[1]Il primo progetto della Fontana borbonica di piazza Umberto I°, non prevedeva una vasca rialzata dal piano di calpestio. Quella di circondare il monumento con acqua direttamente a contatto con i marmi, fu un’idea che nasce negli anni ’10-‘20. Da quel momento la base del maestoso monumento ha iniziato a subire danni continui e i diversi amministratori della città si sono regolati a seconda dei casi, proseguendo nell’errore di credere che una peschiera avesse sempre circondato l’opera scultorea. L’associazione Grism ha inviato al sindaco di Marcianise e alla soprintendente di Caserta, una richiesta di approfondimento del problema, visto che il monumento borbonico sta ulteriormente subendo danni alla base di piperno e alle lapidi laterali, dovuti all’acqua con la quale stanno in continuo contatto.
La Fontana borbonica di Piazza Umberto
Progettata dall’architetto napoletano Gaetano Barba (1730 – 1806), la monumentale Fontana con Delfini che padroneggia ancora oggi l’attuale piazza Umberto I°, fu realizzata nel 1795 in seguito a una richiesta, inoltrata al re Ferdinando IV, di concessione gratuita d’acqua del Real Sito per la città di Marcianise. Questo è anche il motivo per cui l’intera composizione si basa su un articolato gioco di fontane che animavano in modo spettacolare tutto il monumento: una cascatella centrale, una coppia di delfini e due mascheroni da cui sgorgava acqua che attraverso un percorso interno, confluiva in una peschiera posta a livello della piazza, delimitata da un’inferriata e dal podio più basso dell’intera struttura scultorea (si trattava di un terzo podio, successivamente scomparso). L’accesso al monumento era consentito da un cancelletto situato sul fronte occidentale, tramite una passerella. Queste ultime ipotesi sono deducibili dall’attenta lettura di una foto del 1883, la più antica finora conosciuta, che ritrae la piazza con il monumento in primo piano (vedi MD di dicembre scorso), e dalla quale si vede chiaramente che non vi era alcuna vasca fuori terra che potesse contenere acqua o altro. Nei pressi del monumento, e protette da due paracarri, c’erano anche una colonnina con fontana pubblica e una piccola vasca a livello della pavimentazione che dà l’idea di un abbeveratoio. In alcune foto degli anni ’10 e ’20 del novecento, invece, compare, all’interno dell’originaria recinzione, una vasca che si alza di circa novanta centimetri dal piano della piazza e che certamente conteneva acqua (è probabile che per qualche periodo fu lasciata a fioriera, come sembra intravedersi da alcune foto successive). Quale fu il motivo che portò gli amministratori dell’epoca a questa decisione, non è ancora chiaro; fatto sta che la scelta di una peschiera fuori terra dovette subito creare problemi inaspettati al monumento, al punto che già negli anni ’50, invece di restaurare l’intero complesso, vasca e inferriata furono definitivamente rimossi. L’idea di circondare di nuovo il monumento borbonico con una vasca piena d’acqua, fu ripresa negli anni ’80 e il risultato (vedi foto) fu tra i peggiori che si potessero immaginare: un grezzo recinto di cemento armato a vista, sagomato direttamente dal carpentiere. Alla fine degli anni ’80, fu dato incarico all’architetto Arnaldo Venditti di riprogettare la vasca e l’intera pavimentazione della piazza; così, nel 1987, questi presenta un progetto che corrisponde all’attuale sistemazione del complesso borbonico. Da quanto sopra esposto, ma anche da come fu ideato l’intero monumento, possiamo dedurre che il primo progettista, Gaetano Barba, giustamente, non aveva previsto il contatto dell’acqua con la base lapidea, in quanto era chiaro che ne sarebbero sorti problemi ai materiali usati per la sua realizzazione. Attualmente, l’acqua a contatto con la base di piperno, sta creando di nuovo seri problemi per la conservazione dell’intera opera d’arte; è importante, quindi che l’amministrazione si faccia promotrice, insieme ad esperti, della ricerca di una valida soluzione che assicuri alla città il futuro di questo gioiello borbonico.
Gianni Di Dio