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Attribuito al pittore marcianisano Paolo De Maio la Madonna Addolorata nella cattedrale di Rossano (Cosenza)

De-Maio-madonna addolorata [1]Di Paolo De Maio (Marcianise 1703 – Napoli 1784) erano noti finora in Calabria due soli dipinti: le Nozze mistiche di s. Caterina della chiesa di s. Maria del Gamio a Saracena, risalente al 1756; e un S. Michele Arcangelo della chiesa di s. Antonio della frazione S. Salvatore di Reggio Calabria, risalente al 1762. A queste due opere, lo studioso Carlo Andreoli ritiene ora possa aggiungersi una tela, collocata nella cattedrale di Rossano (Cosenza) e commissionata da mons. Francesco Maria Muscettola, che fu vescovo di Rossano negli anni 1718-38, intitolata alla Madonna Addolorata. L’opera è, infatti, simile ad un soggetto analogo, attribuito al De Maio da Nicola Spinosa, che nell’Archivio Zeri figura come facente parte dei beni della chiesa di s. Paolo Eremita della città partenopea di San Paolo Bel Sito.

De Maio era discepolo di Francesco Solimena, dipinse numerosi quadri e affreschi per chiese di Napoli e della provincia, divulgando i modi del maestro. La sua formazione all’interno dell’accademia solimenesca e la convinta adesione ai termini puristici del classicismo arcadico sperimentato dal maestro, sul finire del XVII secolo determinarono un avvio verso equilibrate soluzioni disegnative, cui corrispondeva un misurato uso del chiaroscuro di matrice pretiana. Nella decorazione dell’Annunziata di Marcianise, con la serie di profeti e sante vergini, di dottori della Chiesa ed evangelisti, De Maio ebbe modo di divulgare coerentemente il metro classicistico solimenesco. Operò principalmente nella provincia campana e a Napoli, ma realizzò anche, ad esempio, Madonna del Rosario in S. Domenico a Bitonto, nel 1741 una Pietà per il duomo di Foggia, tra il 1748 ed il ‘51 alcuni dipinti per Montecassino (distrutti nel tragico bombardamento del monastero). Nel 1760, aderì allo stile neoclassico di impronta romana e sviluppò una propensione per la didattica che sfociò nel suo inserimento tra i docenti della accademia borbonica del disegno. Negli ultimi anni di vita, proseguì un’intensa produzione, sempre su commissione di istituzioni religiose, grazie anche ad un personale, assidua pratica devozionale, mossa da genuino fervore, come emerge da alcune testimonianze epistolari lasciate dall’artista.