Ci vogliamo di nuovo occupare, questa volta in maniera più approfondita, della raccolta di abiti usati visto che negli ultimi mesi sono decine le segnalazioni da parte dei cittadini circa il degrado che è possibile notare attorno ai cassonetti gialli di raccolta. Ormai sempre più spesso i raccoglitori di abiti usati sono presi di mira da vandali che li svuotano, soprattutto durante le ore notturne, lasciando nei dintorni degli stessi gli indumenti che ritengono di scarso valore. E’ una pratica esercitata non soltanto da persone che vivono di espedienti, ma da bande di criminali, così come si è potuto accertare in altri posti d’Italia, che utilizzano questi capi per rivenderli nei mercatini abusivi regionali ed extra regionali. Complessivamente, il danno che ne deriva alla raccolta è minimo, anche se questo produce un disordine ambientale. Sono costi che i cittadini sono costretti ad accollarsi visto che poi, tramite il servizio di raccolta rifiuti, bisogna bonificare l’area dal degrado rimuovendo gli abiti usati disseminati nei dintorni dei cassonetti. Inoltre, nelle ultime settimane, alcuni di questi cassonetti gialli sono stati addirittura incendiati e gli abiti dentro e fuori di essi hanno sprigionato sostanze tossiche nell’aria con grave compromissione della salute dei residenti. E’ accaduto nell’area ex 167 di Marciansie e persino davanti al cimitero cittadino dove sono dovuti intervenire i vigili del fuoco. Sempre riguardo agli abiti usati, vi è un mercato parallelo relativo alle aree private. Sarà capitato a tutti di trovare, affissi su portoni e citofoni, volantini per la raccolta di indumenti usati, con l’indicazione del giorno e dell’ora per il ritiro. Si tratta per lo più di biglietti anonimi o con indicazioni approssimative, che difficilmente consentono di risalire a chi gestisce il servizio. In questi casi, la raccomandazione è di segnalare il fatto alle autorità competenti.
Tutto ciò che vi stiamo relazionando fa capire come quello degli indumenti usati sia un vero e proprio business. Sono 110mila le tonnellate di vestiti usati raccolti in Italia ogni anno: c’è chi ci ricava ingenti guadagni, molte volte finiscono in mano alla criminalità organizzata per il loro valore economico. Ma c’è anche chi li porta ai più poveri come la Caritas e le altre società che le fanno pervenire alle popolazioni del Terzo Mondo. La maggior parte dei comuni italiani ha affidato il servizio a operatori che raccolgono gli abiti dai cassonetti e li vendono a ditte di stoccaggio (da 20 a 30 centesimi al pezzo, in base alla loro qualità). Il trattamento degli abiti raccolti prevede prima la selezione (escludendo i capi destinati al riutilizzo, ad esempio perché troppo rovinati) e poi l’igienizzazione, da effettuare prima che gli abiti siano rimessi nel ciclo post consumo. Diverse inchieste della magistratura hanno però messo in luce la non corretta gestione della filiera degli abiti usati (senza le giuste autorizzazioni per lo stoccaggio e per il trasporto). Il fatto che non si abbia il pieno controllo della filiera presta il fianco ad attività di trattamento illecito di rifiuti. L’inchiesta Mafia Capitale, ad esempio, ha portato alla luce un fenomeno di spaccio di vestiti usati. Gli indumenti, inizialmente destinati a enti solidali, erano messi in mano a questi finti operatori che si occupavano di falsificare i certificati di trasporto e igienizzazione. Poi gli abiti venivano rivenduti in Africa e nell’Europa dell’Est a prezzi altissimi.
A Marcianise il servizio di “Trasporto e recupero di indumenti usati ed accessori di abbigliamento di provenienza domestica” se lo è aggiudicato nel 2013, per tre anni, la ditta SUA.CO.TEX. Import Export srl con sede in Corso Garibaldi 80055 Portici (Napoli) e, come si evince dal sito internet, sede operativa in Via Pacinotti snc Zona ASI – 81020 San Nicola la Strada (Caserta). L’azienda opera da oltre 10 anni nel mercato nazionale ed estero della raccolta del “rifiuto tessile”. Amministratore della SUA.CO.TEX è Salvatore Suarino. L’azienda esporta attualmente in diversi paesi dell’Europa dell’Est, dell’Africa settentrionale e centrale nonché dell’Asia. La SUA.CO.TEX., come ha spiegato in una nota stampa il commissario prefettizio Reppucci, tramite un legale, ha diffidato il Comune di Marcianise ad adottare tutte le necessarie misure atte a garantire l’espletamento del servizio in questione, considerata la presenza di rifiuti diversi da quelli tessili nei pressi dei cassonetti a ciò destinati, minacciando, anche, azioni di risarcimento danni.