Pubblichiamo la lettera aperta scritta da Salvatore Delli Paoli nell’aprile del 1998: “Una Soprintendenza ballerina che prima concede, poi nega il parere favorevole; una polemica astiosa ai limiti del dileggio; una sottoscrizione popolare; un ricorso al Ministro dei Beni Culturali: in questi elementi è racchiusa la tormentata vicenda della sostituzione della porta principale del Duomo di Marcianise (nella foto). Attualmente non è possibile ipotizzare se l’idea della nuova porta riuscirà a diventare un fatto concreto. Il parere negativo (che in un primo tempo era stato positivo) della Soprintendenza di Caserta, a meno di un auspicabile ripensamento, sembrerebbe avere chiuso la questione. Le porte di bronzo di Raffaele D’Anna potrebbero quindi ritornare al legittimo proprietario, tranne che lo scultore marcianisano non voglia accogliere il suggerimento venuto proprio dalla Soprintendenza di una diversa destinazione all’interno del Duomo stesso, cosa di cui, conoscendo D’Anna, dubito fortemente. Gli oppositori al progetto possono andare ben fieri del loro successo: sono riusciti a salvare un manufatto, a loro dire seicentesco, di buon artigianato locale; hanno evitato che le orde dei nuovi vandali operassero una manomissione irreversibile; hanno assicurato alla memoria delle generazioni future un monumento intatto. Dunque le ragioni della cultura hanno avuto per una volta il sopravvento; la Marcianise pensosa del destino dei suoi beni culturali è riuscita ad evitare un ulteriore oltraggio; i Barberini di oggi sono stati sconfitti; un comitato malaccorto e miope ha ricevuto la lezione che doveva. Di quel comitato facevo e faccio parte pur io: dunque pur io devo essere contento e riconoscere che è meglio mantenere la porta attuale al posto in cui si trova e rinunciare alla bislacca idea di sostituirla con l’opera di uno scultore moderno che l’intera provincia ci invidia; devo riconoscere che la conservazione di un monumento deve passare attraverso la museificazione totale di ogni sua pietra. Devo riconoscere che sarebbe stato meglio che le porte di San. Pietro, il tempio maggiore della cristianità, fossero rimaste quelle originali e non sostituite da quel capolavoro che sono le attuali porte di Giacomo Manzù; devo riconoscere che sarebbe stato meglio che le porte del Duomo di Orvieto fossero rimaste quelle originali e non quelle che oggi tutti ammirano dovute alla mano di Emilio Greco, come devo riconoscere che è meglio che le porte di D’Anna stiano nell’androne del suo palazzo in via Marco Maffei e non all’ingresso del nostro tempio maggiore. Ma che paragone: D’Anna vale forse Manzù o Greco? La sostituzione delle porte di S. Pietro e di quelle di Orvieto è avvenuta con capolavori di grandi maestri della scultura contemporanea; D’Anna non può essere certo paragonato né a Manzù né a Greco. Come un artista locale può osare di solo pensare di porsi su quella linea, di ricevere un omaggio, che, fatte le debite proporzioni, si è potuto concedere a Manzù e a Greco? Nessuno deve pensare di toccare un monumento, meno che mai di farlo vivere nel tempo attraverso la testimonianza di artisti locali che sono espressione di vitalità di quel monumento stesso: questa la filosofia dei moderni conservatori. Perciò mi attendo che il controcomitato costituito estemporaneamente e composto dai veri intenditori d’arte che ci sono a Marcianise, dai veri uomini di cultura, proponga fra qualche giorno che si tolgano dal Duomo i quadri settecenteschi di Paolo De Maio, un marcianisano di altri tempi che con questi esperti, se fossero vissuti nel Settecento, non avrebbe mai avuto la possibilità di porre i suoi quadri nel Duomo. Quando quei quadri sono stati realizzati, probabilmente andavano a contrastare con un insieme del tempio che era seicentesco. Dunque costituivano una manomissione del preesistente. Bene sarebbe dunque se li togliessimo tutti per riportare la chiesa al suo presunto stato iniziale. E certo allora come oggi vi saranno stati sicuramente altri artisti a Marcianise nel Settecento, che la storia per fortuna non ricorda; e perché non supporre che questi abbiano nutrito la stessa invidia di qualche artista dei giorni nostri? I canonici costituenti il capitolo della Collegiata, però, non li hanno ascoltati e per fortuna all’epoca non esisteva alcuna Soprintendenza pronta a dare credito e dignità alla voce di una piazza sobillata ad arte. E per nostra fortuna gli amministratori della Congrega di Carità che, sempre nel Settecento, chiamarono a lavorare nell’Annunziata di Marcianise Domenico Mondo, questi addirittura di Capodrise, non ascoltarono le voci maligne di qualche marcianisano dell’epoca invocante allo scandalo perché un capodrisano veniva ad inserire quadri del Settecento e quindi moderni, vicino a quelli cinquecenteschi come il D’Errico della cappella di S. Giovanni, o seicenteschi come lo Stanzione del presbiterio. Per fortuna della storia e della cultura nessuna Soprintendenza ha concesso allora il suo parere, che alla luce dei comportamenti d’oggi, sarebbe state sicuramente negativo. Ma il parere, prima positivo, ripeto poi negativo, la Soprintendenza lo dà adesso: ma quale credibilità può avere questa istituzione che ha consentito, udite udite, la manomissione irreversibile degli affreschi di Nicolò Malinconico nel presbiterio dell’Annunziata, senza alzare un dito; che ha consentito e consente, nonostante una mia denuncia nella mia qualità di allora presidente dell’Archeoclub di Marcianise, la rovina della chiesetta di Trentola; che ha consentito e consente la scomparsa di monumentali palazzi storici di Marcianise; che ha saputo solo frapporre ostacoli al recupero della chiesetta della Madonna delle Grazie? Ora la Soprintendenza si sveglia e, dopo aver approvato, dice che le porte non si possono sostituire: e perché? Si è forse riconosciuto un valore artistico alle porte attuali? Si riconosciuto che esse sono inamovibili perché magari appartenenti al progetto iniziale della chiesa? Si è riconosciuto che esse costituiscono parte inalienabile dell’intera linearità della facciata? Niente affatto e niente di tutto questo: quelle porte, dice la Soprintendenza, non si possono sostituire perché suppone che ci sia una data sulle traverse di ferro della porta principale della chiesa, mentre essa è incisa solo su quella parallela alla principale, precisamente quella dell’accesso di destra alla chiesa (nella foto); una data della fine del Seicento, quindi non coeva alla facciata ma sicuramente successiva. La Soprintendenza ignora evidentemente questo particolare decisivo: il che dà conto dei mai avvenuti sopralluoghi di tecnici ed esperti della Soprintendenza a Marcianise, pure richiamati nella lettera che nega il parere favorevole prima concesso. Dunque dott. Ricciardi, si dovrebbe conservare la porta attuale perché sulla porta a fianco della principale che si vorrebbe sostituire, c’è incisa malamente la data del 1696?
