A distanza di 24 anni si riapre il caso di Pasqualino Porfidia, il bambino (allora aveva 8 anni e mezzo) scomparso misteriosamente il 7 maggio del 1990 a Marcianise dove viveva con la famiglia. Una vicenda che allora tenne con il fiato sospeso tutta Italia. In questi anni, diverse volte si è parlato di quella scomparsa, con supposizioni diverse ma senza risvolti concreti. Ora però c’è una svolta. Lo scorso 8 marzo è stata presentata dall’avvocato Salvatore Gionti, presso la Procura del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, l’istanza di riapertura delle indagini relative alla scomparsa dell’allora ragazzino che oggi avrebbe 32 anni. Una decisione, quella della richiesta della riapertura del caso, che nasce a seguito di diversi incontri tra la famiglia Porfidia, l’avvocato Gionti, lo staff dell’associazione ‘Noi Voci di Donne’ e che vede anche il contributo dell’Unità Prevenzione Rischio Criminologico, guidata dalla criminologa Immacolata Giuliani. A riaprire il caso, spiega l’edizione odierna de “il Mattino”, è una nuova traccia su cui stanno lavorando i carabinieri: il suicidio a Milano di un uomo originario di Marcianise che ha lasciato una lunga lettera raccontando di numerosi abusi subito quand’era bambino. Lo scenario è lo stesso e diversi sono i punti di contatto soprattutto per i luoghi (il quartiere di San Giuliano) e i protagonisti (alcuni vicini di casa). Ritorna dunque, inquietante, la pista di un giro di pedofili.
Le tracce di Pasqualino Porfidia si perdono lungo il breve tragitto (poche centinaia di metri) che separa un vicolo del paese, dove il piccolo aveva appena terminato una partitella a pallone con gli amici, e la sua abitazione. Pasqualino sarebbe stato visto l’ ultima volta verso le 11.15 -11.30, seduto sulla panchina all’angolo tra Via Tevere e Via Arno. Verso quell’ora Pasqualino era atteso a casa per il pranzo di mezzogiorno. La madre, non vedendolo rientrare, si allarma. Le ricerche delle forze dell’ ordine scattano solo nel tardo pomeriggio. Proseguiranno senza sosta la notte e nei giorni successivi. Vigili urbani, polizia, carabinieri, vigili del fuoco e protezione civile controllano anche i pozzi e setacciano metro per metro la ferrovia, dove Pasqualino e i suoi amici a volte andavano a giocare. Vengono ispezionate perfino le fognature che conducono al mare. Ma del piccolo non c’è traccia. Si inizia così ad indagare sulle persone: conoscenti ed estranei. Il risultato è lo stesso. Dopo che “Chi l’ha visto?” ha trattato questo caso, a scuola di Pasqualino i bambini hanno parlato molto fra di loro, fino a fornire nuovi elementi che hanno indirizzato le indagini in una direzione diversa. Due macchine sospette sarebbero state notate vicino casa di Pasqualino nei giorni che hanno preceduto la sua scomparsa. Si tratterebbe di una Lancia Beta bianca e un Alfa Sud grigio-metallizzato. Inoltre i bambini avrebbero raccontato dell’inquietante presenza di un uomo che, più di una volta, avrebbe distribuito banconote da mille lire ai bambini, vicino alla sala giochi che frequentavano.
20 gennaio 1998
La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha riaperto l’ inchiesta sulla scomparsa di Pasqualino Porfidia. Saranno prese in esame tutte le ipotesi e il magistrato che segue le indagini ascolterà nuovamente tutti gli amici di Pasqualino, che oggi hanno dai 18 ai 21 anni. La mamma del piccolo scomparso, che oggi avrebbe 16 anni, è convinta che il parroco del paese sappia qualcosa, ma che non parli o per paura, o per gli obblighi che gli derivano dal segreto confessionale. Don Carlo smentisce. “Purtroppo -dice- si tratta solo di dicerie: non ricordo niente di particolare”. In questi giorni sono tornati ad occuparsi del caso anche i giornali. La redazione de “il Mattino” di Caserta ha anche elaborato e pubblicato una foto che ritrae Pasqualino come potrebbe essere oggi.
19 dicembre 2000
“Chi l’ha visto?” ha intervistato un cugino di Pasqualino, suo coetaneo, che a distanza di dieci anni racconta come nella sala giochi frequentata dal gruppo di bambini venisse spesso un adulto, di circa trentatré anni, che cercava di vendere riviste pornografiche ai piccoli frequentatori della bisca. Il ragazzo però non ricorda di aver mai visto Pasqualino uscire dal locale con quest’uomo. Alcuni giornali pornografici furono ritrovati in una cassetta degli attrezzi presso la stazione di Marcianise, che i bambini usavano come punto di ritrovo del gruppo.
12 ottobre 2009
Nell’ambito di una pagina di Chi l’ha Visto dedicata ai bambini testimoni di fatti di cronaca, Rosa Lasco, mamma di Pasqualino, rinnova l’appello non solo agli allora amici di Pasqualino ma soprattutto al parroco di Marcianise, don Carlo. In studio anche don Luigi Merola, il coraggioso prete di Forcella che ha fondato l’associazione “ ‘A voce dè creature “ . Anche lui si è rivolto a don Carlo spiegando che, se qualcosa è stato detto in confessionale, il vescovo della zona può dispensare dal segreto. Se davvero don Carlo ha saputo qualcosa sulla scomparsa di Pasqualino durante una confessione, potrebbe essere libero di testimoniare.