Il ricordo di monsignor Bruno Schettino, arcivescovo, morto prematuramente , per infarto il 21 settembre 2012, dopo 15 anni di servizio all’arcidiocesi di Capua, è stato fissato in un interessante libro del frate francescano padre Berardo Buonanno, dal significativo titolo “La Chiesa di Capua all’altissimo poeta” (Dante). Nel libro, oltre ai cenni biografici di monsignor Schettino, vengono citati e riportati alcune sue conferenze, tenute nel contesto della Lectura Dantis Sammaritana, svoltasi per anni nella città di Santa Maria Capua Vetere, uno dei centri più importanti e numerosi dell’arcidiocesi di Capua. Interessante è il suo commento al XXXIII Canto del Paradiso della Divina Commedia di Dante, che monsignor Schettino così definisce: “Questo canto è profondamente teologico, trinitario, cristologico, mariano. E’ un canto dell’anima, è una breve esperienza mistica e contemplativa di Dio. E’ la finitudine dell’uomo davanti a Dio”. “Parole profetiche -scrive il teologo morale padre Antonio Rungi, passionista, nella recensione del libro di padre Buonanno- quasi ad anticipare la sua sorte futura, quella di morire di lì a poco tempo ed avere chiara l’idea dell’eternità e del Paradiso, soprattutto da un punto di vista teologico, dottrinale e biblico, al di là del messaggio che Dante Alighieri lascia in questo ultimo canto del Paradiso e dell’intera opera della Divina Commedia”.
Nel libro di padre Berardo Buonanno, che vive oggi nel convento francescano di Marcianise (Ce), si trovano altri importanti contributi della chiesa di Capua alla cultura e soprattutto alla Divina Commedia di Dante Alighieri, il Sommo Poeta. In particolare il commento dell’attuale arcivescovo di Gaeta, monsignor Salvatore Visco all’XI Canto del Paradiso. Afferma, infatti, monsignor Visco a conclusione della sua riflessione su questo canto: “A noi oggi resta non solo la decisa e coraggiosa presa di posizione di Dante, profeta riformatore, ma la consapevolezza che la Chiesa, nata dal sangue di Cristo morente sulla croce, è sempre reformanda, Santa ed insieme Peccatrice. Santa perché è presente il suo fondatore Gesù che ha detto: ‘Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo’(Mt 28,20). Peccatrice e continuamente bisognosa di conversione, perché ci siamo noi”. Nell’anno giubilare della misericordia questi sono argomenti di grande attualità.
Per chi, poi, ha interesse a capire il contributo dei pastori e vescovi della Chiesa di Capua nei secoli scorsi, può attingere dal discorso inaugurale di un monumento rappresentante San Francesco d’Assisi, Dante, Giotto e Cristoforo Colombo, fatto erigere a Posillipo, a Napoli, da padre Ludovico da Casoria (oggi Santo) nel 1882, in occasione del VII Centenario della nascita del Poverello d’Assisi, a firma dell’allora arcivescovo di Capua, Cardinale Alfonso Capecelatro. Testo riportato in alcune parti nel libro di padre Berardo Buonanno.
“Il noto storico francescano -ricorda padre Rungi- originario di Santa Maria Capua Vetere, per moltissimi anni parroco a Mondragone, nella Chiesa di San Francesco, docente di Religione, promotore del Centro Culturale Francescano, in quella città, ma anche a Santa Maria Capua Vetere ed oggi a Marcianise, è autore di numerosi libri, riguardanti la storia locale, nazionale, la vita consacrata, alcuni santi, le confraternite, i conventi, l’arte e la spiritualità francescana. Un testo di grande utilità culturale -conclude padre Rungi – per chi non solo vuole conoscere la storia e la vita della chiesa di Capua, ma anche i suoi massimi esponenti della cultura di ieri e di oggi, partendo proprio dagli arcivescovi di ieri e di oggi che si sono confrontati con la Divina Commedia e con il Sommo Poeta”.