Da quella data bisognerebbe arguire che anche la principale sia della stessa epoca, evidentemente ella o chi per lei così pensa.
Il che non è per evidentissime diversità nella fattura delle traversine di ferro, decorate nel primo caso, del tutto lisce e senza pregi quella della porta maggiore. Perciò, illustre dott. Ricciardi, se c’è una prova, questa è relativa alla sola porta dell’ingresso laterale destro della chiesa, che nessuno ha mai, dico mai proposto di sostituire. Sulla porta principale non solo non c’è alcuna data, ma nemmeno è credibile, per la diversa fattura delle stesse traversine che sia contemporanea alla datata porta laterale. Ma anche ammesso, e non è così, che la data della porta laterale si possa riferire anche alle traversine in ferro della porta principale, che cosa significherebbe ciò? Ben poco. Sarebbe una porta che già manometteva, se dobbiamo ragionare con la filosofia dei moderni conservatori dell’arte marcianisana, lo stato precedente. La data è del 1696 e non è sicuramente contemporanea, lo riconosce la stessa Soprintendenza, all’intera porta, che è stata più volte rifasciata, l’ultima volta addirittura nel 1934, quando furono apposti i modesti pannelli lignei che imitano il bugnato a diamante, come dimostra chiaramente una foto inoppugnabile dei primi anni del ‘900, che evidentemente la Soprintendenza, e non è una meraviglia, ignora. Dunque la data, anche volendo trasferirla a indicazione cronologica della porta maggiore, non indica nulla più di quanto indica, che cioè le traversine di ferro sulle quali è incisa sono del 1696, nient’altro. Ma hanno queste un particolare pregio artistico? Costituiscono un’opera significativa? Niente affatto: sono cardini di un buon fabbro ferraio dell’epoca che è venuto ad applicare alla chiesa una nuova porta laterale che ha sostituito quella originale. Dunque l’attuale porta, anche ammesso e non concesso che sia del 1696, non è affatto la prima che abbia adornato per così dire il tempio, ma è una porta sicuramente successiva, notevolmente successiva anche alla sovrastante tribuna che è del 1623. Queste cose sono note o dovrebbero esserlo: certamente sono note al comitato, certamente sono note a me che lo ho studiate ed ampiamente documentate nel mio volume dedicato al Duomo di Marcianise che costituisce l’unica fonte originaria intorno alla chiesa . Dunque si impedisce la sostituzione della porta perché la si ritiene antica, anche se poi, così è scritto nella comunicazione stavolta negativa della Soprintendenza, si riconosce che questa antichità va riferita alle sole traversine in ferro, ripeto peraltro non datate, e non all’intera struttura.
Perciò dei cardini e delle traversine in ferro di una porta laterale che non si intende sostituire, stanno impedendo che la porta di D’Anna vada collocata al posto dell’attuale. La Soprintendenza vuole salvare solamente dei cardini e delle traversine. Per fare ciò nega, su pressione di una piazza messa su anche da improprie informazioni, che si realizzi un’opera che davvero darebbe lustro alla chiesa: un’opera sulla quale magari i critici potranno disputare ma che sicuramente appare espressione di un artista che nella realizzazione dei pannelli esprime un’anima popolare che rinvia ad un insieme di memorie, queste sì, tutte pertinenti al tempio. Ma dei guai fatti da chi è disinformato ci si può lamentare attribuendo molto all’ignoranza. Quando però sul problema interviene qualche esperto che va blaterando di linea compositiva, di inserimento nel contesto e quant’altro, di una porta che non è sicuramente coeva alla facciata, allora si deve supporre la malafede o anche il livore: quando poi questo esperto definisce occasionale il comitato costituito dal parroco Rossano e presieduto dall’allora arcivescovo di Capua, mons. Luigi Diligenza (nella foto), allora si arroga una presunzione, che è figlia di saccente incultura. I Barberini (fatti passare come tali) che costituiscono il comitato pro erigenda porta del Duomo, caro esperto, non sono gli ultimi arrivati e hanno condotto l’operazione in maniera seria e senza alcuna approssimazione. Questo comitato, almeno in alcune persone che hanno qualche anno di più, è lo stesso di cui si è servito il parroco per riportare alla primitiva bellezza la facciata della chiesa, coperta da un intonaco settecentesco; e il parroco che vuole la sostituzione della porta è lo stesso che restaurato il campanile del Duomo, lo stesso che ha restaurato il San Michele che si trova nella nicchia sovrastante l’altare maggiore, lo stesso che ha restaurato la Sacra Famiglia che si trova all’ingresso del Duomo, lo stesso che ha restaurato i quadri che adornano la cappella del Santissimo Sacramento, lo stesso che ha rifatto l’intera copertura del tempio, lo stesso che da quarant’anni e oltre spende tempo, energie e fondi in quella chiesa che solo grazie a lui è potuta giungere ai nostri giorni in un perfetto stato di manutenzione. Questo parroco in occasione della progettata sostituzione della porta ha nominato un comitato fatto da esperti (vi sono presenti professori di lettere, studiosi, architetti, docenti di educazione artistica, ecc.) che tali sono, ma anche da uomini che sono più vicini a lui e alla chiesa. Si vuol fare una colpa al parroco perché ha scelto i componenti, guardandosi intorno? Perché ha preferito scegliere uomini che fanno parte del consiglio pastorale della parrocchia e che in chiesa ci vanno anche come fedeli? E’ questa una colpa? Ma come ha operato questo comitato? Ha forse imposto le sue idee? Questi uomini che ne fanno parte sono andati avanti alla chetichella, magari in maniera carbonara per compiere il loro misfatto? Niente di tutto ciò: hanno semplicemente operato con prudenza. Hanno esaminato la porta attuale, hanno esaminato lo stato di grave pericolo costituito dall’intero architrave dell’ingresso centrale.
