L’inizio dei saldi ed il successo di film cosiddetti “di cassetta” come quello di Checco Zalone ha mandato in tilt il traffico a ridosso dell’uscita del casello di Caserta Sud in località Marcianise. File lunghissime in entrata ed in uscita alla A1 e parcheggi stracolmi sia al Centro Commerciale Campania, sia all’Outlet La Reggia, sia al multiplex Big Maxi Cinema. Già dalla prima mattinata numerosi sono stati i clienti che hanno affollato le gallerie e i negozi delle grandi strutture. Anche oggi, domenica 3 gennaio, è previsto un aumento di visitatori con conseguente appesantimento della circolazione stradale dell’area commerciale. Sconti griffati fino al 50% a La Reggia Designer Outlet di Marcianise dove si e’ registrato, già nel giorno dell’avvio, una grande affluenza di persone nei 141 negozi del Centro McArthurGlen. Anche se ricade sul territorio di Marcianise la viabilità è praticamente gestita dalla Prefettura e gran parte delle competenze è della Provincia in quanto proprietaria di gran parte della rete viaria e responsabile della relativa segnaletica. Sotto accusa sono però anche i parcheggi dei due grossi centri commerciali. “In caso di aumento del numero dei veicoli – spiega un agente di polizia municipale – sono di difficile accesso, insufficienti, inadatti, mal gestiti. E’ li che si crea il “TAPPO” che poi condiziona la viabilità in tutta la zona ivi compresa l’uscita del casello. Sono anni che lo ripetiamo. Il parcheggio del Campania ha 3000 posti auto con due soli accessi e una barriera con guard rail di 300 metri. Il parcheggio Outlet ha migliaia di posti auto con un solo ingresso, due corsie ridotte e una sola uscita con una corsia che va diritto all’ingresso”.
Tanta gente e tanti disagi. Lo sfogo sulla pagina facebook di alcuni utenti dell’Outlet La Reggia: “Caos e traffico all’entrata e all’uscita!!! – si lamenta Manuela proveniente da Salerno – Macchine parcheggiate in doppia fila,sui prati, nella curva per l uscita,perfino sulla statale al centro della strada!!!! Per non parlare di auto che facevano retromarcia su sensi unici, percorrendo la strada all inverso con il rischio di creare incidenti: senza controlli,ma stanno fuori di testa????non esiste la polizia municipale o stradale ??? E i vigilantes dormono!!!! Poi vorrei capire chi ha avuto la brillante idea di far convogliare le auto dell’uscita sulla stessa strada dove ,non solo confluiscono più strade, c è anche la fila per l entrata all outlet…”. Nicoletta da Eboli spiega: “Sono stata dei vostri oggi, per carità impossibile arrivarci poca organizzazione nella gestione del traffico e anche nei negozi impossibile fare acquisti, davanti ad alcuni negozi c’era addirittura la fila chilometrica fuori, infatti sono entrata solo in due negozi, troppo caos la gente che ti spintonava, per carità spero che con i saldi estivi non ci sarà tutto questo caos, spero che la prossima volta che vengo a farvi visita ci sia più organizzazione nella gestione del centro…”. Critiche anche per il Centro Campania. Alfredo che viene da Camigliano accusa: “Ma quali saldi solo truffe, prezzi rialzati per fingere di mettere i saldi, in diversi negozi gli articoli hanno lo stesso prezzo che avevano 10 giorni fa”.
Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio ogni famiglia spenderà durante i saldi 346 euro per l’acquisto di capi d’abbigliamento, calzature ed accessori (il 3% in più rispetto all’anno scorso), per un valore complessivo di 5,4 miliardi di euro. Per Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia–Confcommercio, “i saldi sono occasioni importanti per i consumatori a caccia dell’affare. Per gli operatori commerciali sono fondamentali più per dare continuità a quei piccoli – quasi impercettibili – segnali di ripresa, che per le loro casse. Con questo tipo di vendita, aumentano i ricavi, ma diminuiscono i margini. Le nostre stime sulle vendite in saldo prevedono una crescita media del 3%. Servono ora segnali forti e politiche di sostegno e rilancio dei consumi nei negozi che stanno abbandonando le vie dei nostri centri. Il clima è diventato sempre più mite dal punto di vista metereologico, ma non così clemente nei confronti degli operatori commerciali che hanno visto ridurre fortemente le vendite di capi più pesanti e di calzature ed accessori di stagione. Anche per questo siamo sempre più determinati a chiedere lo spostamento dei prossimi saldi ad effettiva fine stagione, almeno a fine gennaio, scelta confermata da circa l’80% delle aziende del settore”. Dal consueto sondaggio realizzato da Confcommercio e Format Research emerge un aumento della percentuale di consumatori che farà acquisti: il 55% contro il 51% del gennaio 2015. In crescita la percentuale degli italiani che considera “importante” il periodo dei saldi. Le preferenze vanno, come da tradizione, ai capi di abbigliamento (94,1), calzature (72,8), accessori (30,7) e biancheria intima (26,4). In leggera flessione gli articoli sportivi (17,7) e i prodotti di pelletteria (17,5). Attendono i saldi per acquistare qualsiasi tipo di prodotto soprattutto le donne, i consumatori in età superiore ai 45 anni, residenti nelle grandi aree metropolitane e nelle regioni del Mezzogiorno, le famiglie. Gli italiani stanno ricominciando a dare maggiore importanza alla qualità dei prodotti rispetto al prezzo. Attribuiscono maggiore importanza al prezzo soprattutto gli uomini in età avanzata, residenti nelle regioni del Mezzogiorno e nelle grandi aree metropolitane, in possesso di un titolo di studio medio/basso. Aumenta significativamente la percentuale dei consumatori che si sente tutelata acquistando a saldo (dal 62,1% dei saldi di gennaio 2015 al 65%). In lieve diminuzione quanti ritengono che acquistare presso i siti internet sia più conveniente piuttosto che non l’acquisto nei punti di vendita tradizionali. Aumenta leggermente la percentuale delle imprese che si attende un aumento delle visite in occasione dei saldi di gennaio 2016. La stragrande maggioranza delle imprese è contraria alla liberalizzazione dei saldi e delle vendite promozionali. Quasi il 73% ritiene che le promozioni libere prima dei saldi danneggerebbero le vendite del mese di dicembre. Quasi quattro imprese del commercio al dettaglio su cinque si dichiarano d’accordo con la proposta di posticipare la data di avvio dei saldi invernali alla fine di gennaio.
Bilancio negativo per il 2015 secondo la Confesercenti. I dati dell’anno solare 2015 evidenziano uno stato di crisi delle imprese ancora imperante. Con riferimento specifico alla Campania, in 365 giorni (da dicembre 2014 allo stesso mese di quest’anno) ci sono state 6106 imprese che hanno cessato la loro attività (del commercio al dettaglio), a fronte di 3756 nuove iscrizioni. Una percentuale proccupante, perchè – in sostanza – per ogni nuova attività che nasce, ne muoiono due. A Napoli e a Caserta i dati più allarmanti: la prima detiene il primato negativo di cessazione delle imprese (3090, il 50% dell’intera regione), la seconda la percentuale in proporzione più alta (-1.6% di chiusura di imprese al commercio al dettaglio rispetto al 2014). «Il nostro è un grido d’allarme serio e netto – ammonisce Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Napoli e Campania -. Dov’è lo Stato? È assente, senza dubbi. E invece è chiamato a intervenire, in modo tempestivo e deciso. In questo momento di crisi non è possibile sostenere il 60% di tasse. È impensabile che le nostre imprese sostengano costi di gestione e lavoratori con il 40% del fatturato, senza dimenticare che nel 2016 sono previsti ulteriori aumenti di luce, gas e acqua. I nostri affiliati, gli esercenti e le imprese, sono sempre più deboli. Lo Stato intervenga. Il premier Renzi non può pensare di ridurre nel 2018 le tasse, deve farlo prima: di questo passo tra tre anni ci sarà la cessazione attività di altre 20mila imprese, con oltre 100mila lavoratori che saranno disoccupati, alzando ulteriormente il tasso di disoccupazione in Campania e al Sud. A quel tempo – conclude Schiavo – il malato sarebbe agonizzante, bisogna intervenire per “curarlo” prima».
Lo studio della Confesercenti mette in rilievo anche altri dati: in generale in Campania hanno chiuso circa il 15% di imprese del commercio al dettaglio dell’intera Italia e il 25% del comparto Sud e Isole. Nel contempo nella nostra regione c’è stato solo il 17% di iscrizioni di nuove attività. Con riferimenti alle categorie commerciali, calano quasi tutte tranne la ristorazione (+3,1% a Napoli, 2,8% in Campania), edicole e giornali (+15,7% a Napoli, +9.2% in Campania) e soprattutto il commercio via internet, che registra finalmente un’impennata di iscrizioni di imprese nella nostra regione (+ 21.6% rispetto a dicembre 2014) con boom a Napoli (+28.2%). Oasi felici nel generale andamento negativo per il quale Schiavo e la Confesercenti regionale chiedono a gran voce l’intervento dello Stato.