell’Annunziata

Venerdì 7 ottobre dalle ore 16,00 sarà di nuovo visibile al pubblico la restaurata “Decollazione di San Giovanni Battista“. Il dipinto su tavola dell’artista Dirk Hendricsz (italianizzato in Teodoro D’Errico), pittore di origine fiamminga che influenzò notevolmente la cultura pittorica dell’Italia Meridionale tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600, è stato oggetto di restauro per circa un anno. Ricollocato nella sede originale nella cappella alla sinistra dell’abside della chiesa, venerdì pomeriggio sarà scoperto alla presenza del parroco don Francesco Pappadia e del Sindaco dott. Antonello Velardi.

Il progetto di restauro, promosso da un comitato di parrocchiani (preside Giuseppe Serino, dott. Luigi Tartaglione, prof. Nicola Erboso, sig. Michele Colella, arch. Maria Merola, sig. Aspreno Letizia) e presieduto dal parroco don Vincenzo Schiavone, è stato finanziato dal contributo di encomiabili cittadini, nonché dall’interessamento della Pro Loco Marthianisi. I lavori, dopo il placet della Soprintendenza di Caserta e Benevento, sono iniziati nell’agosto del 2015 e affidati ad un esperto restauratore di opere pittoriche, il marcianisano Giuseppe Maietta.

Il dipinto quindi ritornerà al suo antico splendore nella cappella a sinistra dell’abside della chiesa. Le opere di Hendricsz sono presenti in numerose chiese della Campania: S. Gregorio Armeno Napoli, Aversa, Potenza, Airola, Ercolano, Venafro, Santa Maria a Vico, Montorio nei Frentani, al Museo Nazionale di Capodimonte, al Museo di Praga. Il dipinto si aggiunge alle opere pittoriche di elevato valore storico ed artistico presenti nel complesso dell’Annunziata, risalenti al ‘500, ‘600 e al ‘700, realizzate da artisti quali Massimo Stanzione, Francesco Solimena, Paolo De Maio e Domenico Mondo.

D’Errico fu il principale esponente della colonia fiamminga a Napoli, ideatore di una pittura “tenera dal ricco impasto cromatico”, che raggiungerà il culmine del successo nei due celebri cassettonati di San Gregorio Armeno prima e di Donnaromita poi. Sono vaste composizioni che, alla ricercatezza del colore, associano uno stile pittorico di pretta marca barroccesca. Per oltre quaranta anni D’Errico fu tra i principali protagonisti del tardo manierismo nell’Italia meridionale.  In tutte le sue opere si scorgono gli elementi fiamminghi, tra i quali si annoverano: la pittura ad olio luminosa, i dettagli realistici, la resa micrografica, la vivacità e l’espressività perché la pittura deve essere fasto ed ornamentazione. Quando nel 1574 giunge a Napoli, con altri fiamminghi, da decoratore profano diviene specializzato nell’immagine della Madonna del Rosario su tavola, adeguandosi al gusto della committenza napoletana, interpretandone le richieste, e divenendo, così, la figura di maggiore rilievo, il capostipite della colonia fiamminga. Egli seppe rispondere sia a una commitenza tradizionalista e clericale che ad un aspettativa diversa, sempre di tipo religioso, ma più sensibile alla tradizione “laica” della cultura figurativa italiana.

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Alfonso Alberico - Marcianise

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