Di questo, tra l’altro, la sconnessa porta attuale, peraltro contorta, costituisce un elemento di appesantimento non più sostenibile; hanno esaminato l’offerta pervenuta da D’Anna; hanno esaminato attentamente il progetto compositivo dello scultore che li ha entusiasmati, legando tra l’altro la progettata sostituzione della porta al generale consolidamento dell’architrave e dell’intero portale che sovrasta l’ingresso principale del tempio (nella foto, il pannello raffigurante la cacciata dal Paradiso terrestre). E non hanno deciso di sostituire hic et nunc la porta. Hanno deciso di chiedere ulteriori pareri ed hanno fatto esaminare il progetto oltre che dal vescovo dell’epoca, mons. Diligenza, che per riconoscimento unanime è stato uno dei migliori pastori della diocesi di Capua, ma che è anche storico di fama ed uomo di cultura (che non senza ragione ha affidato a D’Anna la realizzazione della statua in bronzo di San Roberto Bellarmino che si può ammirare nella piazzetta antistante al Seminario di Capua), anche dalla commissione diocesana di arte sacra, e lo hanno sottoposto inoltre al giudizio della Soprintendenza che è stato del tutto favorevole. Quali altri esperti e commissioni doveva mai consultare il comitato, quali altri competenti dovevano esprimersi in materia? La commissione consiliare del Comune, dice qualcuno: ma a che titolo? Il popolo intero, dice qualcun altro: ma come, magari con un referendum? Ci dicano questi signori cos’altro andava fatto che non sia stato fatto. Le procedure sono state seguite tutte e tutte secondo quanto la legge prescrive. Forse si ritiene che la porta realizzata da D’Anna non sia all’altezza, non abbia quei criteri artistici che si convengono ad una struttura monumentale come il Duomo? Su questo piano nessuno ha avuto il coraggio di pronunciarsi e non perché non si conosca la porta, come pure si va dicendo. La porta di D’Anna, sia pure nelle sue parti costituenti, ovvero nei pannelli, è ben nota da tempo: forse non in toto, ma in buona parte sì. I pannelli sono stati pubblicamente esposti in mostre, alcuni anche pubblicati in libri, dell’intenzione di collocarli all’interno della nuova porta in bronzo del Duomo si era al corrente da tempo, e l’iniziativa del comitato, riunitosi la prima volta nella primavera del 1997, era stata pubblicamente diffusa. Nessuno ha avuto nulla da ridire.
Quando l’opera era già in cantiere, tra l’altro affidata per la fusione alla fonderia Domus Dei di Roma, la stessa, tanto per capirne il valore, che ha realizzato la copia in bronzo della imponente statua di Marco Aurelio che sorge al centro della michelangiolesca piazza del Campidoglio sempre a Roma è sorto il putiferio.
L’opera realizzata da D’Anna non solo è degna della collocazione prevista, ma i marcianisani di oggi dovrebbero essere riconoscenti ad un loro compaesano, artista vero e non effimero come tanti che si presumono tali, che tra l’altro mette a disposizione il suo lavoro e addirittura anticipa buona parte della spesa in quanto i pannelli da inserire nella porta sono stati già fusi a spese naturalmente di D’Anna stesso. Ma perché questa porta dovrebbe diventare la porta nuova del Duomo di Marcianise? Perché a parte il valore artistico, sul quale magari si potrà disputare, ma che, a mio giudizio e a giudizio di coloro che hanno potuto studiarla, esiste e del quale mi riservo di parlare in altra sede, è una porta che esprime, naturalmente attraverso la trasfigurazione nel segno dell’arte, valori autentici della cultura popolare marcianisana. L’opera è, infatti, tutta incentrata sul mistero cristologico, attraverso una sequenza che realizza le successioni della passione di Cristo culminante negli episodi della crocifissione e della successiva resurrezione. Ed è qui il motivo centrale che consiglia e vorrei dire quasi impone che la porta sia collocata nel Duomo e che non possa essere trasferita, come pure qualcuno ha osato dire, magari in una chiesa di nuova costruzione. D’Anna ha realizzato la porta con un profondo spirito religioso, volto soprattutto a celebrare la fede e la devozione al culto del Crocefisso, la cui statua di Giacomo Colombo è venerata all’interno del tempio. Anzi alla devozione marcianisana verso il Crocefisso l’artista dedica i due pannelli forse più significativi dell’intera sequenza, che esprimono momenti della processione della statua (nella foto). Così facendo D’Anna realizza sì un’opera che è naturalmente espressione del mondo poetico dell’artista, ma anche lega attraverso la teoria dei pannelli quell’opera ad una tradizione, radica quei bassorilievi nell’anima profonda della cultura religiosa locale, di cui la devozione al Crocefisso costituisce l’espressione di maggiore intensità. Tutto questo non dovremmo né vederlo, né gustarlo, perché bisogna conservare dei cardini e delle traversine in ferro della fine del Seicento, sempre ammesso che siano di tale epoca, che si badi nessuno vuole distruggere: la porta attuale, una volta sostituita, se sarà sostituita, sarà custodita e la sua memoria non sarà destinata ad essere cancellata. Né dovremmo utilizzare la possibilità di far vivere, come deve essere, un
monumento nel tempo, e dovremmo trascurare espressioni d’arte e di cultura moderne nate e presenti a Marcianise in misura cospicua? Certo il mondo dell’arte locale esce fortemente mortificato da questa vicenda da secchia rapita che lungi dall’essere motivo di edificazione, come pure qualcuno va dicendo, perché vi vede, forse per la prima volta, un’attenzione coinvolgente dell’opinione pubblica su fatti d’arte, è motivo di amarezza, perché condotta in maniera aprioristica e con risvolti di pettegolezzi paesani che sono estremamente deleteri per la crescita culturale dell’intera comunità. Le porte di D’Anna potevano, e forse possono costituire ancora, il segno di un’inversione di tendenza: un riconoscimento nei confronti degli operatori dell’arte marcianisani ai quali offrire occasioni concrete, per una collocazione in sede delle opere che nascono dal proprio lavoro. E di artisti seri e davvero significativi Marcianise non ha solamente D’Anna: ce ne sono tanti e per tutti costoro vi dovrebbero essere spazi di riconoscimento locale della loro attività. Questa operazione relativa alla sostituzione della porta del Duomo dunque avrebbe potuto essere, e forse lo può essere ancora, lo stimolo necessario alla committenza locale, non solo religiosa, per offrire occasioni e possibilità agli artisti locali, ai più validi tra di loro. Penso alle nuove chiese attualmente in costruzione, penso a quelle pareti bianche di alcuni templi moderni sorti, penso ai tanti spazi pubblici di desolante squallore che potrebbero divenire sede di opere artisticamente concepite, penso agli androni delle nostre scuole, penso al nostro cimitero: penso ad un rifiorire dell’immagine di Marcianise attraverso i segni dell’arte e della cultura, i soli segni attraverso i quali si può contribuire a costruire una vera rinascita dal degrado attuale che ci affligge, affinché il paese della camorra e del coprifuoco possa offrire ben altri eventi, ad un’opinione pubblica disattenta e semplicistica, della sua storia e della sua vera anima, di cui sono espressione proprio gli artisti che a Marcianise vivono e lavorano.
