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Il “ring verde” non serve a niente e fino ad oggi ha creato solo danni | di Gianni di Dio

A proposito dell’ennesimo incendio doloso da parte di criminali non ancora acciuffati, messo in atto il 28 agosto scorso sul nostro territorio, il sindaco di Marcianise ha giustamente sottolineato l’inefficienza dei controlli e di alcuni organi istituzionali. “Il sistema dei controlli nella Terra dei Fuochi – ha detto – non funziona, i militari servono praticamente a zero, il territorio è lasciato a se stesso, la struttura commissariale non ha il controllo della situazione”. Parole sacrosante che il sindaco ha gridato dal suo diario quotidiano.
Ma poi aggiunge: “I cittadini di Marcianise dovrebbero lapidare quegli amministratori che hanno bloccato e devastato il progetto del ring verde, forse oggi l’unico strumento per fermare le nubi tossiche come quella di stasera. Sarà un’impresa titanica riprendere quel progetto, maledizione!”.
Come ampiamente è stato detto in diversi incontri e scritto su diversi giornali, sento il dovere di ribadire le mie motivazioni che fanno del cosiddetto “ring verde” un progetto inutile e a perdere.

Il ring verde, la cui realizzazione andrebbe anche a salvare chi ha inquinato parte del nostro ambiente, è una sottrazione forzata di terreni agricoli ai nostri contadini. Il progetto prevede la piantumazione di alberi (pioppo italico) che con le loro “magiche” foglie dovrebbero assorbire l’inquinamento prodotto dalle pericolose fabbriche retrostanti (e secondo qualcuno anche il fumo tossico prodotto dall’incendio di materiali pericolosi).
Una “magia” attiva solo d’estate, dato che i pioppi in inverno perdono il loro fogliame.
Il tutto inspiegabilmente rinchiuso in un finto e costosissimo muro di tufo (già realizzato e già deteriorato) che nasconderebbe allo sguardo il verde da piantumare.
Considerando inoltre che i pioppi dalle nostre parti arrivano a 15 metri circa di altezza, possiamo immaginare in che modo fronteggerebbero le altissime ciminiere delle industrie e le immense dolose nubi tossiche che si stagliano ad alta quota per poi disperdersi nei nostri polmoni.
A suo tempo, i promotori del ring verde, in seguito a numerose critiche e resisi probabilmente conto della pochezza del progetto, aggiunsero un parco pubblico proprio a ridosso dell’ex “Tonolli Sud”, ora Ecobat, la fabbrica più a rischio e pericolosa del nostro territorio.
Senza tener conto delle numerose petizioni e commenti, che invitavano ad evitare un’opera così delicata in un luogo ad alto rischio e inadatto alla frequenza soprattutto di bambini, il parco fu iniziato e da qualche mese è stato anche ultimato a tempo di record.
Ma la sorpresa finale arriva dal Commissario Reppucci, che prima di abbandonare il nostro comune, lascia il seguente comunicato: “l’area denominata Ring Verde ricade al confine della perimetrazione dell’area ad uso industriale, in prossimità della quale vengono registrati per tutti gli inquinanti, un incremento della concentrazione rilevata a seguito di monitoraggio delle polveri sottili nell’aria, dei metalli pesanti presenti nel suolo e in prodotti vegetali…al momento emergono non poche difficoltà per ipotizzare se e quando il Ring Garden (il parco all’interno del ring) sarà aperto all’usufruizione pubblica, tenuto conto che le risultanze tecniche agli atti d’ufficio non depongono attualmente per una visione ottimistica, anzi, non è azzardato sostenere che occorre pensare ad una diversa utilizzazione”. Cioè, come già noto alle associazioni che si opposero alla realizzazione del progetto, l’area in cui sorge il parco è altamente inquinata: e probabilmente non solo quella. Inutile dire che il Commissario fu invitato ufficialmente al facile compito di individuare i responsabili. Risultato, quest’ultimo, non ancora ottenuto che rimandiamo all’attuale amministrazione.

Gianni Di Dio

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