[1]Il 1° Novembre (1872- 2012) ricorre il 140°Anniversario della nascita di Domenico Santoro (1872 – 1903) è stato un politico, giornalista e scrittore italiano. Fu un volontario garibaldino. Dopo aver compiuto gli studi nel liceo classico Pietro Giannone di Caserta, si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli. Nel 1897 si arruola nel battaglione garibaldino organizzato dal figlio dell’eroe dei due mondi, Ricciotti, per andare a combattere contro i Turchi per la libertà della Grecia. Partecipa in prima linea alla battaglia sanguinosissima di Domokos, dove trovano la morte numerosi suoi compagni volontari. Rientra in patria e si dedica alla politica per dare un contributo all’emancipazione economica e culturale della sua città, Marcianise. La sua lotta politica la svolge con la sua attività di giornalista su fogli a tiratura provinciale e regionale. Farà parte della redazione romana de L’Avanti. Ebbe rapporti amicali e culturali con Arturo Labriola che scrisse per lui una prefazione a due suoi saggi, L’Arte di Emilio Zola e I giornalisti e la Rivoluzione francese. La sua azione politica si scontra violentemente con i detentori del potere del tempo, e per reati di carattere politico viene condannato a ventuno mesi di carcere dove, dopo tre mesi di detenzione, muore.
Per questa circostanza il prof. Alberto Marino afferma “E’ proprio vero: “ indignatio facit versum”. E’ una prosa che acquista la musicalità dei versi, perché sgorga da un cuore che é in pena, non per la condanna ingiusta che gli è stata inflitta ( 21 mesi di carcere), ma perché riconosce che l’assenza forzata dal suo campo di battaglia per la difesa dei “ pezzenti” peggiorerà ancora di più la disastrosa condizione dei suoi miseri protetti. Ha da poco abbandonato il tribunale-burla, quando s’imbarca su un vaporetto e solo l’incomparabile bellezza del golfo di Napoli mitiga l’amarezza di una bruttissima esperienza. Passano davanti ai suoi occhi, come in un film dell’horror, le figure protagoniste del processo-burla: il presidente del tribunale con l’aspetto viscido e la parola spudoratamente melliflua, le arringhe delle “pagliette” lautamente compensate e i testimoni prezzolati.
Un cielo limpidissimo, gli odori inebrianti, che sembrano metterlo in contato con tutta la fauna marina dello splendido golfo, scendono come un balsamo sull’anima in pena del “cavaliere dei pezzenti”, che giura a se stesso che non abbandonerà mai la lotta per gli infimi del suo popolo.
La storia gli viene incontro: Cristo fu ucciso, perché predicò la pace e la solidarietà tra gli uomini; Socrate, grande maestro di moralità, fu condannato a morte come corruttore dei giovani!
Il giovane intellettuale , nelle sue riflessioni, non osa accumunarsi a questi grandi, perché è cosciente che la sua condanna sarà “ un povero fatto di cronaca che a giorni piomberà nell’oblio ed …io stesso diventerò forse un numero qualunque”.
No! Caro Mimì, tu non sarai mai un numero qualunque e, ancora oggi, a più di cent’anni dalla tua dipartita puoi essere l’astro fulgente che indica la strada maestra ai giovani di “questa terra di Ciacco e di Bonturo,ravvolta ancora di tenebra feroce”. ( da una poesia di Elpidio Ienco, dedicata a Santoro).
E il prof. Tommaso Zarrillo sottolinea che “La condanna al carcere di Domenico Santoro aprirà un solco profondo nel rapporto tra cittadini e potere locale, che influenzerà i movimenti politici successivi. Quanti avevano pensato di spegnere la voce del giovane professore, il quale aveva abbracciato la causa degli umili e della giustizia, fecero un danno a se stessi perché a quella voce daranno una vitalità e una spinta che la espanderà nel tempo. La sua eco infatti ritornerà nell’azione politica di Saverio Merola prima e dopo il fascismo, nelle lotte contadine per l’estaglio a canapa negli anni cinquanta e sessanta, nel movimento operaio degli anni ottanta e novanta.
Da Santoro in poi nella città di Marcianise ogni azione di governo si è dovuta sempre misurare con una forte opposizione sociale, che in alcuni momenti è stata raccolta da forze politiche e sindacali, in non rare occasioni è stata guidata dall’azione di movimenti spontanei, a volte dall’iniziativa di associazioni, di gruppi, di singoli cittadini. Perciò ricordare a 140 anni dalla nascita la figura di Santoro ha un senso se accompagneremo il ricordo con una riflessione sul modo in cui si è svolta storicamente l’azione politico-culturale e sul carattere dei movimenti che hanno segnato la vita politica e sociale della città di Marcianise”.
Donato Musone (Risvegli Culturali)