Salvatore Delli Paoli
E’ giusto citare anche le altrui considerazioni
Se queste porte entrassero anche solo nella sacrestia del Duomo, molti artisti locali dovrebbero donare un’opera a questa chiesa per essere esposta.
Ma perchè sempre D’anna crea questi problemi?
Già molti anni fa invase con opere di CEMENTO le nicchie sugli ingressi laterali e ci fu grande polemica.
Nessuno nega la nuova arte, brutta o bella che possa apparire;
ma non a scapito di quella antica.
Una nuova porta può andare bene per una nuova chiesa!
Ci vuole tanto per capirlo caro sig. Delli Paoli?
La nuova porta della Basilica di San Pietro e quella di Casertavecchia sono degli abusi da parte di chi detiene il “Potere della Miseria”.
D’altronde come disse Gesù, “nessuno è profeta in Patria”.
Egr. Prof. Delli Paoli
Dopo una lettura attenta del suo intervento, resto convinto che l’intera vicenda si sia consumata in un ristretto giro di uomini e che le sorti del futuro portale del Duomo altro non sono che la decisione di pochi.
Dal suo scritto, più che emergere la genesi di un processo artistico di un’opera d’arte, necessaria, all’individuazione del profilo dell’artista e del suo canone stilistico, emerge la singola intraprendenza di qualche personaggio locale che, probabilmente, in assoluta buona fede, ha scelto di risolvere in questo modo qualche problema strutturale che interessava il portale ligneo del Duomo.
Dalla staticità del portale alla sua sostituzione con un’opera d’arte in bronzo, il passo non è ne breve ne scontato!
L’introduzione di un’opera d’arte, così imponente, sulla facciata del Duomo, a mio modestissimo parere, richiedeva un coinvolgimento culturale ampio. Tutto questo è mancato!
Che sia venuta meno la trasparenza sulla genesi che ha prodotto l’opera è proprio lei a confermarlo, quando scrive che qualche singolo pannello era stato esposto in qualche mostre d’arte.
Perché singoli pannelli e non tutto il progetto compositivo dell’intero portale?
Il ricorso ad altri esempi d’arte, che nel suo scritto non mancano, sembrano essere il tentativo di supportare l’intera vicenda che mai è giunta all’attenzione dell’intera comunità. Se oggi il caso fa parlare, ed in parte indigna, non è tanto per l’opera d’arte in se, ma per le modalità gelatinosa dentro cui l’intera vicenda ha preso forma.
Da storico e acuto osservatore di questa città, quale lei è, non trova singolare che nessun altro artista, sia stato preso in dovuta considerazione? Non trova assordante il silenzio degli artisti locali e dell’autore stesso del nuovo portale?
Avrei voluto, ed è questo il mio rammarico, che un’opera d’arte di tale portata sulla facciata del Duomo non diventasse la solita “decisione” ad opera degli amici degli amici.
Purtroppo così e stato, con la complicità soprattutto degli intellettuali locali.
Con stima, Michelangelo Giovinale
Quanto è ipocrita l’affermazione: lo stesso D’Anna si è fatto carico di anticipare le spese…
Primo, anticipare significa che gli saranno (o gli sono state) restituite, quindi il sacrificio dove sta?!
Secondo: chi artista non lo farebbe, con la prospettiva di essere esposto, ad imperitura memoria, sulla facciata della chiesa più importante della città, una delle più belle tardo rinascimentali della provincia?!!!
Il punctum pruriens, a questo punto, e al di là delle valutazioni artistiche, estetiche e di opportunità, è: perché proprio D’Anna??
Visto che li stesso Dello Paoli ammette che non è Manzù, allora, perché proprio lui??!
Condivido quasi tutto della tesi di Delli Paoli, ma a parti invertite. Ovvero, la soprintendenza non è istituzione seria per dirimere questa disputa? Sono d’accordo, ma a maggior ragione non puó esserlo un simulacro di comitato degli eletti che decide sulla base non di competenze culturali (far passare D’Anna per un artista invidiatoci da tutti è oggettivamente eccessivo, caro prof, e paragonarlo a Greco o a Manzù, mi rendo conto, è un’acrobazia retorica alla quale si fa ricorso solo per amore della propria tesi). Certo, riconosco a Delli Paoli sensibilità e acume culturali, tuttavia sin qui la sua tesi se non è claudicante è quantomeno poco convincente. Inoltre, quali elementi identificativi possono corroborare la difesa di chi si ostina a non consentire la sostituzione delle porte del duomo? Certamente la data impressa sul lato destro è un indizio più che serio per imbastire una ricerca storica in assenza di altre fonti sicure. Neanche questo é vero? Bene, cos’altro puó essere addotto a sostegno di chi vuole le porte di bronzo? Di sicuro non l’accusa di indulgere a uno spirito passatista, conservatore, fino a respingere ogni novità. La visione museificata della cultura non mi appartiene. Ma neanche quella nuovista senza senso, per il gusto di favorire un concittadino (verso il quale osserviamo il massimo rispetto nella consapevolezza che non si tratti di Manzù, né di Domenico Mondo; quanto a De Majo, beh, neanche lui è Stanzione o Solimena). Insomma, nessuna guerra di religione sulle porte di bronzo, ma perché installarle? Finora nessuno lo dice chiaramente. Anzi, caro Delli Paoli, il rischio vero è che questa storia finisca come gli affreschi di Lauritano dell’Annunziata, consentiti nell’assoluta ignavia delle istituzioni religiose e culturali forse per non far torto a un ottimo artigiano della nostra comunitá. Ma l’artigianato non è ancora Arte, caro prof. Senza acrimonia e con stima immutata, la saluto.
Caro Salvatore, tutta la tua “giusta” disanima sulla “storia” della porta del Duomo, inserita in un contesto borghese-capitalistico, dovrebbe, agevolmente, convincere i nostri concittadini a dire sì, ma io posso solo subirla!
Da impenitente marxista continuo a credere che l’arte deve affrontare i problemi reali della società e si deve esprimere contro tutte le condizioni di sfruttamento e di oppressione. Non é il caso che ricordi a te il concetto di intellettuale organico formulato da Gramsci!
Sarei stato uno sciocco se avessi preteso questo messaggio dai commettenti della porta e dall’artista che l’ha realizzata!
Ti voglio raccontare un episodio che chiarisce la mia concezione dell’arte. Siamo nel 1982, sindaco Piero Squeglia, si presenta al Comune un generale in pensione, per chiedere un piccolo spazio nella Citta per la costruzione di un monumentino per i morti senza croce.
Al generale faccio questa domanda: ” Cosa scriverete sul monumentino? Disse il generale,: “Mamma, io non sono morto, chiamami e sarò da te!”. “Generale, dissi, se volete lo spazio, dovete scrivere: ” Mamma, io non volevo morire a vent’anni!”
Il generale raccolse le carte ed abbandonò al seduta!
Forse fra 600 anni, questa mia visione dell’arte si realizzerà.
Dopo questa lunga attesa, sarò contento di vedere un nuovo bassorilievo, nel quale é rappresentato il Cristo che a staffilate caccia i mercanti dal tempio!
Per ora, purtroppo, va bene così!
Stammi bene!
Gli scritti del Professor Delli Paoli illustrano con estrema precisaione le sequenze una vicenda chiara e lineare, che in questi giorni si è colorita di connotazioni polemiche. L’approfondimento pubblicato da Delli Paoli, quindi, ha una funzione nettamente chiarificatrice in quanto la sostituzione della della porta centrale del Duomo di Marcianise in un tale circostanziato contesto appare legittima e opportuna. La ProLoco Marcianisana, nel far proprie le delucidazioni del Professor Delli Paoli, prende in considerazione anche il ruolo dello scultore Raffaele d’Anna, meritevole di aver prodotto un’opera di grande valore artistico per la sua città. Ai cittadini di Marcianise, probabilmente, non rimane che cogliere la grande opportunutà di vedere rinnovate le porte dell’amato Duomo!
Ringrazio tutti gli intervenuti finora nel dibattito. Non ho nulla da replicare, se non aggiungere un ringraziamento vivo alla Pro loco marcianisana per la sua convinta adesione alla sostituzione della porta centrale del duomo. Approfitto della circostanza per informare di una piccola scoperta intervenuta nel rimuovere i tasselli di legno ad imitazione di un bugnato a diamante posti a decorazione della facciata esterna della vecchia porta. Al di sotto soprprendentemente è comparso un frammento di un manifesto d’epoca che reca l’iscrizione ancora leggibile VIVA PIO XII (1939-1958). Il che dimostra che i tasselli sono stati sorapposti su una porta senza alcun pregio almeno dopo il 1939. Come ho sempre sostenuto. sdp
Pro loco Marcianisana,
non c’era bisogno di ribadire,
conosciamo bene il vostro pensiero.
Quello che si vuol far passare, di un dono di D’Anna alla città, è un principio molto pericoloso…
Come faremo, infatti, da domani mattina a spiegare a Michelangelo Cice, che pur volendo donare personalmente il ferro, non può realizzare un nuovo pulpito per il Duomo… o a Peppe Ferraro che non può sostituire quella esistente con una nuova pala d’altare, o a Salvatore Acconcia, o Tonino Zinzi, o Mimmo Di Dio…
Che, i “mamuozi”, come scrisse all’epoca l’indimenticato Professore, che fanno questi artisti marcianisani non sono al livello di quelli di D’Anna??!
E allora la domanda continua a sorgere spontanea: perché D’Anna?! Perché solo lui??!
No, caro Delli Paoli. Non si liquida cosi un dibattito. Non puó fischiare la fine della partita credendo che il risultato sia a lei favorevole. Per quanto riguarda noi del NO alle porte di bronzo andremo avanti, arrivando fino a denunciare il misfatto all’autoritá giudiziaria. Per rispondere poi alla sua infondata scoperta sulla datazione delle porte, le ricordo che le stesse furono sottoposte a opera di ripristino nella prima metà del secolo scorso, quindi quel reperto potrebbe essere dello stesso periodo dei lavori di recupero. Infine il pregio delle porte: chi stabilisce se sono di pregio o meno? E perché con i pannelli di bronzo dovrebbero acquisire un valore aggiunto? .
Sarò ritardato, ma ancora non ho capito di chi è stata l’idea di mettere la nuova porta.
E, badate bene, non voglio contestare l’analisi storica (non sono uno storico dell’arte)del Delli Paoli.
Semplicemente, vorrei sapere, se possibile, a chi è venuta l’idea di dotare il Duomo di una nuova porta, chi ha deciso che doveva avere caratteristiche di opera d’arte, chi ha pensato di affidarne l’esecuzione a D’Anna, e, infine, chi ha deciso che l’esecuzione dell’opera era conforme a quanto richiesto.
Per la porta di casa mia, decidiamo io e mia moglie (paghiamo noi, e abbiamo maggior competenza in materia, nel nostro nucleo familiare), dopo aver sentito il parere dei figli (che sono partecipi del risultato finale).
Per la porta del Duomo (la principale chiesa di Marcianise), chi ha deciso (chi paga e chi è competente), e chi è stato sentito (partecipe del risultato finale)?
Per maggior chiarezza, quando chiedo di chi è stata l’idea, intendo i nomi.
noi invece plaudiamo alla voce “fuori organico pensiero” di Delli Paoli ( e ringraziamo Caffè procope che li ospita).
la visione marxista e le fisime annesse e connesse quali la rimozione di condizioni di sfruttamento e oppressione hanno già fatto abbastanza danni in tanti settori pubblici( tra questi, inutile sottolinearlo,la scuola pubblica : tanta ignoranza tra le nostre giovani aurore e poca meritocrazia in nome del successo formativo garantito). salviamo almeno l’arte dal Comunismo.
Non conosco “marcianise s’é destra”, ma, per le cose che dice, sono convinto che in una società comunistica sarebbe stato un ottimo birraio!
Marcianise, sulle porte del Duomo
sindaco e vescovo con la passione di Cristo
Raffaele D’Anna aveva realizzato l’opera 15 anni fa
con i volti dell’allora monsignore e del primo cittadino
CASERTA — Sono state installate ieri, mercoledì, le due nuove porte bronzee centrali del Duomo, lavori fino a tarda serata e già da oggi i fedeli più mattinieri potranno ammirare l’opera dello scultore Raffaele D’Anna, una firma della grande arte religiosa che ha voluto donare alla più bella chiesa della sua Marcianise i pannelli che compongono i bronzi imponenti. Sulle porte accostate si dipanano, dall’alto in basso, la processione giubilare delle Congreghe e dei fedeli marcianisani a Roma, scene del vecchio e nuovo Testamento, la passione di Cristo, la devozione della popolazione di Marcianise per il Crocifisso, che salvò la città dal colera nel 1873, espressa in due pannelli, la processione antica con la scultura settecentesca di Giacomo Colombo su un carro trainato dai buoi e quella riferita all’anno in cui l’opera fu terminata. Immagini contemporanee, figure abbozzate ma tuttavia sono da riferire al vescovo del tempo Luigi Diligenza, che guida la processione, al parroco don Gaetano Rossano che lo segue, al sindaco, allora Piero Squeglia. E come non riferire all’avvocato Michele Accinni, alla consorte donna Luigia, alla figlia Rosa, i tre personaggi affacciati sul balconcino della loro casa adiacente al sagrato come ritualmente usavano?
L’AUTORIZZAZIONE – L’opera era pronta da circa 15 anni, poi un tira e molla con la Soprintendenza per l’autorizzazione a sostituire le due vecchie porte lignee, soltanto assi ricamati dai tarli, poi polemiche cittadine con chi non le voleva, infine il parroco don Paolo Dello Stritto – è architetto – ha deciso di non vanificare il lavoro dello scultore, la volontà del suo predecessore don Gaetano Rossano e quanti lo affiancarono nel comitato promotore da ricordare in Gaetano Rossano, questi architetto, Gaetano Andrisani, Salvatore Delli Paoli, Raffaele Salzillo. «Ha fatto bene don Paolo a decidere per l’installazione delle porte – dice Raffaele Salzillo -, uno scandalo tenere in deposito un’opera di tanto valore ed è già tanto che l’autore non ne abbia chiesto la restituzione. Alla fonderia romana Domus Dei, quella che ha realizzato la copia del Marc’Aurelio capitolino, ancora parlano di queste porte. E noi, qui, a polemizzare inutilmente». Franco Tontoli
Il presente volantino é stato distribuito in Piazza
La nuova porta del nostro Duomo
La quasi decennale “querelle” sulla sostituzione della vecchia porta del Duomo, di cui fu indomito alfiere il compianto Pietro Zinzi, è ripresa nei giorni nostri, perché la nuova porta di bronzo, dello scultore Raffaele d’Anna, dopo un forzato riposo, sta per essere collocata, definitivamente, al posto della vecchia.
Il prof. Salvatore Delli Paoli, eccellente ed attendibilissimo“narrator” della nostra storia locale, ha pubblicato su “Caffè Procope” una lunga lettera a difesa dell’opera.
Ne è nata una garbata polemica, nella quale facevo notare al professore che tutto l’iter della realizzazione dell’opera era nato in “riposte mura” e come volontà di una ristretta cerchia di “notabili”.
Nel prosieguo della garbata polemica, per fissare il mio dissenso sull’opera
del valentissimo scultore, ho scritto al prof. Delli Paoli la lettera che segue.
Caro Salvatore, la tua disamina sulla “storia” della porta del Duomo, inserita in un contesto borghese-capitalistico, dovrebbe, agevolmente, convincere i nostri concittadini a dire sì alla nuova porta, ma io posso solo subirla!
Da impenitente marxista continuo a credere che l’arte deve affrontare i problemi reali della società e si deve esprimere contro tutte le condizioni di sfruttamento e di oppressione.
Non é il caso che ricordi a te il concetto di intellettuale organico in Gramsci!
Sarei stato uno sciocco se avessi preteso questo messaggio dai committenti della porta e dall’artista che l’ha realizzata!
Ti voglio raccontare un episodio che chiarisce la mia concezione dell’arte. Siamo nel 1982, sindaco Piero Squeglia, si presenta al Comune un generale in pensione, per chiedere un piccolo spazio nella Città per la costruzione di un monumentino per i morti senza croce.
Al generale faccio questa domanda: ” Cosa scriverete sul monumentino? Il generale, compiaciuto, dice: “Mamma, io non sono morto, chiamami e sarò da te!”. “Generale, dico, se volete lo spazio, dovete scrivere: ” Mamma, io non volevo morire a vent’anni e qualcuno ha voluto che morissi!”
Il generale raccoglie le carte ed abbandona la seduta!
Forse fra 500 anni questa mia visione dell’arte si realizzerà ed al posto della fredda processione, raffigurata sulla porta, nella quale qualche malalingua intravede, tra gli oranti, anche il volto di qualche nostro notabile, ci sarà un nuovo bassorilievo nel quale appare il Cristo che a staffilate caccia i mercanti dal tempio!
Allora sarò contento!!! Per ora, purtroppo, va bene così!
Sis felix!
Marcianise, 22 agosto 2012 Alberto Marino
Caro signor Alberto Marino ma si rende conto che a volte è patetico nonchè petulante nel continuare ad affermare sempre le stesse cose?Non passa giorno che Lei non posta almeno 3 commenti nelle quali rivendica la sua fede politica…..e sù…..Faccia campagna elettorale ,io l’appoggerò ma la smetta di urlare ed inveire contro tutti e contro tutto.
Cordialmente Serpico alias Antonio Tartaglione.
” Patetico Serpico”, se non fossi tale, ti firmeresti regolarmente. Io non sono patetico, perchè ci metto la faccia nelle cose che dico, che non piacciano a te ed ai tuoi “compari”. Di Tartaglione a Marcianise ce ne stanno quasi 500 e di Antonio una cinquantina. Se decidessi di candidarmi, non sarei così sciocco da sperare da te, un incallito e vigliacco cecchino, il voto. Il tuo voto deve andare per forza ai tuoi “compari”, mestieranti della politica. Non tratto mai male le persone, anche gli avversari, ma tu sei semplicemente una “res”. Se vuoi un confronto leale, fammi sapere chi sei, indicando nome, cognome, data di nascita, domicilio, telefono, il tuo mestiere, se sei “nubile” o sposato. Insomma: tutte le cose che sai di me!
A proposito: quando scrivi, fatti aiutare da qualche tuo “compare, perché stai “appiccicato” con la grammatica!Se vuoi qualche lezione di grammatica, palesati: ho sempre aiutato gli imbecilli!
Caffe procope sta divendando caffe MARINO,,,,,,,ma tutti a te devono stare a sentire??????? Ti viene qualche volta il dubbio che non sei uno scienziato???????Verrebbe da dire : “ditegli sempre di si”
Caro Alberto Marino,
dovrei risponderLa a tono ma non scendo al suo livello!Mi hanno insegnato di rispettare le persone anziane e i commenti parlano chiaro…..è Lei che ormai è il nemico pubblico numero Uno di caffè procope.Sorrida alla vita e faccia una opposizione meno chiassosa e più coerente-Ritorno ad insegnare la storia e la grammatica senza urlare…..colui che urla è sinonimo di insicurezza.Appena si trova in piazza vengo e mi presento e dulcis in fundo…..Serpico me lo hanno affibiato per il mio lavoro…..Per il resto…a chiacchiere stamm a zer!!!!
saluti
Albè, calmati, ti si alza la pressione!
Imbecilli “Scassagas” e “Serpico”, dovete presentarvi qui, su “Procope”: é qui che si deve consumare la vostra vergogna.
Avete visto come si é svolta garbatamente e con civiltà la polemica col prof: Delli Paoli? Del cecchino non mi piace né il sì, né il no:
abbiamo il diritto di conoscere gli imbecilli, perchè, come diceva Eduardo, fanno paura!
E non vi scusate con il rispetto per le persone anziane; sono anziano solo anagraficamente e sono in grado ancora di respingere le orde barbariche degli imbecilli. Attaccate serenamente: i vecchi siete voi, con la vostra weltanschauung!!! E quando scrivete, fatevi aiutare sempre dai vostri “compari”!
Se mi dite ,perchè sono patetico, petulante ed incoerente, senza maschera, però, non me la piglio per niente: é un giudizio rispettabilissimo, quando ne conosciamo l’autore e lo possiamo contraddire apertamente! Quando mi criticate, nel bene e nel male, potete dire tutto quello che volete, vi risponderò con tono garbato e civile! Anche se siete imbecilli, come veramente siete!
Quoto Giuseppe Giuliano con il sangue e le sue sacrosante constatazioni circa l’ovvia incongruenza tra origine decisionale e avvenuta consegna dei lavori. Al di là delle valutazioni storiche del Prof. Delli Paoli, restano parecchi dubbi inerenti la proposta e l’offerta conseguita. Qualcosa di atipico che conferma l’indomabile clientelismo familiare che attanaglia la cittadina in cui (soprav)viviamo da sempre. Riuscire a superare queste assurde dinamiche, sarebbe un passo in avanti notevole. Ma è un’utopia ancora ben lontana dalla realtà delle cose e delle faccende. Tuttavia, ho avuto modo di ammirare da vicino la contestata e al contempo acclamata opera, non riscuotendo alcuna emozione epidermica e visiva. Se l’arte dona innanzitutto emozioni, posso dunque allegramente confermare la mia totale freddezza a riguardo. De gustibus.
Si arrabbia perche’ non regge il confronto.
Ma considerata l eta , il corso di laurea , le arche , e le numerose letture di GRAMSCI , io lo assolvo.
“Scassagas”, non puoi né assolvere, nè condannare: il giudice quando legge la sentenza non ha la maschera! Non mi arrabbio, perché le persone di buon senso hanno il dovere di capire gli imbecilli. Sapessi quanti idioti come te ho dovuto capire!
Molte persone non hanno ancora capito qual è il nocciolo della questione.
per tutti i berretti verdi !!! ancora una volta ci viene in aiuto la filosofia per dirimere la questione: albertone accusato dagli “scassa” e dai “serpi(co)”. ci tocca così difenderlo, nè vecchio, nè scienziato ma un’anima, secondo Platone, tra quella razionale, irascibile e concupiscibile, che prevale sulle altre, quella irascibile, ovviamente. quella che comanda le passioni e la continua esibizione di sè. alcuni non possono proprio fare a meno di dire “io,io,io”, di ricordarti quello che faranno o hanno fatto, di raccontarti le imprese proprie dei figli e parenti, e che sono capaci di gareggiare, in nome del Comunismo, con te anche se stai parlando di un lutto. il loro lutto, in quanto Comunista, è più grave del tuo!!! ci verrebbe, a questo punto, vogia di proporre un evviva pubblicitario per aziende funerarie, ma ci asteniamo ( non vorremmo passare per menagrami).
Caro Alberto salendo per san leucio sulla sinistra si trova una perfetta oasi di pace per coloro i quali non stanno bene nella società …………(senza offesa per nessuno).Li troverai la calma e la quiete.
Saluti
Ci vuole la guerra, non la pace per combattere gli idioti!
E con questo chiudo coi cecchini!”
Quanti commenti!!!!!! Ma nessuno è stato grato di dire finalmente;dopo tanti soldi spesi,x avere 1 scenario più cattolico offrendo a noi marcianesani il rito di capire la nostra dovuta entità,vergogna alle critiche e ai commenti fatti in discussione di ki ha avuto potere.Fedeli pensate a pregare e non a mostrare il dire e il fare……………Nessuno è migliore degl’altri ne tanto meno capace di affrontare i diverbi del popolo.Basta e ringraziate di dovere ki ha avuto questa capacità di andare oltre………………..
Per amici di piaazza.
Se dovessimo andare avanti come scrivi, siamo rovinati.
forse qlc si sia offeso!!! O evidentemente abbia la coda già mangiata………….
Se proprio volete ridere, leggete il commento di “Marcianise s’è destra”!
già. leggetevi il nostro commento. non avevamo dubbi sul riconoscimento da parte dell’albertone, con noi non si potrà mai offendere, al massimo si farà una risata. così come facciamo noi anche lui la prende con filosofia riconoscendo, di fatto, la sua anima irascibile. abbiamo sempre avuto rispetto per lui, le diverse visioni e i diversi ideali non ci hanno mai portato alle offese. cosa che invece accade per i democrat e sinceri democratici di tutto il mondo, americani inclusi. se il nostro mito, di rigorosa e sana destra in finzione e realtà, il nostro eroe callaghan alias clint eastwood va contro Obama, il sincero democratico, l'”abbronzato” più famoso del mondo, diventa subito un rimbambito( e i giornali italiani del tipo La Repubblica subito a riportarlo): si va dal “rantolo dello zio ubriaco” al ” vecchio pazzo”. e sì che in altre occasioni e dagli stessi detrattori di oggi, in altri tempi,lo avevano assunto a simbolo del Paese che ce la fa.
ancora una volta lo scriviamo: non toccateci gli eroi, i miti, di qualunque nazionalità essi siano. abbiamo una grossa scorta di confetti falqui.
Infatti i colpi a salve di “Marcianise s’è destra” non possono che farmi ridere. Ed il riso fa buon sangue! Però mi piacerebbe sapere chi si preoccupa tanto di sollazzarmi!!!
Concordo pienamente con coloro che sono contrari alla sostituzione delle porte del Duomo di Marcianise per una serie di ragioni. A parte la quasi sostituzione clandestina,chiaramente decisa e voluta ab inizio da pochi notabili e non condivisa da larga parte della
cittadinanza, non apprezzo nè la fattura, nè la scelta dei materiali e neanche lo stile del nuovo portale che non trovo in linea con la coerenza e la sobrietà della facciata della NOSTRA Chiesa madre.Non sono uno storico dell’arte e neanche ho competenze artistiche, ma parlo semplicemente della impressione estetica che mi ha fatto il nuovo portale. In ordine poi al secondario argomento oggetto della litigiosa e sterile discussione, per principio non posso che condividere l’indignazione del professor Marino. Purtroppo non tutti hanno il coraggio di evitare l’anonimato, ma spetterebbe alla redazione del giornale ed al suo direttore evitare la possibilità di scrivere commenti anonimi che in molti cosi trascendono e scendono sul piano personale decisamente inaccettabile da chi non si manifesta pubblicamente.
Vorrei rispondere al commento fatto della Pro-loco Marcianisana che ha approvato l’operazione “sostituzione porte” e a Salvatore Delli Paoli. A quelli della Pro-loco vorrei suggerirgli di andarsi a leggere lo Statuto delle Pro-loco riguardante la salvaguardia dei beni architettonici, artistico e culturali, perché con il loro commento hanno dimostrato di non averlo letto. Al Delli Paoli invece vorrei dire che il suo articolo riguardante la porta che è stata collocata al Duomo di Marcianise, non è un’analisi da storico, ma una vera e propria arringa a difesa di un’operazione progettata, pensata e voluta a tutti i costi, da un gruppo di quattro o cinque persone. Non sappiamo se, dopo il ricorso inoltrato alle varie autorità competenti, le porte rimarranno al posto attuale oppure andranno rimosse; di sicuro sappiamo che alla stragrande maggioranza dei cittadini, questo cambiamento non va proprio, direi sono infuriati, sia sulle modalità con cui si è agito per sostituirle, sia sulla qualità del prodotto ed infine sulla mascherata verità su come sono stati spesi i soldi pubblici (120 milioni delle vecchie lire). E poi, ha sbagliato citare gli scultori : Emilio Greco e Giacomo Manzù, artisti che conoscono sia il disegno che i canoni e le proporzioni della scultura. Io penso che ha sbagliato in quanto sulla porta in questione, mancano del tutto questi fondamentali e che non si può far trapelare nessun paragone con questi grandi artisti. In quanto allo scultore, mi chiedo: come si sente dopo tutte queste critiche, e a pensare che un giorno sia prossimo che futuro, con una stessa operazione con cui sono state sistemate, potranno essere rimosse? Questo succede a chi non prevede e/o sottovaluta le persone; nel nostro caso, i marcianisani.
Un cittadino marcianisano.